Fabriano

Sergio Bravetti alla guida del Gruppo Meccanica di Confindustria Marche Nord

L'intervista all'imprenditore fabrianese che è il nuovo presidente del Gruppo Meccanica dell'associazione degli industriali che riunisce le industrie meccaniche delle province di Ancona e Pesaro Urbino

FABRIANO – Sergio Bravetti, presidente di Meccanotecnica Centro Srl di Fabriano è il nuovo presidente del Gruppo Meccanica di Confindustria Marche Nord, che riunisce le industrie meccaniche delle province di Ancona e Pesaro Urbino.

Sergio Bravetti

Lo stato di salute del comparto della meccanica a livello delle due Province di sua competenza e nel fabrianese in particolare?
«Una situazione che a malincuore definirei stagnante. Tante aziende sono oggi in modalità “sopravvivenza” più che “crescita” soprattutto nel fabrianese. La crisi degli anni passati ha lasciato il territorio sguarnito di grandi aziende e le Pmi si sono trovate con una fetta di mercato ridotta. Oggi è sempre più impellente la necessità di aprirsi ai mercati internazionali, considerata la sofferenza del mercato interno, cosa non facile per imprese di piccole dimensioni. Detto questo rimango comunque fiducioso che il nostro sistema industriale sarà in grado di uscire dal guado: come associazione staremo ancora più vicino ai nostri Soci, soprattutto su quelli che riteniamo essere i tre driver fondamentali per la crescita: innovazione, internazionalizzazione e credito».

Le sue tre priorità del mandato
«La prima è affrontare in maniera sistematica il problema della difficoltà di reperire manodopera specializzata. L’istruzione tecnica è in crisi profonda: i profili che oggi escono dal sistema formativo non rispondono alle esigenze delle aziende, né in termini di qualità né di quantità. Le scuole tecniche professionali sono in continuo calo di iscrizioni e neppure il numero degli ingegneri è in grado di coprire le richieste. In secondo luogo, impareremo a conoscerci meglio tra di noi, visto che il comparto meccanico è estremamente variegato e va dalla produzione di stampi all’elettrodomestico, dalla carpenteria ai macchinari. Lavoreremo per creare un linguaggio comune e incoraggiare momenti di aggregazione. Infine, ci impegneremo per promuovere iniziative di marketing territoriale: il nostro territorio deve diventare più attraente, soprattutto per gli investitori esteri a cui vogliamo far conoscere le tante potenzialità della nostra regione».

Industria 4.0, a che punto siamo?
«Direi che abbiamo terminato la fase 1, ovvero le aziende hanno usufruito dei benefici e dei vantaggi fiscali previsti dalla legge, ma ora è il momento di accelerare e rendere effettivo il cambiamento dal punto di vista operativo. Acquistare dei nuovi macchinari o dotarsi di nuovi sistemi informatici è infatti solo il primo passo: per diventare davvero un’impresa 4.0 è necessario un profondo e radicale cambio culturale che investe tutta l’azienda, dalla proprietà al management fino all’ultimo dei collaboratori. Ci troviamo di fronte ad un passaggio obbligato e inevitabile che richiede la capacità di acquisire competenze nuove e complesse. E dobbiamo correre: nel nostro Paese abbiamo ancora un grande divario tra un 20% di imprese eccellenti e un 60% potenzialmente pronte a fare il salto di qualità ma ancora in una fase di transizione. A tal fine cito le parole del presidente Boccia “Industria 4.0 è il trampolino da cui le nostre imprese possono spiccare il salto nel futuro. Serve ora il coraggio di tutti noi imprenditori: dobbiamo cogliere la grande opportunità della rivoluzione industriale per rilanciare la competitività del manifatturiero italiano nel mondo”».

 

 

 

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