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Neri Marcorè a Bruxelles in concerto con “Di mare e di vento”: «Le mie radici nelle Marche»

Marcorè all'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles. «Canto il mare, il vento e i migranti con le Marche nel cuore». Il 28 dicembr, l'artista sarà invece a Cagli con "Le mie canzoni altrui". E dice: «Con la mia regione? Un legame fortissimo»

Neri Marcorè (foto di Tamara Casula)

ANCONA – Valorizzare le regioni italiane all’estero? Per le Marche, c’è Neri Marcorè. L’attore, doppiatore e imitatore marchigiano è ospite dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, sabato 18 dicembre. L’Istituto – tra l’altro – è diretto dal marchigiano Paolo Sabbatini, insignito del titolo di “Marchigiano nel mondo”.

«Nelle Marche ci sono le mie radici» – evidenzia Marcorè, che abita da tempo a Roma, ma che nella sua città, Porto Sant’Elpidio, torna spesso. «Sono nato e cresciuto lì. Poi, negli anni, mi sono spostato. Già dai tempi dell’università non abitavo più nelle Marche. In ogni caso, ho sempre avuto un rapporto forte con la mia terra, in cui ho vissuto fino a 18 anni. E ora, lì, continua a viverci mia mamma».

La locandina dell’evento

Marcorè, che abbiamo visto recentemente in tv con Claudio Baglioni in “Uà”, è impegnato su diversi fronti: «Le mie canzoni altrui è un concerto che faccio da almeno 10 anni. Durante l’anno, ho vari appuntamenti con questa scaletta e il 28 dicembre sarò a Cagli. Poi, ho da poco concluso una partecipazione in un film, girato a Treviso».

Intanto, il 18 dicembre, a Bruxelles, lo ascolteremo con Di mare e di vento: «Ho scelto questo titolo perché nel concerto parlo di mare, ma anche di migrazione. E i flussi migratori, generalmente, passano attraverso le vie del mare. E poi – prosegue Marcorè – c’è il vento del cambiamento, delle novità, delle passioni. La parola vento, metaforicamente, ha tanti significati».

«Ad ogni modo – precisa lo showman – il mio non sarà un intero spettacolo sull’immigrazione. Cosa penso di questo tema? Beh, il buon senso insegna che l’uomo si è sempre spostato, da qualsiasi latitudine verso qualsiasi destinazione in cui pensasse di star meglio, di lasciarsi alle spalle guerre, carestie o qualsiasi altro disagio. Chi non capisce questo, magari, tende a voler preservare il proprio privilegio. E da una parte non capisce un fenomeno – quello migratorio – che è sempre stato così e sempre sarà così e dall’altra, laddove lo capisse, ragiona in modo egoista».

Neri Marcorè (foto di Tamara Casula)

«Comunque – riprende Marcorè – ovvio è che la fame e il bisogno di migliorare la propria vita saranno sempre più forti di qualsiasi posizione su questo tema».

Un weekend all’insegna della marchigianità, ma «non faccio figli e figliastri – spiega Sabbatini -. Il nostro istituto valorizza tutte le regioni italiane a 360 gradi, ma vista l’emergenza sanitaria e gli spostamenti limitati, preferisco chiamare amici e persone che conosco, che malgrado le difficoltà dicono di sì». A dire sì a questa iniziativa, lo scorso 5 maggio, è stato proprio Marcorè.

«L’avevamo stabilito in estate: gli ho detto di presentarsi al pubblico belga. E Neri mi aveva promesso che sarebbe venuto a metà dicembre. Così ha fatto. Lui è di Porto Sant’Elpidio, come me: entrambi semo de lu Portu» scherza Sabbatini. «Ci unisce una stima profonda e un forte affetto. Nelle Marche, poi, abitiamo vicini, a pochi metri di distanza».

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