Fabriano

Fabriano, Whirlpool: chiuso piano di separazione volontaria. Non si conosce ancora il numero di adesioni

La Fiom attacca duramente la multinazionale sulle continue decisione unilaterali: focus sui colletti bianchi e la produzione a Melano

FABRIANO – Dopo il piano di separazione volontaria promosso dalla Whirlpool e indirizzato a impiegati, quadri e dirigenti delle sedi centrali, è forte la preoccupazione della Fiom di Ancona. «Forti preoccupazioni per le continue decisioni unilaterali della multinazionale americana», scrive in una nota la segreteria provinciale di Ancona del sindacato di categoria. Entro qualche settimana si conoscerà il numero delle eventuali adesioni.

«La Whirlpool ha chiesto alle persone di licenziarsi in cambio di un’incentivazione economica molto importante, nell’ambito di una strategia globale di riduzione dei costi fissi, ma incentrata esclusivamente sull’Italia, strategia che per la prima volta interessa anche gli enti di Ricerca e Sviluppo e che su Fabriano potrebbero riguardare la parte dell’elettronica (ex Wrap) e il polo unico di progettazione del lavaggio dell’area Emea attualmente posizionato tra via Campo Sportivo e via Lamberto Corsi», ricordano dalla Fiom.

Ad oggi non si conosce il livello di adesione che si è verificato, «ma sicuramente sono forti le preoccupazioni per lo spopolamento delle sedi centrali che si sta materializzando ormai da anni dove, se è vero che le uscite sono state tutte incentivate economicamente e mai forzose, è altrettanto vero che oramai si è scesi abbondantemente sotto il numero di 600 dipendenti che era previsto dagli accordi. Inoltre è importante ricordare che le decine di persone collocate in ammortizzatore sociale al massimo utilizzo erano impiegate in funzioni e ruoli anche strategici non più allocati sul nostro territorio».
Si è, quindi, di fronte al rischio concreto di un depotenziamento del ruolo centrale di Fabriano nelle strategie della Whirlpool che consegue a un alleggerimento del peso dell’Italia nell’area Emea. «Anche sulla vendita immobiliare delle storiche sedi, con conseguente contratto di affitto, si è venuto a sapere poco e l’operazione lascia intendere una logica di natura finanziaria di cui non si possono prevedere le ripercussioni sull’economia reale nel medio-lungo periodo. È necessario programmare un rapido rientro al lavoro delle persone in ammortizzatore sociale, al fine di preservare competenze, professionalità e livelli occupazionali», prosegue la nota Fiom.

Sullo stabilimento di Melano «si rendono necessarie garanzie sui volumi produttivi, aumentati improvvisamente nelle ultime settimane, ma che necessitano di garanzie di stabilizzazione anche nel medio periodo e non solo nell’immediato, in maniera tale da rendere sostenibile la vita delle persone con le esigenze lavorative, a fronte di un’organizzazione del lavoro che rischia di apparire e diventare caotica ed irrazionale; è irrimandabile una soluzione al problema delle decine di persone con ridotte capacità lavorative che ancora beneficiano troppo poco dell’aumento della produzione e continuano a subire troppe ore di cassa integrazione».

Secondo la Fiom, dunque, servono scelte da parte della multinazionale americana «che valorizzino l’Italia e Fabriano in maniera particolare: le nostre competenze, la nostra tradizione industriale costituiscono un valore aggiunto su cui investire per affrontare una delle crisi più tremende della storia e non un costo fisso di cui disfarsi e da spostare da una voce all’altra del bilancio».

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