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A Monte Urano c’è Casa Sandra, la struttura di pronta accoglienza per aiutare le donne in difficoltà

Suor Rita Pimpinicchi, presidente Bet Onlus: «Sono persone in situazioni di difficoltà perché sono state sfrattate, hanno subito violenze all’interno delle mura domestiche o sono senza fissa dimora»

L'inaugurazione di Casa Sandra

MONTE URANO – Si chiama Casa Sandra ed è un centro di pronta accoglienza per donne, sole o con bambini, in situazioni di difficoltà. Situata a Monte Urano, in via Monte Grappa 47/A, è stata inaugurata lo scorso sabato 28 gennaio ed è già operativa. A voler fortemente la sua apertura è stata la BET Onlus che è riuscita a creare una struttura dall’atmosfera familiare in grado di accogliere fino a 14 ospiti e con un centro di ascolto disponibile 24 ore su 24. A coordinare il progetto la presidente della BET Onlus Suor Rita Pimpinicchi e Suor Paola Di Fazio che hanno voluto dedicare Casa Sandra ad una volontaria della Onlus, Sandra, prematuramente scomparsa a causa di una malattia. Importante per la realizzazione della struttura è stato anche il supporto del Comune di Monte Urano e dell’Ambito Sociale Territoriale XX.

Suor Rita Pimpinicchi ci ha raccontato perché è nata e come funziona questa nuova ed importante realtà. «Casa Sandra è una comunità di pronta accoglienza per adulti dedicata alle donne sole o con figli che sono in carico ai Servizi Sociali dei comuni del territorio. Sono persone in situazioni di difficoltà perché sono state sfrattate, perché hanno subito violenze all’interno delle mura domestiche o perché sono senza fissa dimora. Possono permanere nella struttura per massimo quattro mesi. Con Casa Sandra abbiamo voluto rispondere all’emergenza, a quella chiamata del venerdì sera, spesso da parte delle Forze dell’Ordine, che ha bisogno di una soluzione immediata».

Disegni sul muro a Casa Sandra

Che cosa prevede l’accoglienza a Casa Sandra?
«Rispondiamo all’emergenza facendo una prima accoglienza, successivamente cerchiamo di costruire una progettualità per le nostre ospiti in collaborazione con i servizi sociali del territorio. Abbiamo cinque educatori, due OSS e una psicologa e un centro di ascolto disponibile 24 ore su 24. La struttura è aperta h24, 7 giorni su 7. Non distribuiamo viveri o vestiario, ma abbiamo figure che si mettono a servizio delle nostre ospiti, come ad esempio avvocato, mediatore culturale ed educatori. Casa Sandra è una struttura residenziale con sette stanze per 14 posti letto, c’è una cucina e anche una cuoca perché vogliamo abituare le nostre ospiti ad una alimentazione corretta. C’è poi un salone polifunzionale dove si possono fare attività ludiche e dove svolgiamo attività incentrate sulla cura del sé, ad esempio pulire la casa o prendersi cura degli spazi. Cerchiamo di rendere queste donne attive durante la giornata, di trasmettere loro i valori della quotidianità e di far riscoprire il lato femminile che magari hanno dovuto accantonare».

L’ingresso nella struttura avviene su segnalazione della Questura o dei Servizi Sociali comunali. Le donne in difficoltà possono rivolgersi al centro di ascolto o chiamare il numero sempre attivo 3282798707. A distanza di una settimana dall’apertura, a Casa Sandra ci sono già quattro ospiti. «Ci sono quattro donne, tra queste una mamma con un neonato e una giovane senza fissa dimora che aspetta un bambino. Quasi tutte hanno subito maltrattamenti all’interno del nucleo familiare. Principalmente ci rivolgiamo al territorio di Monte Urano, di Porto Sant’Elpidio e di Sant’Elpidio a Mare, ma l’accoglienza è aperta alle donne di tutta la regione».

Per quale motivo avete aperto questa struttura proprio a Monte Urano?
«Sul territorio ci sono dormitori ma le comunità al femminile sono poche. Prima non riuscivamo a rispondere all’emergenza della telefonata che arrivava all’improvviso per accogliere donne in difficoltà, adesso possiamo farlo».

Qual è il vostro obiettivo?
«Uno dei nostri obiettivi è dare aiuto e siamo contenti di quanto fatto finora. Il percorso però è in costruzione. Casa Sandra è una struttura protetta ma aperta al territorio, vogliamo creare una rete con le altre associazioni, fare laboratori, portare avanti insieme attività e iniziative».

Di che cosa si occupa la Bet Onlus?
«L’associazione è stata fondata da Don Vinicio Albanesi nel 2009 per occuparsi di situazioni difficili, di marginalità e povertà come richiesto dalla Diocesi di Fermo. Abbiamo realizzato opere in campo educativo, sociale e per i minori; ci siamo occupati di donne vittime di tratte e lavoriamo con delle cooperative per l’accoglienza dei migranti. Oggi abbiamo due comunità residenziali: Casa di accoglienza Betesda a Fermo e Casa Sandra a Monte Urano».

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