Cronaca

Tragedia di Servigliano, incontro in carcere tra la Mitkova e la Bruzzone: «Non l’ho uccisa»

La donna, accusata di omicidio volontario, dopo tre lunghe ore non ha cambiato la sua versione su quanto accaduto. Attesa anche per gli esiti delle analisi dei Ris di Roma sui campioni prelevati nell'appartamento

In foto Pavlina Mitkova e il luogo della tragedia a Servigliano

SERVIGLIANO – La svolta nelle indagini sul caso della tragedia di Servigliano era arrivata lo scorso 17 luglio quando, dopo un’attesa di sei mesi – legata anche all’emergenza sanitaria in corso – erano arrivati gli esiti dell’autopsia effettuata sul corpo della piccola Jennifer, morta la notte tra il 7 e l’8 gennaio nell’appartamento di via Cluentina a Servigliano.

La minore infatti, secondo gli esami effettuati sul corpo, «è morta tre ore prima dell’incendio» e dunque la madre, la 38enne bulgara Pavlina Mitkova, è ora accusata di omicidio volontario.

Era la notte tra il 7 e l’8 gennaio quando nell’appartamento di via Circonvallazione Cluentina venne rinvenuto il corpo senza vita di Jennifer, una bambina di sei anni che quella sera si trovava in casa con la mamma Pavlina Mitkova e la sorellina minore di quattro anni. In carcere, accusata di incendio doloso e di morte o lesione come conseguenza di altro delitto, era finita la mamma della minore, Pavlina Mitkova.

L’autopsia, depositata il 17 luglio, aveva cambiato il capo di imputazione per la donna che è ora accusata di omicidio volontario con l’aggravante del rapporto di parentela. Secondo gli esami depositati nella perizia dal medico legale Alessia Romanelli, dal tossicologo Rino Froldi e dall’anatomopatologo Marco Valsecchila bambina sarebbe morta tra le 21 e la mezzanotte del 7 gennaio dunque tre ore prima dell’incendio che si è poi originato nell’appartamento di Servigliano.

Secondo il referto medico depositato un mese fa dai consulenti della Procura di Fermo – a coordinare le indagini il sostituto Francesca Perlini – sul corpo della minore, che sarebbe morta per asfissia, non ci sono segni evidenti di violenza e sarebbero da escludere cause riconducibili a una morte naturale.

Da sinistra Senesi e Sabbioni

La Mitkova, lunedì mattina – 1 settembre -, insieme ai suoi legali Emanuele Senesi e Gianmarco Sabbioni, ha incontrato in carcere il consulente di parte nominato dalla difesa, la dottoressa Roberta Bruzzone. Un colloquio lungo, di circa tre ore, durante il quale la donna – che rischia l’ergastolo – ha confermato la stessa versione sostenuta fino a ora.

Si attendono ora anche gli esiti delle analisi dei Ris di Roma, iniziate oggi nella Capitale, sui campioni prelevati nell’appartamento di Servigliano. I legali effettueranno anche una contro perizia riguardo all’autopsia sul corpo di Jennifer che è ancora a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

La sera dell’8 gennaio, alle 3 di notte, era stato lanciato l’allarme per un appartamento in fiamme nella centralissima via di Servigliano. Quella sera la donna, che si trovava da sola in casa con le due bambine, aveva riferito di essere stata svegliata da un forte odore di fumo e, non appena si era accorta dell’incendio, di aver cercato di portare in salvo le due figlie. Dopo essere riuscita a far uscire la figlia minore, la Mitkova aveva riferito di aver provato a entrare nuovamente per salvare anche Jennifer ma di non esserci riuscita a causa di un muro di fiamme che le avrebbe sbarrato la strada.

Due settimane dopo, il 21 gennaio, la donna è stata arrestata con le accuse di incendio doloso e di morte o lesione come conseguenza di altro delitto. Il giorno successivo alla 37enne, comparsa davanti al gip Cesare Marziali , era stato convalidato l’arresto. In quell’occasione la Mitkova si era avvalsa della facoltà di non rispondere ma si era comunque dichiarata innocente.

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