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Tonnellate di droga dall’Albania, 55 arresti in tutta Italia. Un 26enne in manette a Macerata

La marijuana arrivava dall'Albania sulle coste pugliesi per poi essere convogliata verso Roma. Da lì la droga veniva smistata in tutta Italia ma anche in Germania e Austria

La droga e i soldi sequestrati

MACERATA – Tonnellate di droga dall’Albania, tre associazioni coinvolte, 55 persone in manette. Uno di questi, un albanese di 26 anni, è stato raggiunto questa mattina – 9 marzo – all’alba dai carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Macerata nel capoluogo. Ora è nel carcere di Montacuto ad Ancona.

La maxi operazione antidroga coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma è stata denominata “Tibus” dal nome dell’autostazione della capitale da cui partono o transitano autolinee nazionali e internazionali e, da quanto emerso, i chili di droga viaggiavano in tutta Europa proprio attraverso autobus e treni.

Operazione Tibus

Oggi, dalle prime luci dell’alba, i carabinieri della Compagnia Roma Parioli, coadiuvati dai colleghi dell’Arma competenti per territorio, nelle province di Roma, Brescia, Modena, Macerata, Genova (Rapallo), Parma, Reggio Calabria (Cittanova) nonché all’estero in Germania (città di Kothen) ed in Albania (Valona), in collaborazione con lo Scip, la Polizia albanese e quella tedesca, stanno dando esecuzione a un’ordinanza emessa dal gip Nicolò Marino del Tribunale di Roma su richiesta della competente Dda che dispone il carcere per 55 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di appartenere a tre distinte associazioni, finalizzate al traffico illecito di sostanza stupefacente o psicotrope, di produzione traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, di falsità per induzione in errore del pubblico ufficiale. Si tratta di 52 uomini e 3 donne, 27 albanesi, 23 nigeriani, 4 italiani e 1 gambiano.

Alla prima associazione di estrazione albanese, che importava ingenti quantitativi di marijuana direttamente da Valona (Albania), poi smistata, grazie all’alleanza con i criminali di matrice nigeriana, in ambito nazionale ed europeo, fanno parte, nel complesso, 27 indagati; altri 3 fanno parte di un’associazione di estrazione nigeriana e altri 8 di una terza organizzazione, anch’essa nigeriana, che reperivano ed acquistavano quantitativi di marijuana proveniente dall’Albania che poi trasportavano e commercializzavano in tutto il territorio nazionale ed europeo, disponendo di due basi logistiche a Roma; gli altri 17 indagati rispondono di singole o plurime cessioni di stupefacente. In alcuni casi, ad alcuni indagati viene contestata l’appartenenza contemporaneamente a due delle tre associazioni oggetto dell’indagine.

Il provvedimento cautelare trae origine da un’indagine, condotta da aprile 2018 ad aprile 2019, da parte dei carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Parioli, scaturita durante il costante monitoraggio delle piazze di spaccio della Capitale e dopo aver verificato che diversi soggetti fermati e controllati in prossimità degli stalli di partenza dell’autostazione “Tibus”, occultavano importanti quantitativi di marijuana tra i propri effetti personali e i capi di vestiario, all’interno di zaini, borsoni o trolley.

I pacchi di droga individuati e sequestrati dai carabinieri

Tutte le persone fermate erano in procinto di partire verso diverse mete, la sostanza stupefacente che avevano con loro presentava sempre la stessa modalità di confezionamento e quasi tutte le persone arrestate risultavano prive di precedenti penali ed erano state foto-segnalate per “richiesta protezione internazionale”. Nelle fasi delle indagini, tra i corrieri fermati dai carabinieri della Compagnia Roma Parioli, c’è stata anche la detenuta tedesca che a settembre 2018 uccise i due figli (di un anno e 18 mesi) a Rebibbia scaraventandoli giù dalla tromba delle scale. La donna era stata sorpresa dai militari in macchina mentre trasportava 11 chili di marijuana nascosta tra i pannolini dei bambini e con lei c’erano anche due nigeriani destinatari dell’odierna ordinanza. La donna, che all’epoca aveva 33 anni, finì in carcere per traffico di stupefacenti proprio in seguito a quell’episodio.

Carabinieri in azione a Roma

I carabinieri nel corso dell’attività investigativa hanno avuto modo di documentare la presenza di soggetti di riferimento di nazionalità nigeriana presenti a Roma che, avvalendosi di intermediari, avevano contatti con i loro paritetici presenti nelle altre città d’Italia e non solo, con i quali concordavano lo stupefacente da far partire dalla capitale, quantitativo e prezzo. Il sistema era collaudato, il referente nigeriano nelle altre città sparse in tutta Italia, inviava al paritetico presente nella capitale un “corriere”, quasi sempre molto giovani, incensurati e reclutati direttamente nei Centri di Prima Accoglienza dal momento che quasi tutti risultavano da lì in transito e con lo status di “rifugiato politico”, contestualmente, il referente nella capitale si occupava dell’approvvigionamento dello stupefacente sempre e soltanto dall’associazione criminale di matrice albanese, occupandosi, spesso, di organizzare il viaggio di ritorno del corriere, alcune volte fornendo anche un autista, soprattutto nei casi di ingenti quantitativi, che si occupava di accompagnare il “corriere”, per lo più proprio presso l’autostazione “Tibus”. Nello Sprar di via della Riserva Nuova, 219 abitava uno dei maggiori acquirenti emersi nell’ambito dell’indagine, nonché è risultata essere piazza di spaccio di droga anche al dettaglio.

Tutti gli indagati dell’associazione albanese provenivano dalla città di Valona. La marijuana sbarcava sulle coste pugliesi, e, con la tecnica cosiddetta “a staffetta”, veniva trasportata nella capitale imballata, confezionata “sottovuoto”, avviluppata in numerosi strati di cellophane a loro volta avvolti con nastro adesivo colorato, molto spesso di colore diverso per distinguere i pacchi in base al quantitativo, solitamente mai inferiore ad un chilo. Utilizzavano telefoni cellulari di vecchia generazione, verosimilmente per poi potersene disfare con facilità senza eccessivi investimenti. Le comunicazioni con gli acquirenti intercorrevano quasi esclusivamente mediante Sms con l’utilizzo degli stessi identici termini in codice. Il prezzo era assestato sulla stessa fascia, con piccole oscillazioni legate soprattutto al quantitativo richiesto (in caso di ingenti quantitativi veniva applicato ovviamente un maggiore sconto) e alla qualità dello stupefacente. Venivano utilizzate persone per lo più molto giovani e incensurate quali materiali fornitori della sostanza a cui, è emerso, veniva riconosciuta una percentuale solitamente pari a 50 euro per ogni chilo venduto.

Come scrive il gip nell’ordinanza, la capitale, all’esito di un anno di indagini, è risultata essere divenuta il centro di smistamento di tonnellate di marijuana che vengono convogliate nel territorio romano per essere poi dirottate in tutta Italia e finanche all’estero, in Germania e Austria. L’indagine ha inoltre delineato l’esistenza di un sistema collaudato ed efficiente che si avvaleva di mezzi di trasporto quali treni e autobus, di facile fruizione.

Complessivamente, l’attività investigativa ha permesso, dall’aprile del 2018 al mese di aprile 2019, di arrestare 83 persone, di sequestrare complessivamente 481,582 kg di marjuana e 10 kg di hashish e di sottoporre a sequestro preventivo la somma di poco meno di 70.000 euro. La sostanza sequestrata al dettaglio avrebbe fruttato circa 2,5 milioni di euro.

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