Fabriano

Il Palio di San Giovanni Battista a Fabriano, la parola al neopresidente

Sergio Solari, neo-presidente dell’Ente Autonomo che gestisce l’attesa e sentita manifestazione del giugno fabrianese, illustra le novità e il tema di questa XIV Edizione

Sergio Solari e i priori di Porta del Borgo Giorgio Tiberi, Porta Cervara Victor Torresan, Porta del Piano Francesco Marcelli e Porta Pisana Giampietro Camardo

FABRIANO – Meno di un mese all’avvio della XXIV edizione del palio di San Giovanni Battista a Fabriano. Fra le novità di quest’anno: mostra acquarello Pennellate medievali, Caccia al tesoro, la scherma storica, giochi di ruolo e la magnalonga medievale, 3 chilometri per le vie del centro storico, 4 mangerecce una per ciascuna Porta e 8 culturali. Per il resto tutto confermato, con la Sfida del Maglio che si svolgerà nel giorno del Santo Patrono, il 24 giugno.

Sergio Solari, neo-presidente dell’Ente Autonomo che gestisce l’attesa e sentita manifestazione del giugno di Fabriano, qual è il tema di questa nuova edizione?
«Fabriano, città dei fabbri, origine e simboli di una comunità operosa. Abbiamo scelto questo partendo da ciò che è scritto nel motto dello Stemma comunale: “Faber in amne cudit”, che ricorda in modo chiaro come quella che universalmente è nota come città della carta, appunto Fabriano, fu prima ancora la città dei fabbri. Nello stesso sigillo, non a caso, gli antichi abitanti di questa terra vollero raffigurare un fabbro intento a forgiare il ferro nella sua bottega posta al di sopra di un ponte».

Del resto, sembra proprio che Fabriano fu fondata da fabbri, giusto?
«Esattamente. L’origine stessa del nucleo abitativo fu dovuta, ritengono alcuni storici, a una colonia di fabbri proveniente dalla vicina Sentinum. Tanto profondo questo legame che alcuni eruditi si spinsero in passato a dire che il nome stesso della città sarebbe derivato dal termine latino Faber».

Dunque, un Palio per riscoprire le proprie radici?
«Nel Medioevo, i simboli di un’intera comunità divennero: il leggendario Mastro Marino, pacificatore dei due castelli da cui ebbe origine Fabriano, raffigurato intento a forgiare il ferro presso la sua fucina, posta al di sopra del Ponte dell’Aera sotto cui scorre il fiume Giano. Simboli forti che possiamo vedere nella formella a bassorilievo del XV secolo conservata presso il palazzo vescovile e forse realizzata su disegno di Gentile da Fabriano, e che, al pari del Palazzo del Podestà e della Fontana Sturinalto, identificano e, forse ancor di più, costituiscono il genius loci della comunità».

Una tradizione ben radicata a Fabriano e che gli ha concesso i primi riconoscimenti.
«Ci fu un tempo agli albori del Comune, in cui l’arte dei fabbri ebbe primaria importanza fra le corporazioni. La bravura dei fabbri fabrianesi era riconosciuta e le famose “chiappe” di Fabriano, ovvero tenaglie a massello, preposte a molteplici usi come quello di ravvivare il fuoco nei focolari, erano richieste in tutta Italia. Un’arte, dunque, che, in senso lato, rimane ancora viva nelle produzioni meccaniche per cui i fabrianesi a tutt’oggi si distinguono, quali cappe aspiranti ed elettrodomestici. Il tema del Palio vuole, dunque, in un’ultima analisi ricordare e celebrare l’animo operoso dei fabrianesi che, oggi come allora, non mancano di adoperarsi per plasmare e modellare nuove e antiche forme».

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