Fabriano

Serra San Quirico: la strage di animali continua, l’appello degli animalisti e l’interrogazione della Lega

Tra mercoledì e giovedì, nello spazio di poco più di 24 ore, sono stati ben tre i caprioli finiti nel canale a causa della totale assenza di protezioni lungo il camminamento

La terribile immagine del capriolo morto

SERRA SAN QUIRICO – Una strage di animali che non sembra aver fine. Il canale killer di Sant’Elena di Serra San Quirico torna alla ribalta della cronaca. A breve potrebbero arrivare anche le telecamere di Striscia la notizia. Tra mercoledì e giovedì, nello spazio di poco più di 24 ore, sono stati ben tre i caprioli finiti nel canale a causa della totale assenza di protezioni lungo il camminamento.

Uno è rimasto gravemente ferito, due sono stati salvati da pompieri, forestali e volontari dopo aver rischiato di affogare in tratti diversi nel canale artificiale della centrale idroelettrica dell’Enel, dove in alcuni casi la profondità dell’acqua supera i due metri. Una trappola non solo per la fauna selvatica, perché, come spiega la guardia zoofila volontaria di Legambiente Lara Secchiaroli «il rischio è che anche qualche persona possa finire nel corso d’acqua da cui, senza aiuto, non si riesce ad uscire». Si tratta, infatti, di una zona piuttosto frequentata a metà tra l’abbazia Sant’Elena e la strada verso l’impianto di Gorgovivo, dove il pericolo incombente spinge le istituzioni ad andare in pressing e chiedere all’Enel di prendere finalmente adeguati provvedimenti.

«Già a dicembre – rivela il sindaco di Serra San Quirico, Tommaso Borri – abbiamo effettuato un sopralluogo con i tecnici Enel, da cui era emersa la necessità di effettuare alcuni interventi contenitivi. Da allora, però, nulla è cambiato e a questo punto ritengo necessario inviare un nuovo invito scritto all’ente di energia elettrica responsabile di quella zona perché faccia realmente qualcosa. In fondo non credo che si tratti di un’operazione estremamente onerosa a livello finanziario».

Aspettando che qualcosa si muova c’è già chi ha deciso di attivarsi in forma privata per arginare il problema cercando di mettere in piedi un gruppo di volontari. «Stiamo pensando – è l’appello lanciato via social dall’esponente fabrianese dell’Enpa Laura Gozzi – di posizionare ogni alcuni metri dei dissuasori che impediscano agli animali di avvicinarsi all’acqua. Chiunque voglia aiutarci può farlo dotandosi di carta argentata o di altro materiale luminoso tipo nastro segnaletico bianco e rosso da applicare sul posto».

Intanto, anche il consigliere regionale della Lega, Marzia Malaigia, si è interessata alla vicenda, presentando un’interrogazione. «Non si può assistere inermi a questa mattanza, la Regione intervenga per mettere in sicurezza l’area in cui insiste l ‘impianto idroelettrico Enel di Sant’Elena. In questo canale potrebbero caderci anche i ciclisti o podisti che percorrono spesso quella zona o addirittura i bambini. Dopo una segnalazione di una guardia zoofila volontaria sono venuta a conoscenza che già da più di un anno carabinieri forestali, polizia provinciale, vigili del Fuoco e personale del Cras Enpa di Genga intervengono continuamente in questo canale per cercare di salvare qualche animale intrappolato o per rimuove la carcassa di qualcuno che non è riuscito a salvarsi. Il problema è gravissimo e richiede una soluzione immediata. Occorre delimitare l’intera sponda del canale che presenta argini ripidi in cemento, in cui la rete di recinzione è inadatta a proteggere le sponde per tutta la lunghezza, essendo essa malridotta o abbassata. È evidente che sia necessario intervenire rapidamente e se non è possibile installare recinzioni – chiude la Malaigia – si provveda almeno a realizzare per questi manufatti artificiali dei rompi tratta o salvavita, in modo da permettere a chiunque resti intrappolato, persone o animali, di risalire senza difficoltà ed evitare ulteriori episodi drammatici. La Regione Marche intervenga, prima che accada una disgrazia».

 

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