Jesi-Fabriano

Emergenza Coronavirus, lo Iom dona tablet al Carlo Urbani

Consentiranno ai pazienti dell'ospedale di Jesi di videochiamare i familiari e mantenere un contatto in questa fase di separazione

Anna Quaglieri, presidente Iom Jesi e Vallesina

JESI – Lo Iom dona all’ospedale Carlo Urbani di Jesi quattro tablet per consentire ai pazienti videochiamate ai parenti. In un momento di grande emergenza sanitaria, un gesto di solidarietà dall’associazione di volontariato che offre assistenza ai malati oncologici nel territorio di Jesi e della Vallesina. 

«Non potevamo restare indifferenti alla notizia di anziani che muoiono soli negli ospedali per il coronavirus, senza nemmeno poter vedere i loro cari almeno negli ultimi istanti – spiega Anna Quaglieri, presidente Iom Jesi e Vallesina -. Per questo, attenti come siamo ai bisogni psicologici e spirituali dei malati, c’è venuta spontaneamente l’idea di acquistare questi tablet per donarli».

Lo Iom, ha anche lanciato una campagna di raccolta fondi per l’acquisto di mascherine e presidi sanitari. «Cerchiamo di alleviare questo momento di difficoltà, la solitudine è l’aspetto più tragico di questa pandemia – continua la presidente Quaglieri -, è qualcosa che devasta anche le famiglie che vorrebbero essere al capezzale dei propri cari per stringere loro la mano ma che invece vengono tenute lontano per l’alta contagiosità del virus. Questi tablet, dotati anche di scheda telefonica, renderanno invece possibile almeno uno sguardo, un sorriso, una parola». 

Spiega il direttore responsabile dello Iom di Jesi e Vallesina Maria Luisa Quaglieri: «Credo che sia importante in questo momento per un’associazione che opera in ambito sanitario dare un supporto all’emergenza che stiamo vivendo, oltre a continuare a svolgere la propria attività sul territorio senza abbandonare i pazienti oncologici, ogni giorno bisognosi di assistenza. Per questo, abbiamo deciso di dare un contributo alle nostre strutture sanitarie e al territorio, cercando di offrire un aiuto in quanto atto umano per le persone che sono ricoverate a causa del virus e che sono drammaticamente sole».

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