Jesi-Fabriano

Jesi, l’architetto Morgante: «La pavimentazione scelta per il Corso è un grosso errore»

Il progettista di piazza Federico II, residente in Toscana, manifesta perplessità in merito alla pietra da utilizzare per riqualificare l'asse pedonale cittadino

Il cantiere su Corso Matteotti

JESI – «Pavimentare tutto il Corso con lastre di grandi dimensioni è un errore di lapalissiana evidenza». Non usa giri di parole l’architetto Sergio Morgante, progettista di piazza Federico II, residente a Firenze ma da sempre legato a Jesi. In una lettera inviata al sindaco Massimo Bacci, agli assessori e ai consiglieri comunali, dice la sua in merito al cantiere di Corso Matteotti.

«L’immagine e il carattere di una città – spiega l’architetto – dipendono in gran parte dalla ripetizione coerente delle soluzioni ed i materiali impiegati sono una parte essenziale di quell’immagine. E tutto, ma proprio tutto, il centro storico di Jesi, straordinariamente compatto e omogeneo, è pavimentato con pietra arenaria di piccola pezzatura, anche il Corso era pavimentato allo stesso modo (prima che venisse demolito in epoca fascista per essere rifatto con autarchiche betonelle) ed anche tutte le vie che si innestano su quest’ultimo sono in blocchetti di arenaria. Te lo immagini, sindaco, l’effetto che farà il Corso, così largo e diritto, pavimentato tutto con lastre lisce e perfette di quella dimensione? Immagini l’impatto visivo di quella superficie, la sua uniformità? E la sensazione che proverà l’uomo bipede quando varcherà la soglia di una delle quiete strade laterali uguale a tutte le altre e sentirà sotto i piedi quella superficie così nuova, moderna, astratta, liscia e dura? Sentirà un corpo completamente estraneo alla sua storia, a quel senso della misura che è nella modestia e nella pacatezza dei marchigiani. E che direbbe il nostro poeta che ha cantato la sua Recanati così simile a Jesi e agli altri paesi e borghi marchigiani?».

A detta di Morgante, il Corso andrebbe pavimentato «impiegando anche blocchetti in arenaria simili per dimensioni, forma e colore a quelli delle vie laterali». E passa alle prevedibili obiezioni che verranno fatte. «La prima – prova ad anticiparla – è che la pietra arenaria locale viene prodotta in piccole quantità insufficienti: è vero, ma essa è molto comune e se ne può trovare facilmente una molto simile. Forse può andare bene anche quella impiegata per piazza Pergolesi (mi sembra un po’ chiara, ma per esprimermi con maggiore sicurezza dovrei fare dei confronti in loco). Ma le vie del centro storico sono un po’ scomode, sarà la seconda obiezione, e non vanno d’accordo con i tacchi delle signore e con le carrozzine. È vero anche questo, ma il problema è facilmente risolvibile utilizzando, per produrre i blocchetti, lastre in arenaria con la superficie in vista segata, liscia quindi, ed eventualmente fiammata per avviare il naturale processo di invecchiamento. Il perimetro rettangolare dei blocchetti non dovrebbe essere segato ma splittato per ottenere un bordo leggermente irregolare come se fosse stato grossolanamente lavorato a mano».

L’architetto fiorentino evidenzia due ulteriori obiezioni. «Diranno che piazza Pergolesi è stata pavimentata con grandi lastre e non si può cambiare. Si può tuttavia pensare di pavimentare la carreggiata con blocchetti disposti a spina come nelle vie laterali e le banchine con lastre grandi. Questa soluzione esalterebbe la prospettiva e permetterebbe al contempo di raccordare bene il corpo stradale centrale con le vie laterali, senza alcun segno di divisione a terra, includendo e accogliendo, per così dire, la pavimentazione più moderna a lastre grandi in quella tipica del luogo. Infine, qualcuno puntualizzerà che il progetto è fatto e non si può cambiare. Un vecchio ed esperto architetto una volta mi disse: ricordati che le tutte le polemiche che accompagnano un progetto importante verranno dimenticate in breve tempo se l’opera verrà ben pensata e realizzata, ma che un’opera mal pensata resterà sempre lì con i suoi problemi e le relative critiche. Basti pensare al nuovo cimitero».

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