Fabriano

Fabriano: i dubbi e le richieste di Cgil-Cisl-Uil in campo sanitario

Audizione dei rappresentanti delle parti sociali del comprensorio innanzi alle Commissione Consiliare Sanità della regione Marche. Chiesta una netta inversione di tendenza per la sanità territoriale. Nessun accorpamento definitivo, assunzioni e stabilizzazioni, integrazione con l’Umbria

Medici in corsia

FABRIANO – Audizione dei rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil del comprensorio di Fabriano innanzi alla Commissione Consiliare Sanità della regione Marche. Chiesta una netta inversione di tendenza per la sanità territoriale. Nessun accorpamento definitivo, assunzioni e stabilizzazioni, integrazione con l’Umbria. «La chiusura dell’Ostetricia presso l’ospedale di Fabriano ha assunto una evidente funzione di detonatore del malessere e delle proteste», scrivono le parti sociali.

Le organizzazioni sindacali evidenziano come da tempo «vi sia l’assenza di investimenti tecnologici a Fabriano e ci tocca ora leggere di una pianificazione economica che chiede all’Asur un risparmio (sul 2019) di 6,8 milioni sul costo del personale, dei quali ben 4,4 a carico della sola AV2. Le conseguenze non potranno che essere pesanti e potrebbero diventare devastanti proprio per l’area montana: è evidente, infatti, che questo porterà ad una ulteriore riduzione dei servizi offerti (ospedalieri e non), proprio quando già alta è l’insoddisfazione causata da tagli e riduzioni realizzati negli anni precedenti».

Si torna a chiedere assunzioni e la proroga di tutti i contratti a tempo determinato in scadenza per sostenere il Piano ferie che partirà a giugno altrimenti «rischia di essere l’avvio di un peggioramento diffuso che pesa in maniera ancor più incidente su Fabriano e sulla zona montana: qualcuno, oggi, può impegnarsi a garantire l’acquisizione almeno di quei 26 infermieri e 6 OSS che servirebbero a non peggiorare ancora l’offerta sanitaria in area montana? Qualcuno può impegnarsi affinché ferie non significhino in realtà ulteriori accumuli di straordinari per il personale residuo? Quali garanzie di tutela si offrono ai cittadini di Fabriano e dintorni?», le domande poste in sede di audizione.

Quindi, un accenno al Punto nascita dell’ospedale di Fabriano e al reparto di Pediatria, con una serie di interrogativi per altri reparti. «Scelte che hanno ferito profondamente una comunità e le soluzioni possono ancora essere ricercate, ma occorre andare oltre e leggere le altre opportunità e necessità. Che cosa ostacola la permanenza di una struttura di Pediatria, anche in assenza del Punto nascita? Non certo la normativa vigente; l’ospedale vive anzitutto attorno alla effettività dell’attività operatoria, chi garantisce che non si proceda a ritroso, guardando a strutturazioni del passato, riaccorpando le U.O. chirurgiche e spianando la strada ad un abbassamento delle specializzazioni? Qualcuno ricorda che Fabriano è sede di eccellenze in ambito sanitario, a cominciare da Oculistica? Con l’arrivo del Piano ferie, sembra concretizzarsi l’ipotesi di riduzione d’attività della U.O. di Medicina, chi garantisce che a fine estate i servizi siano pienamente reintegrati? L’area montana soffre più d’altre i fenomeni demografici d’invecchiamento: va ribadita la difesa della rete di lungo-degenze, RSA e Hospice, pensando anzi ad un suo rafforzamento».

Infine, un accenno anche al Pronto soccorso del presidio ospedaliero di Fabriano. «Oggi arriva a coprire un’area che va anche oltre quella propria e qualsiasi indebolimento della retrostante struttura ospedaliera sarebbe esiziale. La U.O. di Rianimazione non può dunque essere messa in discussione. Non si possono includere irragionevoli operazioni di accorpamento che trovino spiegazione unicamente nei libri contabili. I cittadini hanno diritto a veder tutelate le loro esigenze di cura entro ambiti che siano ragionevolmente definiti, anche in base a orografia e caratteristiche del sistema viario. Qualsiasi idea che non tenga conto di tali elementi non ha i caratteri di equità e universalità necessari: non può dunque che essere respinta», la secca presa di posizione.

In coda, un suggerimento. «Con l’Umbria, a partire dalla presenza dell’ospedale di Branca, è possibile e necessario costruire una progettazione condivisa, uno “spazio socio-sanitario della montagna” che: valorizzi le reciproche disponibilità ed eccellenze; riduca i costi della mobilità passiva trasformandoli in elementi di investimento; acquisisca le forme, anche profondamente innovative, di un progetto integrato di tutela della salute per l’area interna/montana di Fabriano. In altre parole: dia consistenza materiale a quello che è un diritto di cittadinanza fondamentale costituzionalmente garantito».

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