Fabriano

Fabriano, Fondazione Carifac riflette sul ruolo dei corpi intermedi

Il compito oggi delle Fondazioni di origine bancarie è quello di saper intercettare i nuovi bisogni della società. Ecco i temi affrontati durante la presentazione del libro del presidente Fondazione CR Torino, Giovanni Quaglia

Giorgio Righetti, Alessandro Moscé, Giovanni Quaglia e Marco Ottaviani

FABRIANO – Il ruolo oggi delle Fondazioni di origine bancarie e, in generale, dei corpi intermedi, è quello di saper intercettare i nuovi bisogni della società. È stato questo uno dei temi trattati durante l’iniziativa promossa dalla Fondazione Carifac di Fabriano nei giorni scorsi.

L’incontro “La forza della società, comunità intermedie e organizzazione politica” ha visto due illustri relatori Giovanni Quaglia presidente della Fondazione CRTorino, autore del libro che ha dato il titolo all’incontro, e Giorgio Righetti direttore generale dell’Acri discutere assieme. A moderare l’incontro, Alessandro Moscè, poeta, scrittore e giornalista di Fabriano.

Ad aprire la discussione il presidente della Fondazione Carifac, Marco Ottaviani, che dopo aver salutato i numerosi presenti nella sala assemblee di via Gioberti – a partire dai vertici della Fondazione CR di Cuneo, il presidente Giandomenico Genta e il suo vice Giuliano Viglione; il segretario generale della Fondazione CR di Foligno Cristiano Antonietti; il presidente della Fondazione di Perugia Giampiero Bianconi; il presidente della Fondazione di Spoleto Sergio Zinni; il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli, e molti avvocati del foro cittadino – ha evidenziato come ci si trovi attualmente in una fase di ricerca di disintermediazione. «Per questo, quale può essere il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria?».

Partendo da questo interrogativo, il presidente Giovanni Quaglia, ha affrontato l’argomento. «Tutto è iniziato da una riflessione sul codice di Camaldoli, una serie di idee per far rinascere l’Italia dopo il Fascismo. Da queste 99 preposizioni ho deciso di estrapolare alcune indicazioni sulle quali si potesse riflettere oggi per recuperare una dimensione nuova dei cosiddetti corpi intermedi quali partiti, sindacati, ordini professionali, associazioni di categoria. Un tempo luoghi dove si discuteva del futuro e che, invece, hanno perso la loro mission diventando corporativismo. Del resto, la nostra Costituzione pone sullo stesso piano le persone e le aggregazioni sociali di cui fa parte.

Per questo credo che le Fondazione bancarie debbano assurgere al ruolo di nuove comunità intermedie dove si ascolta, si discute, possibilmente si condivide, si danno supporti alle Istituzioni elettive che hanno la priorità, ma che alle quali le Fondazioni possono dare un supporto in termini di competenze, progettualità e finanziamenti, da condividere con il territorio e le comunità. C’è una forte domanda di territorio, nelle comunità locali, c’è la forza per resistere e dare indicazioni nuove per le generazioni future per il conseguimento del bene comune. A qualunque livello di responsabilità, se ci sentiamo parte della società, abbiamo il dovere di allearci, fare squadra, rete, nell’ottica del raggiungimento del bene comune. Nel dare c’è molta gratificazione, forse più che nel ricevere».

Gli ha fatto eco il direttore Giorgio Righetti, ricordando come sia importante capire il motivo per cui le Fondazioni bancaria abbiano titolo per parlare di corpi intermedi. «Il fascismo temeva il pluralismo e la partecipazione, che connota il corpo intermedio, per questo si è reso protagonista di una serie di leggi tese a limitare proprio questi due valori fondanti. Le Fondazioni di origine bancarie entrano in questo discorso perché sono corpi intermedi normati con la Legge 153 del 1999, sono soggetti privati autonomi dotati di piena autonomia statutaria. Sono un luogo in cui il pluralismo si concretizza perché si ha questo obiettivo all’interno dell’organo di indirizzo che è indipendente.

La seconda motivazione è che le Fondazioni svolgono il ruolo di sostegno e rafforzamento degli altri corpi intermedi, basti evidenziare alcuni dati: oltre il 15% del Terzo settore designa i componenti degli organi di indirizzo delle 88 Fondazioni di origine bancaria. 1 miliardo di euro erogato dalle Fondazioni, di cui il 70%, è destinato a Enti del Terzo settore; le Fondazioni sono fra i maggiori sostenitori dei centri di servizio del volontariato, circa 50milioni di euro. Acri ha rafforzato e realizzato importanti iniziative con il Terzo Settore: fondazione con il Sud per lenire la sperequazione fra le Fondazioni del nord e del centro, con quelle del sud. E ancora, il fondo per il contrasto alla povertà minorile insieme al Forum nazionale del Terzo settore».

Subito dopo un partecipato dibattito, il presidente Ottaviani ha concluso l’incontro. «Collaborazione e comunità per le Fondazioni di origine bancaria. E questo si esplica attraverso il sostegno al Terzo settore e facendo rete fra di loro per creare valore e perseguire il bene comune».

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