Fabriano

Vertenza JP, i sindacati: «I lavoratori sono gli unici che mantengono gli impegni»

Le parti sociali, a distanza di cinque mesi, inviano una lettera a Giorgio Sorial, vicecapo di gabinetto del ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, per richiedere la convocazione immediata del tavolo di crisi sulla newco dell’imprenditore cerretese, Giovanni Porcarelli

FABRIANO – Vertenza JP Industries di Fabriano, lettera formale dei sindacati di categoria Fiom-Fim-Uilm a Giorgio Sorial, vicecapo di gabinetto del ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, per richiedere la convocazione del tavolo di crisi sulla newco dell’imprenditore cerretese, Giovanni Porcarelli. «Occorre fare il punto sulla situazione che, a distanza di cinque mesi, si è venuta a creare e per avere informazioni inerenti le operazioni di scouting, commissionate dal Ministero a Invitalia, per la ricerca di un partner industriale e finanziario», scrivono le parti sociali.

Una situazione, dunque, che deve tornare sotto i riflettori della ribalta nazionale. «Anche perché dal Mise e dalla stessa impresa di Fabriano non abbiamo ancora risposte. I lavoratori sono gli unici che mantengono gli impegni. L’impegno da parte del Mise – scrivono i sindacati di categoria – era quello di convocare il tavolo entro la fine di gennaio: siamo arrivati ormai a giugno e non si è più avuto alcun contatto dalle Istituzioni nazionali e territoriali».

L’azienda a oggi non è ancora in grado di dare risposte certe e «si lavora a periodi intermedi, senza che i lavoratori, circa 700 equamente distribuiti fra Fabriano e Gaifana, siano pagati: nel 2019 infatti ancora non è stato versato neanche uno stipendio ed i mesi cominciano ad accumularsi. L’entrata a regime della cassa integrazione costituisce sicuramente una boccata di ossigeno per il sostegno delle famiglie, ma rimane esclusivamente un palliativo che rischia di finire in tempi rapidissimi, mentre gli impegni presi erano quelli di utilizzare questi ulteriori dodici mesi di ammortizzatore sociale conservativo per il rilancio definitivo dell’azienda». La cassa integrazione, infatti, scade il 31 dicembre di quest’anno.

Da qui, quindi, la richiesta. «È necessario che sia convocato immediatamente il tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico in maniera tale che sia l’imprenditore che Invitalia rispondano degli impegni presi; è fondamentale che l’azienda dica come intende procedere definitivamente con il rientro delle mensilità arretrate. A oggi solo le lavoratrici e i lavoratori stanno mantenendo gli impegni presi, portando avanti le attività, ma non si può loro chiedere ulteriori sacrifici e il tempo sta passando inesorabile, con il rischio di andare verso un dramma sociale e industriale che i territori interessati non possono più permettersi».

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