Jesi-Fabriano

Sindacati: «Basta morti o feriti sul lavoro, servono azioni concrete»

Nella giornata di ieri due morti sul lavoro, un operaio e un fabbro. L'appello di Cgil, Cisl e Uil a Regione e imprese

ANCONA – «Vicini al dolore delle famiglie, basta morti o feriti sul lavoro, servono azioni concrete». A dirlo sono Cgil, Cisl e Uil Marche in un comunicato stampa, dopo gli «ultimi due tragici infortuni sul lavoro nelle Marche» avvenuti entrambi nella giornata di ieri – 19 gennaio: un operaio 55enne è deceduto dopo essere caduto dal tetto di un capannone di un’azienda a Jesi presso la quale stava eseguendo manutenzioni, e un fabbro morto in un laboratorio a Rapagnano dopo essere stato avvolto dalle fiamme.

I sindacati chiedono «che la prevenzione e la sicurezza sul lavoro» siano «priorità. Certamente il giorno dopo le ennesime tragedie sul lavoro serve soltanto unirsi al dolore di quanti hanno perso i propri cari. Poi, però ci deve essere il tempo della riflessione e della condivisione di principi e di regole. Il principio è che il lavoro è un diritto e uno strumento per realizzare i propri sogni e partecipare alla crescita di una intera società, la regola è che non si può morire per il lavoro, sicuramente quasi sempre basterebbe rispettare le norme esistenti».

Nella nota i sindacati sostengono «ci stiamo abituando a quello che è invece un bollettino di guerra, morti e feriti sul lavoro non possono essere considerati una normalità, non ci deve essere assuefazione. Nel 2023 ci sono stati nelle Marche 15.714  infortuni e 21 morti. I numeri servono per la statistica, ma dietro i numeri ci sono cittadini marchigiani che sono morti o hanno subito gravi infortuni».

Alla Regione Cgil, Cisl e Uil chiedono «di investire in prevenzione, di potenziare i controlli, di avviare una campagna di sensibilizzazione nelle scuole e di condizionare alla realizzazione di investimenti in sicurezza la con cessione di risorse alle imprese. Alle imprese chiediamo di fare piani reali, e non di facciata, sulla sicurezza veri, chiediamo loro di investire in formazione. Il silenzio per partecipare al dolore delle famiglie private dei loro affetti, poi l’azione e per questo chiediamo alla Regione di convocare urgentemente le parti sociali per decidere insieme azioni concrete. Azioni per mettere fine a un bollettino di guerra indegno del nostro Paese e del vivere civile».

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