Fabriano

Filiberto Dri della Ristopro: «Forza Fabriano, scendiamo dalle montagne russe»

Lunga chiacchierata con il giocatore biancoblù in vista della partita di domenica 17 dicembre in casa contro il quotato Pescara. «Importante trovare maggiore costanza di rendimento durante la partita», dice il friulano, che poi si racconta al nostro taccuino

Filiberto Dri di potenza contro Meschini in Fabriano-Perugia della settimana scorsa (foto di Martina Lippera)

FABRIANO – «Domenica contro Pescara sarà una partita importante: un risultato positivo ci consentirebbe di andare verso la conclusione del girone d’andata in maniera più tranquilla. Sarà importante l’approccio alla gara. E dovremo cercare di evitare le… montagne russe di rendimento che ci capitano durante la partita».

Filiberto Dri è uno che va diritto al punto quando parla. Del resto, l’esterno friulano, classe 1989, è uno dei giocatori più esperti della Ristopro Fabriano, che affronta questo campionato di serie B da neopromossa, per cui il suo atteggiamento deve essere da guida per la truppa biancoblù.

La chiacchierata con Filiberto Dri in vista della partita contro i forti abruzzesi (domenica 17 dicembre al PalaGuerrieri di Fabriano, ore 18) è l’occasione per conoscerlo meglio, anche perché si tratta dell’ultimo arrivato in casa Ristopro Fabriano, a metà ottobre, chiamato dalla società per irrobustire l’organico. Dieci partite per lui, finora, al ritmo di 13,7 punti di media in 30,6 minuti di utilizzo.

Filiberto, iniziamo col parlare un po’ di te dall’inizio?
«Sono nato a Cividale del Friuli, ma sostanzialmente sono udinese di Tricesimo, dove vivo. Vengo da una famiglia di sportivi, sia da parte di madre che di padre in molti andavano a cavallo, anche a livello nazionale. Io da piccolo ho provato un po’ tutte le discipline: karate, calcio, atletica…».

E la folgorazione del basket quando è arrivata?
«Il classico canestro sotto casa, con il quale giocavamo io e mio fratello: la passione è scattata così. Ha fatto seguito il settore giovanile a Tarcento, Tricesimo e quindi nella società Cbu Udine, che faceva reclutamento nella zona, e dalla cui fucina di quel periodo sono usciti parecchi giocatori, tra cui Antonutti, Fabio Mian, Ferrari…».

E ovviamente Dri. Ma per un udinese, il basket fa rima con Snaidero, giusto?
«Esatto. Per tre stagioni, tra il 2004 e il 2007, sono stato aggregato alla prima squadra in serie A1 (con 32 presenze totali e il gusto di andare a referto per due volte, rispettivamente con 1 e 2 punti sempre dalla lunetta, nda), esperienze indimenticabili con coach Cesare Pancotto e giocatori del calibro di Jerome Allen e Mike Penberthy, tanto per citarne alcuni. In quel periodo ricevetti anche le convocazioni nelle Nazionali giovani da parte di coach Gaetano Gebbia».

E poi, com’è proseguita la tua carriera?
«Valenza, Verona, Rieti, Castelletto Ticino, Legnano, di nuovo Udine, Costa Volpino, Cassino, Oleggio… sempre tra B1 e B2 (o i vari nomi che hanno assunto queste categorie nel corso degli anni, di fatto terza e quarta serie nazionale, nda) fino alla serie A2 a Imola nel finale della scorsa stagione (con 4,6 punti di media, nda)».

Arriviamo, dunque, all’estate scorsa…
«Si erano aperte delle possibilità per far parte della squadra di Roseto in A2, poi non concretizzatesi, e quindi mi sono allenato due settimane a Montegranaro, sempre in preparazione per la A2. A quel punto c’è stata la possibilità di venire a Fabriano e sono stato contento di questa scelta».

Esperienze in tante piazze, finora, nella tua carriera. Escludendo quella in corso a Fabriano – di cui parleremo dopo – quali annate ricordi con maggiore entusiasmo?
«Sicuramente la vittoria del campionato di serie B a Verona con la promozione in A Dilettanti nel 2008/09 (per Dri 9,1 punti di media, nda). Riuscimmo a riportare entusiasmo in una piazza storica come Verona, con quattromila persone al palazzetto nella finale contro Padova. Rimpiango il fatto che ero troppo giovane in quel momento per gustarmi in pieno ciò che avevamo ottenuto, adesso avrei vissuto un’esperienza del genere in maniera diversa, essendo più consapevole di cosa c’è dietro la vittoria di un campionato».

E poi?
«Il ritorno a Udine nel 2013/14 (per lui 12,3 punti di media, nda), giocare per la propria città è sempre una sensazione particolare. E’ stata un’esperienza importante, un buon campionato, terminato con l’eliminazione nella semifinale per la promozione in A Dilettanti dopo aver fatto fuori Treviso».

