FABRIANO – Nuovo duro botta e risposta tra sindacati e gruppo Fedrigoni a seguito dell’accordo di licenza con un distributore internazionale, Jacob Jürgensen, che consente l’utilizzo del marchio Fabriano per distribuire in Europa circa 30.000 tonnellate di carta per fotocopie Copy1 e Copy2, un quinto rispetto alle 140.000 tonnellate che venivano prodotte nello stabilimento di Fabriano fino allo scorso dicembre.
«Non abbiamo in alcun modo delocalizzato la produzione né venduto il marchio Fabriano a un’azienda tedesca, e la carta per ufficio non verrà prodotta da Fedrigoni in Germania». Le parti sociali chiedono interventi delle Istituzioni e sono pronte alla mobilitazione. «Sollecitiamo il ministero delle Imprese e del made in Italy a intervenire tempestivamente per bloccare questa operazione, che distorce i parametri concordati nei precedenti incontri, inclusa la gestione della vertenza Giano», questa una delle richieste avanzate, in modo unitario, dai sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Ugl-Chimici, rappresentati dai segretari territoriali Carlo Cimmino, Alessandro Gay, Valerio Monti e Paolo Pierantoni.

L’azienda
«A inizio febbraio abbiamo sottoscritto un accordo quinquennale con il gruppo tedesco per la commercializzazione delle carte per fotocopie dello storico marchio Fabriano» che fino a fine 2024 venivano prodotte in città attraverso la Giano srl, si ricorda da Fedrigoni, ribadendo che l’operazione è nata con la «finalità di garantire continuità di fornitura, seppure in volumi estremamente limitati, ai clienti Fedrigoni che acquistano da noi i diversi range di carte per il disegno artistico e carte di sicurezza e che stanno assistendo con preoccupazione al forte calo di produzione di carta per fotocopie in tutto il mondo». E che per evitare fraintendimenti «sulla confezione delle risme di carta sarà chiaramente specificato che il prodotto è distribuito da Jacob Jürgensen attraverso la controllata Paperfast».
Quindi, non un’operazione «finanziaria o speculativa, né tanto meno una delocalizzazione della produzione, bensì la volontà di supportare i clienti». Da Fedrigoni si specifica come si stia tenendo fede a tutti gli impegni presi con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Regione Marche e le organizzazioni sindacali.
«A metà marzo, delle 173 persone inizialmente coinvolte nella chiusura della società Giano (carta da ufficio) ne sono rimaste in cassa integrazione straordinaria una trentina e si sta lavorando per ridurle ulteriormente». Inoltre, il Gruppo ha un piano di investimenti per sostenere la crescita nel quadriennio 2025-2028 di oltre 300 milioni di euro a livello globale, di cui circa 100 milioni in Italia. «Una grossa quota sarà destinata agli stabilimenti marchigiani, che vogliamo rendere sempre più competitivi, sviluppare il portafoglio di prodotti (inclusi quelli più iconici a marchio Fabriano) e accelerare il percorso di transizione energetica e decarbonizzazione degli impianti».
I sindacati
Di parere opposto i sindacati. «Un’operazione che costituisce un vero e proprio inganno contro la città, la sua tradizione industriale e i lavoratori che da secoli hanno reso celebre questo nome». Per questo le parti sociali richiedono «che tutti i soggetti coinvolti, dalla proprietà e dal management di Fedrigoni fino agli interlocutori istituzionali, si assumano le proprie responsabilità per un’operazione che mette a repentaglio l’identità e la dignità dei lavoratori fabrianesi», invitando la Regione Marche e gli altri enti locali «a collaborare attivamente per proteggere il patrimonio produttivo e culturale della città, garantendo il rispetto della memoria storica e dei diritti dei lavoratori», proseguono i sindacati di categoria, paventando la possibilità che questa operazione rappresenti «un ulteriore passo verso lo smantellamento di un marchio storico e di competenze maturate negli anni nei siti produttivi delle cartiere di Fabriano».
Le parti sociali sono preoccupate «per le ricadute che questa scelta avrà sul futuro industriale delle cartiere di Fabriano e sui siti di tutta l’area Marche. I lavoratori hanno già pagato un prezzo altissimo con la chiusura dello stabilimento Giano». Per difendere la «storia da logiche di pura convenienza commerciale», le parti sociali, in tempi brevi, «decideranno quali azioni intraprendere per tutelare il futuro del marchio Fabriano e dei siti dell’area Marche», si conclude la nota unitaria.
La voce del sindaco di Fabriano
Nel botta e risposta azienda e sindacati di categoria si inserisce il sindaco di Fabriano Daniela Ghergo. E l’accordo di licenza del gruppo Fedrigoni con il distributore internazionale, Jacob Jürgensen rischia addirittura di finire in tribunale.
Ghergo, infatti, ha conferito mandato legale «al fine di valutare ogni azione esperibile per tutelare e difendere il nome di Fabriano». Non solo, ha anche scritto al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, chiedendo «che questa operazione meramente commerciale, che avviene a seguito della chiusura della società del gruppo Giano che a Fabriano produceva fino a tre mesi fa lo stesso prodotto con lo storico marchio Fabriano, venga impedita e che il tavolo ministeriale che ha condotto le trattative fino all’accordo firmato in sede regionale, venga riconvocato».
Per il primo cittadino «siamo al di fuori di ogni accordo preso in sede di confronto ministeriale e non possiamo consentire che la carta che fino a ieri si produceva a Fabriano, e che Fedrigoni ha cessato di produrre dichiarandola priva di margini di profitto e quindi antieconomica, venga ora prodotta, su richiesta della stessa Fedrigoni, da altre società straniere con lo stesso nome e lo stesso marchio».
La richiesta finale è che si tuteli il Made in Italy «e si impedisca un uso speculativo del marchio Fabriano che non può essere scisso dalla produzione nella città di cui si fregia di portare il nome, ricercando tutte le possibili soluzioni affinché la produzione torni a Fabriano riavviando la storica macchina industriale F3», conclude Ghergo, assicurando «che difenderemo il nome della nostra città e impediremo il suo sfruttamento per produzioni che utilizzino la denominazione Fabriano a fini commerciali come marchio di carte prodotte in altri territori, addirittura all’estero. La carta e Fabriano sono un’unica identità».