Jesi-Fabriano

Dalle ex carceri a Via Tessitori: l’Erap fa il punto a Jesi

Incontro fra il presidente Bianchini e il segretario Urbinati da una parte, il sindaco Bacci e l'assessore Renzi dall'altra. Lavori conclusi entro l'anno in centro, sul piatto anche via San Pietro Martire. E la torre a San Giuseppe «si poteva costruire solo lì»

JESI – Saranno terminati entro l’anno i lavori “senza fine” di recupero delle ex carceri nel cuore del centro storico di Jesi. Lo hanno assicurato i vertici dell’Erap Marche che sta eseguendo l’intervento, Massimiliano Bianchini e Maurizio Urbinati- presidente e segretario generale- incontrando il sindaco Massimo Bacci e l’assessore ai lavori pubblici Roberto Renzi, insieme al personale dell’Area Servizi Tecnici del Comune, per fare il punto sui lavori che l’Ente per l’abitazione pubblica sta portando avanti in città. Ma si è parlato anche della discussa nuova torre di alloggi in via Tessitori come pure di quanto è in programma in via San Pietro Martire.

il presidente dell’Erap Massimiliano Bianchini e il sindaco Massimo Bacci

In centro storico, riferiscono dal Comune, l’Erap è impegnata in interventi previsti dal Contratto di Quartiere e dal Piperru, progetti entrambi sviluppati dalle precedenti Amministrazioni con finalità volte al recupero di contenitori esistenti. «Intuizioni valide – commenta il sindaco Bacci – di cui non voglio prendermi né meriti né demeriti e rispetto ai quali abbiamo chiesto un timing adeguato». I vertici dell’Erap hanno assicurato che entro l’anno saranno terminati i lavori alle ex carcerette, pronte ad ospitare 13 alloggi di edilizia popolare agevolata.

É invece in fase di progettazione la riqualificazione dell’edificio di Via San Pietro Martire rientrante in un’altra operazione di recupero che consentirà di avere 8 alloggi di edilizia popolare sovvenzionata. «L’affidamento di questi lavori- spiega piazza Indipendenza- dovrebbe avvenire entro l’anno per essere completati in circa 15 mesi. Il Comune ha inoltre già venduto un altro edificio all’Erap con due alloggi in centro che, una volta ristrutturati, saranno anch’essi disposizione per l’assegnazione alle famiglie in graduatoria. Questo intervento si prevede possa essere completato entro il 2020». Seguiranno le cessioni all’Erap Marche di altri due edifici nel centro storico che consentiranno di recuperare ulteriori quattro alloggi. «Tutti questi interventi – hanno sottolineato dall’Erap – sommati al recupero di palazzo Santoni e di Largo Saponari, evidenziano la grande attenzione per la riqualificazione del centro città e per la sua rivitalizzazione anche sotto l’aspetto residenziale».

La protesta dei contrari alla realizzazione della Torre Erap di via Tessitori
La protesta dei contrari alla realizzazione della Torre Erap di via Tessitori

Vi è poi la spinosa questione della torre di via Tessitori. L’Erap ha confermato che i lavori procedono regolarmente secondo la tempistica concordata. «Anche questo intervento – dice Bacci- è stato deciso dalle precedenti Amministrazioni, rispetto allo stesso si erano già cristallizzati i rapporti contrattuali». Precisa poi il Comune: «Il segretario regionale dell’Erap Urbinati, da parte sua, ha tenuto a chiarire che non era affatto corretta la frase a lui attribuita da taluni circa la possibilità di costruire altrove l’edificio se solo l’Amministrazione comunale lo avesse voluto. In realtà, ha evidenziato il segretario, l’intervento residenziale era possibile solo ed esclusivamente in Via Tessitori, perché diversamente – ancorché il Comune avesse messo a disposizione un’altra area – sarebbe venuto a mancare il contributo regionale di 1,8 milioni indispensabile per finanziare l’opera, come gli uffici regionali in più occasioni hanno evidenziato. Dal presidente Bianchini e dal segretario regionale Urbinati la sottolineatura che quella in Via Tessitori è l’unica nuova costruzione che l’Erap sta portando avanti a Jesi dove l’Ente regionale per l’abitazione pubblica, come si è visto, è stato nel passato ed è tuttora impegnato nel recupero di edifici dismessi per riqualificare parti storiche della città senza consumare ulteriore suolo».

 

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