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Marco Santini, il violinista osimano che ha conquistato Papa Francesco

Le note del suo violino hanno fatto il giro del mondo, dal primo concerto al Campana di Osimo fino alla tournèe in Giappone e Argentina. Dopo i complimenti di Papa Francesco, il suo ultimo brano è diventato l'inno delle scuole marchigiane

Il maestro Marco Santini, compositore dell'inno
Il maestro Marco Santini, compositore dell'inno

OSIMO – Le note del suo violino hanno fatto il giro del mondo, arrivando fino in Giappone, Stati Uniti e Argentina. Ha suonato nei migliori teatri e nelle piazze, alle prime luci dell’alba come sotto le stelle della notte di Ferragosto. Ha mosso i primi passi – ancora ragazzino – suonando alla messa di Natale nella sua Parrocchia del San Carlo, per poi arrivare ad esibirsi al Pantheon di Roma davanti alle più alte cariche dello Stato.
Ne ha fatta di strada Marco Santini in poco più di 30 anni, sempre in compagnia del suo inseparabile violino, anche quando alla fine di un concerto con 1.200 persone è sceso in mezzo al pubblico per chiedere la mano della sua futura moglie Nicoletta.

Marco Santini insieme al suo inseparabile violino

Pochi giorni fa è arrivata l’ennesima soddisfazione per il violinista osimano: il suo brano “1000 visi 1000 voci”, scritto a quattro mani con il giornalista e scrittore Maurizio Socci e dedicato all’ I.C. Federico II di Jesi, è stato scelto dal Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mastrovincenzo come inno di tutte le scuole delle Marche e verrà presentato ufficialmente alla Giornata della Pace 2018.
«Ringrazio di cuore il Presidente del Consiglio Regionale sempre vicino ai cuori della gente – commenta Marco Santini –. La musica aiuta a socializzare, insegna la lingua italiana, fa sorridere, guida in un cammino di crescita e integrazione e insegna il rispetto per gli altri. Questi sono i valori che noi genitori e insegnanti cerchiamo di seminare nei nostri ragazzi».

Prima un altro tuo brano – “Il Cristo delle Marche” – ha ricevuto i complimenti addirittura di Papa Francesco…
«Non potevo immaginare nemmeno lontanamente che il Santo Padre potesse scrivermi una mail con l’Ipad. E invece Papa Francesco è cosi, sa regalare piccoli miracoli del tutto inaspettati. Credo sia questa la sua grandezza. Inutile dirlo, ma porterò quell’emozione dentro di me per tutta la vita; è come se mi avesse dato una “missione”: portare Il Cristo delle Marche in giro per il mondo, ovunque ci sia il bisogno di ascoltare della musica».

A proposito di girare il mondo, sei partito giovanissimo da Osimo per proseguire gli studi in Germania. Com’è stata quell’esperienza e che differenza hai trovato con le scuole di musica in Italia?
«La Germania è un Paese che offre tantissime possibilità in tanti settori. Consiglio a tutti i ragazzi che incontro a scuola di affacciarsi al mondo per arricchirsi interiormente, fare esperienze e poi decidere se tornare o meno. Io dopo quasi 10 anni in Germania, sono tornato a Osimo, felice delle mie scelte. Nel Nord Europa è normale che in una normalissima famiglia tutti abbiano studiato uno o più strumenti ed è normale ritrovarsi durante un compleanno per suonare insieme. La musica e l’arte fanno parte della vita. Nella scuola pubblica italiana si stanno facendo piccoli passi molto importanti. Ma si può e si dovrebbe fare molto di più».

Quando hai capito di voler fare della musica la tua professione?
«Ho amato la musica sin dal primo momento, ma non ho mai pensato di diventare un giorno un musicista professionista. Da piccolo mi dicevano: “se da grande farai il musicista, sicuramente farai la fame”. Oggi potrei rispondere che è vero, ma in fondo sono in ottima compagnia! Scherzi a parte, amo la musica, amo il mio lavoro di musicista e insegnante. Non credo ci sia un lavoro più bello del mio. E quando durante la giornata ho 5 minuti liberi mi siedo al pianoforte e mi godo la vita».

Dopo tanti concerti ti emoziona ancora salire su un palcoscenico?
«L’emozione c’è ancora, ma ovviamente non è la stessa delle prime volte. Ora c’è più consapevolezza e meno emotività. Ricordo che il mio primo concerto è stato al chiostro del Palazzo Campana, dove oggi siedo come membro del cda. Forse era destino che sarei tornato dove tutto è iniziato».

A proposito del Campana, come sta andando questa nuova esperienza?
«Sono arrivato da poco nel consiglio di amministrazione. È un ambiente molto stimolante dove ognuno porta le sue idee e insieme ne discutiamo e valutiamo. Io credo che dobbiamo far rete con altre importanti realtà culturali del nostro territorio. È per questo che stiamo allacciando collaborazioni con tre concorsi musicali: la Coppa Pianisti di Osimo, con cui abbiamo già una collaborazione, il P.I.F. di Castelfidardo e il Concorso Internazionale di violino Postacchini città di Fermo».

Nell’era di internet, in base alla tua esperienza di insegnante, come sta cambiando il rapporto dei giovani con la musica?
«Oggi suonare è un verbo che assume molti significati. Se stimolati, i ragazzi hanno ancora tanto interesse per gli strumenti musicali, anche se lo studio classico vero e proprio sta quasi scomparendo. Tanto per capirci, oggi nella tastiera di un pianoforte si “clicca” un Do. Però credo che la tecnologia stia aprendo un mondo nuovo per noi musicisti e può anche essere un grande stimolo per la nostra fantasia. Credo che se Mozart fosse vissuto oggi, saprebbe sicuramente utilizzare uno strumento Midi, una loop machine o una pedaliera con effetti».

Qual è il tuo prossimo progetto?
«Sto lavorando al mio nuovo disco che conterrà tutti brani inediti. È un lavoro lungo che spero di terminare entro quest’anno».

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