Macerata

Il procuratore Giorgio: «Massima comprensione, ma l’Ufficio non può chiudere»

In una lettera al Consiglio di istituto del Convitto "G. Leopardi" di Macerata, il capo dell'Ufficio della Procura risponde alla richiesta di riflessione sull'organizzazione degli spazi dell'ex scuola Pannaggi

MACERATA – Per la Procura non ci sono spazi di manovra. Le quattro aule dell’ex scuola Pannaggi, alle spalle del palazzo di giustizia, e già assegnate al Tribunale non possono essere utilizzate dagli studenti del Convitto Nazionale “G. Leopardi”. Il rischio è la chiusura dell’Ufficio.

La questione, già da tempo dibattuta a Macerata, riguarda l’uso degli spazi dell’edificio Pannaggi che ospita in parte gli studenti del Convitto, la cui sede di piazzale Marconi è inagibile, e in parte l’Ufficio Unep, Ufficio notificazioni esecuzioni e protesti. Non solo. Quattro aule dell’edificio sono state assegnate al Tribunale e sono proprio quelle le aule a cui aspirano i genitori degli studenti del Convitto, preoccupati per il fatto che alcuni studenti potrebbero non tornare in aula a settembre, dal momento che gli alunni sono numerosi, troppo rispetto agli spazi disponibili.

Ieri (3 luglio) alle 18.30, il Comitato cittadini Convitto a sostegno del Convitto Nazionale “G. Leopardi” di Macerata ha organizzato un flash mob davanti al Pannaggi proprio per sensibilizzare sulla questione dopo che, una decina di giorni fa, i rappresentanti del Consiglio di istituto e del consiglio di amministrazione del Convitto avevano inviato una lettera all’Ufficio della procura, alla Provincia e al Comune per chiedere una riflessione sull’organizzazione degli spazi scolastici in emergenza Covid.

A quella lettera ha risposto il capo dell’Ufficio della procura, il procuratore Giovanni Giorgio. «Esprimo la mia massima comprensione per le pressanti esigenze didattiche prospettate anche a seguito dell’emergenza causata dalla pandemia da covid-19. Mi rincresce, però, dover evidenziare che l’utilizzazione di parte del piano terra dell’Istituto “Pannaggi” è improcrastinabile, dovendosi eseguire lavori di straordinaria manutenzione, finalizzati alla neutralizzazione dei pericoli connessi all’accertata presenza di fibre di amianto nella pavimentazione dei locali del Tribunale, a tutela della salute di quanti lo frequentano e come rilevato espressamente dalle competenti Autorità sanitarie. In assenza di tali lavori (per cui non a caso è stato deliberato un significativo finanziamento ministeriale) si potrebbe – prosegue il procuratore – prospettare la chiusura dell’Ufficio e, peraltro, in caso di inerzia, mie possibili responsabilità personali quale Autorità giudiziaria locale responsabile della sicurezza dello stabile, utilizzato come Tribunale, a tutela di quanti vi lavorano e lo frequentano quotidianamente».

«In ultimo – conclude il magistrato –, mi permetto di evidenziare che ex lege la sede dell’Istituto Pannaggi ha già ora una destinazione non solo scolastica, ma anche giudiziaria, laddove sono stati installati gli uffici in cui lavora il personale degli addetti all’Ufficio Unep. È ovvio che si chiede l’utilizzazione degli spazi, ritenuti assolutamente necessari ai fini dello svolgimento dei programmati lavori di risanamento, che avranno una durata non inferiore ad un anno e mezzo dal momento del loro effettivo inizio».

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