Fabriano

Monastero delle clarisse cappuccine di Fabriano, il Vescovo mostra irritazione

Il vescovo della Diocesi Fabriano-Matelica, mons. Stefano Russo, chiarisce la posizione della Curia vescovile a pochi giorni dall’apertura al pubblico del monastero di San Bartolomeo e Romualdo in Fabriano di proprietà delle clarisse cappuccine

Il chiostro del monastero delle Clarisse a Fabriano
Il chiostro del monastero delle Clarisse a Fabriano

FABRIANO – Il vescovo della Diocesi Fabriano-Matelica, mons. Stefano Russo, chiarisce la posizione della Curia vescovile a pochi giorni dall’apertura al pubblico del monastero di San Bartolomeo e Romualdo in Fabriano di proprietà delle clarisse cappuccine.

Apertura che si deve all’imprenditore Giuliano Trippetta che, a seguito di un accordo con le monache clarisse cappucine, ne ha ottenuto la gestione. Il suo intento è quello di renderlo fruibile alla città e ai turisti per varie iniziative. Non è escluso, quindi, che possano esserci anche attività commerciali. Del resto, nei due giorni di apertura, non chiarito nel migliore dei modi, chiunque volesse visitare la magnifica e bellissima struttura, ha pagato dieci euro.

Quel che non si sapeva, fino ad ora, è che poteva esserci una soluzione diversa per il monastero. «La Curia Vescovile di Fabriano-Matelica, fin dal momento in cui le clarisse cappuccine hanno deciso di lasciare Fabriano e di trasferirsi in altra località si è interessata al monastero volendo fare in modo che si potesse dare continuità alla presenza religiosa in un sito a cui la popolazione fabrianese è molto legata e che dal XII secolo ha visto sempre la residenza e l’azione di una congregazione religiosa. Si era anche riusciti nell’intento avendo trovato il forte interessamento di una giovane comunità monastica di clausura femminile che a motivo dei danni causati dal terremoto ha dovuto abbandonare il proprio monastero sito in località Montegiorgio», scrive, mons. Russo.

«Tale presenza religiosa avrebbe permesso il più rapido ripristino della chiesa annessa al monastero, di proprietà del Fondo Edifici di Culto, favorendone il riuso liturgico e l’attenzione intorno alla Venerabile Madre Costanza Panas, il cui sepolcro è nell’edificio di culto e per la quale è in corso il processo di canonizzazione. L’accordo intervenuto nel frattempo tra le clarisse cappuccine e Giuliano Trippetta, senza nessuna interlocuzione con la curia vescovile, ha di fatto impedito la realizzazione di tale progetto», si conclude la nota.

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