Fabriano

Sassoferrato: grande successo in termini di presenza e di critica per il Premio Salvi

«Un successo di pubblico e di critica che ci rende molto orgogliosi del lavoro fatto. Un’operazione culturale di grande e non scontato successo» sottolinea il sindaco Maurizio Greci

Il Sassoferrato e Nicola Samorì, tra rito e ferita. Palazzo degli Scalzi (Foto Michele Alberto Sereni)

SASSOFERRATO – Si è conclusa da poco la 71° edizione della Rassegna Internazionale d’Arte | Premio G. B. Salvi, con la mostra monografica dell’artista contemporaneo Nicola Samorì, ‘Salvifica’, Il Sassoferrato e Nicola Samorì, tra rito e ferita, curata da Federica Facchini e Massimo Pulini. «La Rassegna ha registrato un deciso incremento di visitatori rispetto alle edizioni passate: moltissime persone da tutta Italia hanno visto e apprezzato le opere di Giovanni Battista Salvi e di Nicola Samorì; l’inedito confronto tra i due artisti ha richiamato anche l’interesse degli studenti delle Accademie di Belle Arti e delle classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, le quali sono state coinvolte sia in visite guidate che laboratori didattici», fanno sapere gli organizzatori. L’Amministrazione comunale di Sassoferrato esprime grande soddisfazione per l’esito di questa edizione: «Un successo di pubblico e di critica che ci rende molto orgogliosi del lavoro fatto», sottolinea il Sindaco, Maurizio Greci. «Un’operazione culturale di grande e non scontato successo, per la quale occorre ringraziare la sapiente curatela del Prof. Pulini e della Prof.ssa Facchini e la generosità dell’artista Nicola Samorì, che ha da subito aderito al progetto proposto».

Il resoconto

La Rassegna Salvi, la più antica manifestazione artistica italiana dopo la Biennale di Venezia e il Premio Michetti di Francavilla al Mare, è al centro di un rinnovamento che rinsalda il legame tra passato e presente. «Un nuovo corso della storica Rassegna Salvi – lo ha definito l’assessore alla Cultura e vicesindaco Lorena Varani – che ha cambiato tutto per ritrovare sé stessa riuscendo a rispettare, dopo settant’anni, i principi che hanno ispirato i padri fondatori, inaugurando al contempo un nuovo progetto artistico, proiettato ad uno sviluppo futuro». Secondo Federica Facchini e Massimo Pulini «questa edizione ha messo in evidenza come a volte sia importante uscire da percorsi consolidati per attuare una revisione al passo con il tempo. Il successo di pubblico e la curiosità che ha saputo sollecitare la mostra della 71° edizione che ha rimesso al centro dell’indagine curatoriale il personaggio originario e il più autorevole, Giovan Battista Salvi, lo ha dimostrato. Se le opere del Sassoferrato presentate, alcune delle quali inedite, sono state di indiscutibile pregio e valore, il progetto site specific realizzato da Nicola Samorì ha saputo centrare con sapienza, perizia e anche disinvoltura un dialogo proficuo e misterioso. Siamo molto soddisfatti per il risultato e siamo molto grati all’Amministrazione sentinate per tutte le persone che hanno contribuito alla riuscita di questa edizione e per la sintonia che si è creata».

La Rassegna Salvi ha presentato una selezione di opere dell’artista romagnolo in dialogo con dieci dipinti inediti e poco studiati del pittore sentinate del XVII secolo Giovanni Battista Salvi, detto “il Sassoferrato”. Anche Samorì ha voluto esprimere la sua soddisfazione per l’inatteso incontro con questo grande maestro dell’antico. «Se è anche nella differenza che si comprende la propria forma la mostra di Salvifica mi ha permesso di ampliare, complice l’accorta regia dei curatori, il contraddittorio e fertile rapporto con l’antico. Del resto Salvifica, già nel ritmo delle parole, prelude al cuore della mostra: la ripetizione. Ripetizione, ma anche concentrazione, che nella città incastonata nelle Marche ha consentito di mettere a fuoco senza deragliamenti un aspetto della mia opera (la ripetizione, appunto) trovando nel Salvi l’istigatore perfetto. Il Sassoferrato mi ha costretto a mettere a nudo la moltiplicazione che negli anni ha scavato una pista silenziosa nel mio fare, e Palazzo degli Scalzi è diventato per quasi tre mesi il campo di battaglia fra chi ha portato la sua pittura a una pulizia minerale e chi, invece, ha cercato di fare del minerale qualcosa di lacerato e di incarnato», ha concluso.

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