Jesi-Fabriano

“Ancona provincia d’asilo”: il progetto d’accoglienza e integrazione dei migranti si allarga ancora

Ai 482 posti già gestiti, se ne aggiungeranno ulteriori 273 - la gran parte dei quali per le emergenze afgana e ucraina - arrivando a coinvolgere 29 Comuni e 4 Ambiti territoriali. Il punto fatto a Villa Borgognoni

Da sinistra Franco Pesaresi, Samuele Animali, Gianfranca Schiavoni, Barbara Paolinelli, Sascha Smerzini e Silvia Sorana

JESI – Era in Italia il terzo progetto per numero di migranti accolti e assistiti e il primo per numero di Comuni coinvolti: si appresta ad ampliarsi ancora, aggiungendo ulteriori 273 posti ai 482 già gestiti e arrivando a coinvolgere 29 Comuni e 4 Ambiti territoriali. Su “Ancona provincia d’asilo”, il progetto di accoglienza di cui il Comune di Jesi è titolare e capofila e l’Asp Ambito 9 è ente esecutore, hanno fatto il punto questa mattina 27 gennaio a Villa Borgognoni presidente e direttore dell’Asp, Gianfranca Schiavoni e Franco Pesaresi; la responsabile Asp del servizio immigrazione Barbara Paolinelli; l’assessore ai servizi sociali del Comune di Jesi, Samuele Animali; Sascha Smerzini di Cooss Marche (coop che vi partecipata in un pool con Vivere Verde, Polo 9 e Anolf Marche); Silvia Sorana che il progetto l’ha studiato traendone il report relativo alla attività 2020-21.

Due anni nel corso dei quali, sulla base della turnazione, dei 482 posti attuali d’accoglienza, gestiti fra 98 appartamenti in 22 Comuni degli Ambiti 9, 12 e 13, hanno fruito in totale 613 persone. «Per il 58,6% – spiega Paolinelli – provenienti dall’Africa, per il 40,9% dall’Asia. Cittadini del Pakistan i più numerosi, a seguire Somalia, Nigeria, Mali, Afghanistan. Quarantacinque i nuclei familiari, 19 quelli monoparentali, ovvero mamme sole con bambini. Per la gran parte, nigeriane in uscita dalla tratta e in fuga dagli sfruttatori». Persone indirizzate verso una possibile integrazione tramite corsi di formazione (159 quelli effettuati nel 2022, dopo i numeri al ribasso causa covid – 130 e 124 – fra 2020 e 2021) e avviamento al lavoro: 280 i contratti lo scorso anno. Nel 2020-21, dei 340 attivati in collaborazione con 129 aziende – c’è pure un marchio, “Asylum”, per i prodotti agricoli e agroalimentari che scaturiscono dal progetto – 245 sono stati inferiori ai 6 mesi e il resto superiori.

Asylum, i prodotti

Il progetto si avvia però a crescere ancora. «Altri Comuni dell’Ambito 10, Fabriano, Sassoferrato, Serra San Quirico e Cerreto d’Esi, si stanno aggiungendo per ulteriori 56 posti di accoglienza- dice Schiavoni – riceveremo inoltre finanziamenti ministeriali per la specifica emergenza afgana e ucraina, per altri 217 posti e la partecipazione di tre nuovi Comuni: Poggio San Marcello, Apiro, Staffolo». Aggiunge Schiavoni: «Lavoro capillare e progetti ritagliati sulla persona, quelli che vengono portati avanti. E che ci portano a cambiare la prospettiva da cui troppo spesso si percepiscono i migranti come un costo. Si innesca invece una microeconomia importantissima sul territorio. E l’emergenza demografica che viviamo ci dice che sempre più dovremo accogliere».

Dice Pesaresi: «Siamo al settimo anno di un progetto che ogni anno ha ricevuto e gestito fondi statali da 6 milioni di euro che per 2milioni e 280mila sono serviti alla spesa per il personale: 168 dipendenti diretti e altre 71 collaborazioni di vario genere».

Per Animali: «C’è l’orgoglio di ereditare un progetto frutto di scelte di chi ci ha preceduto, coi suoi profili umani e politici importantissimi. Questo progetto è un accogliere “a casa nostra” in maniera non improvvisata né lesiva della dignità delle persone, adeguata alle loro esigenze e aspettative».

Smerzini ricorda: «Un percorso che sperimenta cose nuove e ogni volta si adegua a un contesto che cambia». Per Sorana: «Controllo capillare dei dati e degli interventi anche dal punto di vista dell’impatto sulla comunità».

Ti potrebbero interessare