Fabriano

Vertenza Elica: lettera aperta di Fratelli d’Italia all’amministratore delegato Giulio Cocci

Ennio Mezzopera e Giancarlo Pellacchia chiedono conto di alcune dichiarazioni del manager della multinazionale fabrianese alla luce dei risultati in Borsa e dei contenuti del piano strategico 2021-2023

FABRIANO – Vertenza Elica, il circolo di Fabriano di Fratelli d’Italia chiede chiarezza sui conti direttamente all’amministratore delegato di Elica, Giulio Cocci. «Abbiamo letto con attenzione i dati relativi ai primi tre mesi di Elica e i ricavi riportati del 23,7%. Eppure, l’AD Cocci solo l’8 aprile scorso ha ribadito come il piano strategico 2021-2023 seppur doloroso, sia inevitabile», ricordano in una nota Ennio Mezzopera e Giancarlo Pellacchia

Le domande poste all’AD di Elica

Da qui, quindi, i due esponenti del circolo di Fabriano di Fratelli d’Italia partono per rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Elica, Giulio Cocci, chiedendogli conto dei dati e delle sue dichiarazioni. «Erano soltanto previsioni, oggi smentite dai fatti. Se le sue previsioni erano errate e i numeri confermano un cambio di rotta non è auspicabile rivedere completamente il piano e rinunciare alla chiusura dei siiti produttivi di Cerreto d’Esi e Mergo?».

L’esperienza dei lavoratori Elica

Oltre a questi quesiti, Mezzopera e Pellacchia ricordano come l’inizio della produzione dei prodotti di alta gamma di Elica nel settore del Cooking «siano stati realizzati grazie alle competenze delle maestranze e di tutti gli addetti del nostro territorio, competenze e conoscenze maturate in tanti anni di lavoro ed esperienze e che hanno in maniera significativa partecipato fattivamente a realizzare l’intera gamma del Cooking. Appare, quindi, legittimo pensare – secondo FdI di Fabriano – ad altro».

La richiesta: il ritiro del piano strategico

«Di fronte ai fatti certi, relativamente ai dati pubblicati e ufficiali, ci viene da chiederle se gli obiettivi dell’amministratore delegato siano in realtà soltanto una manovra “finanziaria” per far crescere le quotazioni in Borsa e magari, come spesso accade in questi casi, poi vendere al momento del picco massimo delle quotazioni di borsa». In conclusione, si chiede il ritiro del piano strategico 2021-2023 o la riproposizione di contenuti diversi, «in modo tale da fugare tutti i dubbi circa la vera natura dello stesso e, quindi, evitare che si prospetti una vera speculazione finanziaria legata al titolo in Borsa e non a una ristrutturazione aziendale».

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