Fabriano

A Sassoferrato Fiori d’acciaio: spettacolo tutto al femminile al teatro del Sentino

Tosca D’Aquino, Rocío Muñoz Morales, Emanuela Muni, Emy Bergamo, Martina Difonte e Giulia Weber in "Fiori d’acciaio", dramma teatrale del 1987 dello scrittore, regista e produttore statunitense Robert Harling

Teatro del Sentino a Sassoferrato

SASSOFERRATO – Il Teatro del Sentino di Sassoferrato si tinge di rosa per raccontare una storia dal sapore “agrodolce”, tutta al femminile. In scena, mercoledì 23 febbraio alle 21, Fiori d’acciaio, dramma teatrale del 1987 dello scrittore, regista e produttore statunitense Robert Harling, reso celebre due anni dopo dal film di Herbert Ross, interpretato da tre grandi attrici, destinatarie per tale pellicola di prestigiosi riconoscimenti: Shirley MacLine, Julia Roberts e Sally Field. Abilmente diretta da Michela Andreozzi e da Massimiliano Vado, la rappresentazione presenta un cast di grande valore: Tosca D’Aquino, Rocío Muñoz Morales, Emanuela Muni, Emy Bergamo, Martina Difonte e Giulia Weber.

Fiori d’acciaio, le anticipazioni

«Fiori d’acciaio – scrive al riguardo la Andreozzi nelle note di regia – nella sua versione cinematografica è uno dei romanzi di formazione che hanno accompagnato la mia prima giovinezza, insieme a Piccole donne, Harry ti presento Sally e Colazione da Tiffany: storie di donne, grandi figure femminili che crescono, sbagliano, si confrontano, amano, odiano, combattono e qualche volta muoiono. Più della letteratura, o forse in modo più efficace, il cinema mi ha insegnato gli infiniti modi di affrontare la vita: Fiori d’acciaio, che vidi in sala poco più che adolescente, è stato il film che più di ogni altro mi ha spiegato cosa significhi essere donne e, nonostante ciò, fare fronte comune, ovvero la famosa, leggendaria, solidarietà femminile. Solo da adulta ho scoperto che il film era tratto da una pièce teatrale, ancora attualissima, sotto un superficiale strato di polvere fisiologico, e perfettamente rappresentativa di un microcosmo, quello del negozio di provincia, che è specchio di macrocosmi le cui dinamiche, perfino oggi, fanno fatica a cambiare. Per questo motivo abbiamo deciso di lasciare l’ambientazione di fine anni ’80, perché ci permette di osservare un tempo appena trascorso e ci racconta che siamo già nel futuro. E forse anche perché l’immagine e lo stile di quel periodo, negli abiti, negli arredamenti, ma soprattutto nella musica, sono ormai identificativi di un momento storico diventato ormai glamour. E poi c’è l’affetto. Per me, un teatro affettuoso è ciò di cui abbiamo bisogno, un racconto di sentimenti e di ironia che qualche volta è crudele, ma mai cinica, mai diventa sarcasmo. Se c’è una cosa che le donne sanno fare, è essere terribili, spietate e capaci di affrontarsi, insomma, dei fiori di acciaio, senza mai smettere di amare», conclude.

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