Fabriano

Dirigenti via dalle Cartiere Miliani di Fabriano verso il Poligrafico di Foggia

A lanciare il grido di allarme sulla situazione del sito il Partito comunista dei lavoratori, sezione di Ancona, che stigmatizza il silenzio delle sigle sindacali su quanto sta avvenendo. Invocata la convocazione immediata di un’assemblea generale

Lo stabilimento delle Cartiere Miliani a Fabriano

FABRIANO – Dirigenti dell’area carta valori delle Cartiere Miliani di Fabriano in uscita dalla sede cittadina, in direzione del Poligrafico di Foggia. Il grido di allarme del Partito comunista dei lavoratori che stigmatizza il silenzio delle sigle sindacali su quanto sta avvenendo. Invocata la convocazione immediata di un’assemblea generale.

«Il processo di privatizzazione imposto alle Cartiere Miliani nel lontano 1999, rischia di avere delle conseguenze drammatiche per la tenuta occupazionale e il futuro produttivo della nostra prestigiosa realtà industriale cartaria di Fabriano», scrive in una nota il Pcl della sezione di Ancona.

«Siamo solo noi, ancora una volta, in totale solitudine, spinti solo dai valori solidaristici con le lavoratrici e i lavoratori delle Miliani di Fabriano, a denunciare che con la “cessione ai privati” – la Fedrigoni Group di Verona, prima, e il fondo Bain Capital ora – risultava ampiamente prevedibile che le stesse avrebbero perduto la vitale produzione delle carte valori quali: Euro, passaporti e cartamoneta per l’estero».

Ancora. «In questa fase di crisi profonda, oltre a tali rischi inquietanti – prosegue la nota del Pcl – si sta assistendo al fenomeno drammatico, di un autentico esodo dalle Cartiere Miliani di Fabriano al Poligrafico di Foggia, di numerose e altamente specializzate figure di “dirigenti intermedi” e non solo, dall’area carte valori di Fabriano in direzione del poligrafico dello Stato, nella regione Puglia. In questo contesto pericolosissimo per le Miliani, il clima aziendale è caratterizzato dal silenzio più sepolcrale e l’immobilismo più vergognoso da parte delle Rsu aziendali».

La proposta finale. «Riteniamo che sia necessaria la convocazione di un’assemblea generale di tutti i lavoratori, con fermata tassativa di tutti gli impianti produttivi, dove in stretta sinergia con le maestranze si avvii un duro percorso di mobilitazione in difesa dell’occupazione e di tutte le produzioni che rischiano di essere delocalizzate in Puglia, con la conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro».

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