Fabriano

Sassoferrato: la poetessa-infermiera e la pandemia da Coronavirus

“Mi ero persa” è il titolo della poesia Covid-19 che Maria Teresa Chechile ha composto e donato alla città di Sassoferrato durante la cerimonia che si è tenuta presso la Sala Consiliare nelle scorse settimane

Il momento della donazione della poesia

SASSOFERRATO – “Mi ero persa” è il titolo della poesia Covid-19 che Maria Teresa Chechile ha composto e donato alla città di Sassoferrato durante la cerimonia che si è tenuta presso la Sala Consiliare nelle scorse settimane. Maria Teresa Chechile, a cui è stato attribuito l’appellativo di infermiera – poetessa ha spiegato i motivi di questa scelta. «La mia poesia, scritta a marzo 2020, quando il mondo si stava chiudendo per colpa della pandemia, vuole essere memento e testimonianza in ricordo di questo tempo storico di emergenza sanitaria, di quel bisogno di evocare l’importanza di unire la cura del corpo e la cura dell’anima». Presenti l’assessore e vicesindaco, Lorena Varani, la dottoressa Selena Saracino del Servizio Prevenzione dell’Asur, le associazioni di volontariato, i sindacati. «Una poesia che condivideremo con gli alunni che hanno vissuto un percorso difficile, in dad. Non dobbiamo dimenticare, poi, chi soffre, chi lavora per sconfiggere la malattia, chi se ne è andato» ha detto la Varani.

La dichiarazione

Chechile, originaria di Atena Lucana (Sa), ha 50 anni. Si è trasferita definitivamente nelle Marche nel 1998. Vive a Jesi dove lavora come infermiera. Vanta al suo attivo riconoscimenti, menzioni speciali e di merito, diplomi, recensioni, pubblicazioni in antologie ed enciclopedie, anche di prestigio, come quella del “Premio Mario Luzi”, con l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica e nell’Agenda dello Scrittore della Repubblica Italiana per l’anno 2020/21. Riguardo al suo essere definita “poetessa infermiera”, la Chechile ha precisato il proprio pensiero. «Al primo momento questa definizione l’ho accolta con gioia ed anche con meraviglia, fino a farne una seconda pelle. Definirei la mia storia professionale con quella poetica un destino già designato, perché entrambi si sono rivelati a me come un tutt’uno, intrecciandosi e uniformandosi tra ciò che è il mio percepire e la mia professione. Entrambe scrutano e curano proprio le debolezze umane», ha concluso.

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