Jesi-Fabriano

Un archistar del Quattrocento per Palazzo della Signoria: Jesi nella rete delle Terre Martiniane

Approvato il protocollo di intesa col Comune di Mondolfo, ideatore e promotore del progetto: dopo quelle dedicate a Lotto e Federico II, adesione all'aggregazione incentrata su Francesco di Giorgio Martini

Palazzo della Signoria a Jesi, sede della Biblioteca Planettiana

JESI – Lorenzo Lotto, Federico II e ora Francesco di Giorgio Martini, “archistar” del Quattrocento che firmò, fra gli altri, anche il Palazzo della Signoria. Alle reti culturali e museali alle quali è andato aderendo in questi anni il Comune di Jesi, si aggiunge ora quella delle “Terre Martiniane” dedicata al noto architetto, teorico dell’architettura, pittore, ingegnere, scultore, medaglista senese, vissuto fra il 1439 e il 1501.

La giunta ha approvato il protocollo di intesa con il Comune di Mondolfo, ideatore e promotore del progetto, e con gli altri enti che vorranno farne parte. «Terre Martiniane – si legge – prevede iniziative, manifestazioni, ricerche e pubblicazioni con finalità culturali e turistiche volte alla valorizzazione della figura di Francesco di Giorgio Martini».

In particolare l’iniziativa si articolerà nella realizzazione di una carta storico-geografica con il censimento di tutti i centri in cui ebbe ad operare l’artista senese e di una guida per argomento adatta ad essere diffusa su tutti i mezzi di comunicazione e ad un potenziale utilizzo in sede didattica; la predisposizione di un logo e di una segnaletica Terre Martiniane; progetti di promozione e pubblicazione dell’iniziativa a livello nazionale e internazionale fra siti web, app, filmati e contenuti multimediali, un possibile tour virtuale di tutte le rocche “griffate” Francesco di Giorgi Martini, comprese le scomparse.
Un progetto ambizioso: «Consolidata l’esperienza di Terre Martiniane e aperto il Centro Studi Martiniani – spiegano i promotori del Comune di Mondolfo – potrà essere attentamente ponderata la candidatura, con Mondolfo capofila del progetto, affinché le fortificazioni martiniane e i luoghi possano essere ascritte nella lista Patrimonio dell’Umanità UNESCO».

Jesi è già comune capofila della Rete Museale Territoriale delle “Città Lottesche”, in collaborazione con Ancona, Cingoli, Loreto, Mogliano, Monte San Giusto, Recanati, Urbino, e parte del protocollo d’intesa con Acquaviva Picena, Ascoli Pieno, Camerino, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Comunanza, Fabriano, Loro Piceno, Macerata, Matelica, Mogliano, Montecassiano, Pieve Torina, San Ginesio, San Severino Marche, Sarnano, Sefro, Treia, Urbisaglia, Istituto Marchigiano di Enogastronomia per la realizzazione del progetto “Federico II e le Marche nel Medioevo, percorsi svevi tra i Comuni del sisma”.

La Salara al piano terra


Quanto a Francesco di Giorgio Martini, «la città di Jesi – spiega l’adesione al progetto – nell’area più elevata del centro storico ospita l’antico Palazzo del Comune, più noto come Palazzo della Signoria, edificio costruito sulle fondamenta dell’antico teatro romano tra il 1486 e il 1498 proprio su progetto dell’illustre architetto Francesco di Giorgio Martini, dopo l’abbattimento del medievale Palazzo dei Priori. Il monumento, attualmente sede della Biblioteca Planettiana, ospita al piano terra la “Salara”, spazio un tempo adibito al deposito del sale ed oggi settore della biblioteca dedicato alla cultura contemporanea. Nei piani superiori sono situati la Sala Maggiore con il soffitto ligneo a cassettoni del XVI secolo e la settecentesca scaffalatura dell’antica libreria Pianetti, oltre alla Sala Planettiana con la preziosa collezione libraria dell’omonima famiglia e due splendidi globi pergamenacei del celebre cartografo veneto Vincenzo Coronelli. Nel corso del 2019 sono stati registrati 90 mila accessi alla Biblioteca Planettiana e 1500 visitatori sia italiani che stranieri hanno preso parte ai tour guidati alla scoperta del monumento e dei suoi preziosi fondi antichi».

Quanto al raggio potenziale d’azione, gli ideatori della rete spiegano: «Se la Toscana è sua patria d’origine, le Marche sono senz’altro la sua terra d’adozione con i più di cento cantieri solo per Federico da Montefeltro, oltre gli innumerevoli interventi – fra i quali Mondolfo – per Giovanni Della Rovere. Ma l’opera di Francesco di Giorgio muove nell’Umbria, così come in Emilia Romagna, e ancora in Puglia e Campania, viene consultato per interventi al Duomo di Milano dove si incontra con Leonardo; lavora in Abruzzo solo per citare alcuni cantieri. Non possiamo poi tralasciare quanto la sua arte sia stata ispiratrice per interventi – specie fortificatori – anche al di fuori della Penisola caratterizzando tutta quella che viene pure appellata ‘architettura militare di transizione’. Ma Terre Martiniane significa anche richiamare e ricordare idealmente quei luoghi ove si crearono quelle tavole oggi conservate anche fuori d’Italia: New York, Washington, Cambridge, Boston, Avignone, Berlino, Barcellona sono solo alcune delle località che conservano capolavori di Francesco di Giorgio Martini».

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