Fabriano

Fabriano: le “Big” vogliono ripartire, la Fiom dice «no»

In attesa delle decisioni del Governo Conte, le multinazionali del territorio hanno già avvisato i propri dipendenti fissando i turni di lavoro da dopo Pasquetta

Tiziano Beldomenico e Pierpaolo Pullini

FABRIANO – Le imprese di Fabriano scaldano i motori e si preparano alla ripartenza fissata per il 14 e 15 aprile. Faber, Elica, Whirlpool ed Electrolux, vogliono tornare a produrre. In attesa delle decisioni del Governo Conte, sono giunte agli operai delle “Big” del distretto economico fabrianese, orari e turni relativamente alle ripartenze, dopo lo stop prolungato come deciso a livello nazionale per le attività non strategiche.

La Faber è pronta a riaprire il sito della Berbentina il 14 aprile. Il giorno successivo, stessa decisione, presa da Elica e Whirlpool per gli stabilimenti di Fabriano ed Electrolux per il sito di Cerreto D’Esi. A queste, si aggiunge la riapertura anche dello stabilimento di Albacina della Ariston Thermo Group, dopo che in questa settimana si era già tornati a lavoro a Genga, Arcevia e Cerreto. E al Gruppo Fedrigoni che, essendo un’attività con codice Ateco, quindi strategica, non si era mai fermata. La Fiom di Ancona non ci sta.

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Queste le intenzioni al netto delle nuove decisioni che saranno prese dal Governo Conte entro il 13 aprile prossimo. Ma anche a fronte di un’eventuale prosecuzione dello stop per le attività non strategiche, le realtà produttive del fabrianese – come tantissime altre in provincia di Ancona – possono inviare autocertificazione in Prefettura e partire, in attesa di eventuali controlli. Naturalmente, tutte le aziende hanno approvato i protocolli di sicurezza: misurazione della temperatura corporea a distanza; garantite distanze di almeno un metro e mezzo in tutti i reparti e nelle zone comuni come mensa, spogliatoi e aree break; laddove non fosse possibile mantenere questo spazio sono state rese obbligatorie le mascherine, fornite anche agli esterni, come ad esempio gli autotrasportatori.

Ma la Fiom di Ancona, non ci sta. «Significa mettere a rischio il rallentamento dei contagi. Allo stato attuale nessun protocollo di sicurezza messo in piedi dalle aziende può dare la certezza del fatto che, anche se perfettamente applicato, la possibilità di propagazione del virus sia nulla. In questo momento, la vita e la salute delle persone devono venire prima delle esigenze di mercato». In cosa, una stilettata a Confindustria, un appello alla Prefettura di Ancona e una promessa. «Mentre la Confindustria, comodamente dal divano di casa, vuol dettare la linea imponendo ai lavoratori di tornare in fabbrica, mettendo a rischio la propria salute, chiediamo alla Prefettura di Ancona di intervenire per fermare questa deriva produttivistica a favore di una condizione più umana e avvisa le imprese che si farà tutto quanto in nostro potere per il rispetto più rigoroso possibile e stringente delle indicazioni per la tutela e la salvaguardia delle persone». 

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