Fabriano

La Devota Bellezza: in mostra altre due opere del Salvi

Grazie agli accordi presi in precedenza con i prestatori, da oggi è possibile ammirare nella sede espositiva la toccante immagine di Santa Apollonia, proveniente dalla Basilica della Misericordia di Macerata

Veduta di Sassoferrato
Veduta di Sassoferrato

SASSOFERRATO – Due nuovi arrivi arricchiscono ulteriormente la mostra “La devota bellezza. Sassoferrato con i disegni delle collezioni reali inglesi” in corso al Palazzo degli Scalzi dal 17 giugno scorso nella città sentinate. Grazie agli accordi presi in precedenza con i prestatori, da oggi è possibile ammirare nella sede espositiva la toccante immagine di Santa Apollonia, proveniente dalla Basilica della Misericordia di Macerata ed esposta fino a qualche giorno fa alla mostra dedicata al Salvi a Perugia.

Santa Apollonia

Esempio tra i più suggestivi del profondo sentimento religioso che anima la produzione sacra del Sassoferrato, la compunta martire reca in mano le tenaglie con le quali le furono strappati i denti e rivela l’attenzione che il Salvi ha riservato alla analoga figura dipinta circa un secolo prima da Timoteo Viti, evidenziando l’interesse nei confronti della eletta bellezza delle opere di Raffaello e dei suoi seguaci che impronta il classicismo del Sassoferrato.

Di notevole interesse, in quanto per la prima volta viene rimossa dalla basilica romana di Santa Sabina, appare anche l’arrivo della pala d’altare raffigurante la Madonna del Rosario tra i santi Domenico e Caterina da Siena, della quale in mostra è già esposto un modello preparatorio appartenete alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino. La grande pala d’altare romana, considerata dagli studiosi del Salvi come una delle sue opere più complesse ed impegnative, venne commissionata al pittore marchigiano da Donna Olimpia Aldobrandini, principessa di Rossano, ultima discendente della famiglia del papa Clemente VIII: considerata una delle donne più influenti e ricche di Roma, la principessa si avvalse dell’opera di Sassoferrato, che era giunto nella capitale soltanto da pochi anni, per la realizzazione della tela che, sull’altare della chiesa di Santa Sabina, avrebbe dovuto sostituire una composizione attribuita a Raffaello donata al cardinale Francesco Barberini. Con questa prestigiosa commissione, il Salvi si confermava come uno degli artisti più apprezzati da una eletta committenza che gli riconosceva il merito di aver saputo elaborare una visione originale delle tematiche religiose, in linea con gli indirizzi relativi all’arte sacra elaborati in occasione del Concilio di Trento.

L’arrivo a Sassoferrato di queste due opere contribuisce ad accrescere l’interesse nei riguardi della mostra non soltanto per gli studiosi, che per la prima volta potranno effettuare confronti diretti fra le sue tele, ma anche per gli appassionati che, percorrendo gli ambienti del Palazzo degli Scalzi, saranno in grado di apprezzare la qualità e la ricercata perfezione formale dei dipinti del Salvi a partire dai numerosi disegni preparatori prestati dalla regina Elisabetta II: si tratta insomma di una mostra che, contando su una originale proposta scientifica, è riuscita nell’impresa di riportare nella città di origine del pittore molte delle sue opere disperse nel mondo.

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