Fabriano

Fabriano, vertenza Elica: accordo sottoscritto, nessun licenziamento coatto e incentivi alla mobilità

Scongiurati i licenziamenti, prevista la mobilità incentivata. Ora l’intesa sarà sottoposta al voto dei lavoratori per la sua approvazione definitiva. Tutte le parti si dichiarano soddisfatte

Un momento dell'incontro al Mise

FABRIANO – Si è conclusa positivamente la vertenza Elica relativa al piano industriale che prevedeva la riorganizzazione dell’area Cooking Italia. Siglato il preliminare di intesa. Presente anche il presidente, Francesco Casoli, oltre ai rappresentanti nazionali e locali di Fim-Fiom-Uilm, i tecnici del Ministero dello Sviluppo economico dove si è svolto l’incontro odierno che ha portato alla firma dell’accordo. Scongiurati i licenziamenti, ma prevista mobilità incentivata. Ora l’intesa sarà sottoposta al voto dei lavoratori per la sua approvazione definitiva. Tutte le parti si dichiarano soddisfatte.
Si tratta di un importante traguardo: è il primo tavolo, tra gli oltre 90 ancora aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico, ad essersi chiuso nel 2021.

I contenuti e le dichiarazioni

Tutto è partito il 31 marzo scorso con la presentazione del piano strategico 2021-2023 della multinazionale di Fabriano, leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti, che prevedeva: 409 esuberi su 560 totali dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo. Sono partite le manifestazioni, scioperi e trattative, con il numero degli esuberi che scendeva di volta in volta, ma non si giungeva mai a un accordo.

Oggi, 9 dicembre, la svolta. «Con l’accordo di oggi, – spiegano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, e Vincenzo Gentilucci, segretario della Uilm di Ancona Ficco e Gentilucci – nell’ambito di un piano che durerà 36 mesi, le potenziali eccedenze sono ridotte a 150 e soprattutto si pattuisce che saranno affrontate con un percorso di ammortizzatori sociali e di uscite incentivate esclusivamente volontarie, così da scongiurare del tutto i licenziamenti coatti. La fabbrica di Cerreto D’Esi cesserà l’attività, ma i suoi dipendenti verranno tutti trasferiti nella vicina Mergo; inoltre sul sito lasciato da Elica è previsto un piano di reindustrializzazione, che speriamo possa offrire opportunità occupazionali ai lavoratori di Elica che volessero approfittarne, giacché è previsto un piano di ricollocazione esterna su base volontaria».

Entrando nello specifico è previsto che a partire da marzo, o da un mese successivo da definire, Elica faccia ricorso per 24 mesi al contratto di solidarietà, prorogabili per altri 12 mesi, con una riduzione massima dell’orario di lavoro del 25%, riconoscendo peraltro un trattamento di miglior favore sulla maturazione dei ratei degli istituiti salariali indiretti, nonché un ticket pasto giornaliero di 6 euro. In ogni caso c’è l’impegno esplicito che fra tre anni il personale si attesti a 400 dipendenti occupati a tempo pieno. Quanti agli incentivi per le uscite volontarie, è prevista un’integrazione alla indennità di naspi per coloro che possono agganciare la pensione durante il relativo periodo di fruizione, mentre per gli altri sono previsti incentivi fino a un massimo di 75.000 euro. «Si tratta – concludono Ficco e Gentilucci – di un’intesa molto importante, poiché non solo nell’immediato scongiura i licenziamenti, ma in prospettiva getta le basi per un futuro stabile. La fabbrica di Mergo riceve infatti una nuova missione produttiva, concentrandosi sui modelli di alta gamma, che torneranno o verranno prodotti per la prima volta in Italia, quali ad esempio i piani cottura aspiranti Nikola Tesla o le cappe così dette ceiling. Se i lavoratori vorranno approvare l’accordo, sarà nostro compito come sindacato vigilare sulla sua corretta e puntuale applicazione negli appositi tavoli di confronto periodici che abbiamo appositamente costituito».