A livello numerico individuale, la tua stagione “top” è stata a Oleggio in B con 16 punti di media nella prima parte del campionato scorso. L’esperienza che invece ricordi con meno piacere?
«Sono stato bene in ogni posto in cui ho giocato. Forse solo il periodo a Rieti è stato meno piacevole: non che mi sia trovato male in quella piazza, ma per alcuni motivi di salute e per la complicata situazione in cui si trovava la società».

C’è qualcuno in particolare che è stato importante nella tua crescita di giocatore?
«Penso a coach Goran Bjedov, che ho avuto sia a livello giovanile sia nella mia prima esperienza senior a Valenza. Possiamo dire che sia stato il mio mentore e ricordo con piacere anche alcuni allenamenti individuali nella sua Zagabria».

Filiberto Dri e il basket: che rapporto c’è?
«È il mio lavoro, per cui lo ritengo molto importante. Sono dell’idea che noi giocatori siamo dei privilegiati, visto che corriamo dietro ad un pallone. Una passione che richiede ovviamente sacrifici e impegno per farla bene. Per il resto, mi piace stare in palestra e con i compagni, vedo molte partite in tv, preferisco l’Eurolega ma anche A1 e A2, la Nba dai play-off in poi. Insomma, mi tengo informato un po’ su tutto, ma il giusto, senza esagerare».

E quali sono o sono stati i tuoi punti di riferimento cestistico?
«Se parliamo di mito, penso a Drazen Petrovic, per tecnica ed etica del lavoro. Per il resto, giocatori da imitare non ne ho mai avuti».

Dunque quali sono le tue caratteristiche sul parquet?
«Da giovanissimo mi è sempre piaciuto buttarmi dentro a testa bassa, molto uno contro uno. Con il passare degli anni sto tendendo ad allontanarmi un po’ di più da canestro».

Il tuo marchio di fabbrica? Cioè, quali sono le soluzioni offensive che preferisci?
«Mi piace il palleggio arresto e tiro, un fondamentale che ritengo molto utile, ma che si insegna e si vede sempre meno. Per il resto, cerco di essere più concreto possibile, senza inutili palleggi. In attacco penso di saper fare un po’ di tutto. Ovviamente ho delle lacune che conosco e sulle quali cerco sempre di migliorare».

Lasciamo per un attimo il basket. Chi è Filiberto Dei fuori dal parquet?
«Mi piace stare in compagnia, viaggiare durante l’estate, come prossima meta penso a Bali, leggere biografie sportive…».

Carattere?
«Introverso e un po’ “rompi” all’inizio, poi quando prendo confidenza credo di essere più simpatico… o almeno lo spero!».

E veniamo alla stagione in corso qui a Fabriano con la Ristopro. Che ci racconti?
«Allora, a livello societario ho trovato un ambiente ottimo, fatto di persone che hanno passione e cercano in tutti i modi di metterci a nostro agio. Il calore e la partecipazione del pubblico è un’altra caratteristica di Fabriano che mi fa particolarmente piacere. Lo staff è preparato e all’altezza del compito. La squadra ha molta voglia di impegnarsi e di allenarsi, ci sono dei limiti che cerchiamo di superare, credo che prima o poi i risultati arriveranno e che potremo raggiungere l’obiettivo della permanenza in serie B. C’è stato un periodo in cui abbiamo centrato tre vittorie ravvicinate che forse hanno alzato un po’ troppo le aspettative dell’ambiente, seguito da una fase di difficoltà in cui non sempre siamo riusciti a fare le cose che volevamo. Ecco, dobbiamo rimanere con i piedi per terra».

Nelle ultime due partite, poi, è arrivata una vittoria e una sconfitta negli scontri diretti con Perugia e Cerignola…
«Credo comunque che ci sia stato un netto miglioramento su come stiamo in campo. Abbiamo ancora degli alti e bassi di rendimento nel corso delle singole partite, una sorta di “montagne russe” che dobbiamo assolutamente evitare, ma non è facile capire la causa di tutto ciò. L’importante è andare avanti con fiducia e con un atteggiamento positivo, sia in partita che durante l’allenamento settimanale».

A livello individuale, le cifre parlano di una tua crescita di rendimento nelle ultime quattro partite al ritmo di 16,3 punti di media e sempre top-scorer di squadra. Vuol dire che il tuo inserimento è ormai completato?
«Direi piuttosto che abbiamo trovato un migliore equilibrio a livello di squadra, con distribuzione dei tiri e quattro o cinque giocatori sempre in doppia cifra. Poi, sì, mi sento anche bene fisicamente».

E arriviamo alla prossima partita, domenica, in casa contro Pescara, 16 punti in classifica rispetto agli 8 di Fabriano. Che partita sarà?
«Sarà una partita importante, del resto come tutte per noi che dobbiamo salvarci. Un risultato positivo ci consentirebbe di andare verso la conclusione del girone d’andata in maniera più tranquilla. Sarà importante l’approccio alla gara e affrontare il match in modo battagliero. Pescara, allenata da Stefano Rajola, è una squadra che ha nel ritmo la sua principale caratteristica, tanta corsa e tiro. Sarà nostro compito contrastarla nel migliore dei modi».

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