Fabriano

Un anno in Angola

Il pediatra fabrianese Domenico Maddaloni parte oggi per Ombadjia dove rimarrà sino al giugno 2018 presso l'ospedale di Chiulo, al confine con la Namibia. Il progetto di "Medici con l'Africa - Cuamm" è a sostegno dell'area neonatologica, pediatrica e nutrizionista

Il pediatra fabrianese Domenico Maddaloni

SASSOFERRATO – Il convento francescano ha ospitato la cena, alla quale hanno partecipato oltre 200 persone, per la raccolta fondi – chi non ha potuto intervenire ha poi fatto pervenire il suo contributo – destinati all’ospedale diocesano di Chiulo, a Ombadjia, nella provincia di Cunene, in Angola, confine con la Namibia, per il quale è in partenza proprio oggi, 14 giugno, il pediatra fabrianese Domenico Maddaloni, 59 anni.

La sua mission, della durata di un anno – rientro il 13 giugno 2018 – nell’ambito di un progetto dell’organizzazione di “Medici con l’Africa – Cuamm”, è proprio quella di apportare un contributo al miglioramento della qualità delle cure, in particolare nell’area neonatologica, di quella pediatrica e dell’Unità nutrizionale.

«Ho sempre cercato questo tipo di impegno – sostiene – perché un progetto serve a cambiare la qualità della vita. Diverso è, invece, andare per soccorrere le popolazioni in difficoltà. Quando vai via cosa lasci?».

Già, perché Domenico Maddaloni ne ha girato di mondo. E sempre per attività di emergenza, per interventi umanitari. Tutti, però, della durata di un mese e mezzo al massimo. Stavolta le cose cambiano.

«In Africa sono stato 6 volte tra Kenia, Marocco, Zambia. In Sri Lanka per lo tsunami, in Pakistan e Haiti per il terremoto, nelle Filippine per il tifone “Iolanda”. Diciamo che sono state tutte premesse per questo impegno più lungo».

L’ospedale di Chiulo necessita di tutto, in questa estrema periferia del continente nero, dalla luce all’acqua.

«L’Angola è un Paese da sempre sfruttato. Nonostante i suoi giacimenti di diamanti, gas e petrolio, la popolazione vive in costante sottosviluppo, è tra le più povere della terra».

E ancora oggi gli indicatori di salute sono tra i peggiori al mondo, specialmente tra le fasce materna e infantile.

Un momento della serata al convento francescano

«Dal 2012 l’ospedale diocesano di Chiulo e il suo territorio di riferimento sono nel programma del Cuamm “Prima le mamme e i bambini” che mira a garantire l’accesso gratuito al parto sicuro, alla cura del neonato, e nella seconda fase (2017-2021) anche alla tutela della salute della mamma e del neonato nei primi 1.000 giorni di vita, con una particolare attenzione alla nutrizione».

Non solo. Ma per ovviare al fatto che le donne partoriscano in casa per mancanza di automezzi che le trasferiscano all’ospedale, e quindi senza adeguata assitenza, è stata anche istituita la “Casa de Espera” o Casa d’Attesa, in prossimità della struttura sanitaria principale. Essa ospita le donne in attesa del parto anche con varie settimane di anticipo sull’inizio del travaglio.

Prima di partire un pensiero alla famiglia, la moglie e un figlio di 22 anni, perché «la vera forza – sostiene il pediatra – la mette chi rimane. La nostra è stata una crescita comune».

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