Anche l’assessore regionale al Lavoro Stefano Aguzzi esprime la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto tra le parti sindacali e la proprietà del gruppo Elica: «La Regione Marche, con il mio assessorato, ha seguito fin dall’inizio e non ha mai smesso di tenere alta l’attenzione sulla vertenza Elica, una delle più importanti che si siano delineate nel panorama regionale negli ultimi tempi – spiega Aguzzi -. Abbiamo organizzato tavoli e incontri con i sindacati e con l’azienda per poter favorire un accordo che scongiurasse il licenziamento di centinaia di dipendenti. Abbiamo sempre seguito le trattative che si sono svolte presso il Ministero dello Sviluppo Economico e mi sento di ringraziare tutte le parti coinvolte che non si sono mai risparmiate in un lavoro di mediazione incessante. Di fronte al risultato raggiunto oggi, esprimo la mia soddisfazione e ribadisco che la Regione sarà sempre disponibile a proseguire la collaborazione con le parti per favorire lo sviluppo e la garanzia del lavoro».

Le parole dell’azienda

«Tale risultato è stato raggiunto grazie a un proficuo e costruttivo confronto con le organizzazioni sindacali, attraverso lo studio di tutte le soluzioni possibili e gli strumenti disponibili di concerto con le parti sociali e gli organi istituzionali», il commento di Elica alla sigla del preliminare di accordo. «L’azienda ha valutato positivamente la proposta dei sindacati di riportare alcune produzioni dalla Polonia in Italia, prevalentemente alto di gamma, tra cui il piano aspirante NikolaTesla, effettuando un’operazione di reshoring. Lo stabilimento di Mergo diventerà l’hub dei prodotti di alto di gamma, caratterizzati da elevata specializzazione e qualità della manodopera. Le produzioni ad alto volume e a maggiore standardizzazione e automazione dei processi, saranno realizzate nello stabilimento in Polonia. Questo consentirà di focalizzare i due stabilimenti (Italia-Polonia) su specifiche produzioni, di evitare duplicazioni e di mantenere un forte presidio in Italia con circa 1.000 dipendenti nella provincia di Ancona».

Presente al momento della firma anche il presidente, Francesco Casoli. «Oggi si conclude positivamente una delle fasi più complesse e delicate della storia di Elica. Con questo accordo si realizza un modello industriale che consentirà all’azienda di essere competitiva in un mercato, quale quello dell’elettrodomestico, sempre più internazionale dove la concorrenza è fatta da grandi player stranieri e di salvaguardare il futuro e la stabilità del Gruppo. Inoltre, attraverso l’intervento di diversificazione industriale e i rapporti con altre imprese del territorio, verrà riassorbito gran parte del personale e sarà garantita la tenuta del sistema sociale territoriale. Questa è la dimostrazione che il valore delle aziende familiari dà una marcia in più anche per superare momenti come questo».

Per l’AD, Giulio Cocci, «Siamo molto soddisfatti dell’esito positivo di questa vertenza e del senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, l’azienda, i sindacati e le istituzioni. Con la firma dell’accordo Elica riuscirà a garantire il raggiungimento degli obiettivi strategici del piano industriale, mitigando l’impatto occupazionale e convergendo verso una scelta sostenibile di lungo periodo».

Il punto di vista della Fiom

«Solo pochi mesi fa l’azienda, in modo avventato e irricevibile, aveva dichiarato la delocalizzazione delle produzioni in Polonia con il conseguente esubero di circa 400 persone – le dichiarazioni di Barbara Tibaldi, segretaria nazionale e responsabile Fiom del settore dell’elettrodomestico e Silvia Spera, Area politiche industriali per la Cgil nazionale -. Ma, ancora una volta nella storia di questo Paese, abbiamo dimostrato che se rimaniamo compatti e lottiamo con gli strumenti che abbiamo a disposizione, con gli scioperi e con le iniziative di protesta, possiamo cambiare le decisioni sbagliate e migliorare la condizione delle persone. L’accordo, nel merito, prevede la salvaguardia di tutti i posti di lavoro, il rientro di alcune produzioni dalla Polonia (reshoring), l’utilizzo degli ammortizzatori sociali sotto forma di contratti di solidarietà nella quantità necessaria a portare avanti il piano industriale senza prevedere licenziamenti e la previsione di incentivi per chi volontariamente decidesse di essere messo in mobilità. Ovviamente continueremo a monitorare con tavoli aziendali e ministeriali il rispetto dell’accordo e l’andamento del piano industriale, ma per oggi possiamo essere soddisfatti di aver ottenuto un risultato importante sia per le lavoratrici e i lavoratori della storica azienda italiana di cappe da cucina, sia per il rilancio della nostra industria. Di questo abbiamo bisogno oggi più che mai nel nostro paese: di un’industria che non licenzia ma investe e contrasta le delocalizzazioni».

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