Fabriano

La rabbia delle ditte sub-appaltatrici di Astaldi in scena a Fabriano

Circa 100 tir che sono partiti da Fossato di Vico lungo la SS 76, percorrendo a marcia ridotta il tratto interessato dai lavori fermi da luglio 2018 per le difficoltà finanziarie legati al contraente generale. Dopo la manifestazione, l'assemblea pubblica all'ex sede della Comunità montana

Tir fermi a Fabriano

FABRIANO – «Chi lavora deve essere pagato. Finiamola» e «Altri sono il problema, noi siamo la soluzione», questi i due slogan scelti dagli organizzatori della manifestazione di oggi, 7 marzo, organizzata dalle ditte sub-appaltatrici di Astaldi nell’ambito del cantiere per il progetto Quadrilatero.

Circa 100 tir che sono partiti alle 8:30 da Fossato di Vico lungo la SS 76, percorrendo a marcia ridotta, tutto il tratto interessato dai lavori fermi da luglio 2018 per le difficoltà finanziarie legati al contraente generale, Astaldi. Sono arrivati a Serra San Quirico, scortati dalle forze dell’ordine, e i disagi alla circolazione sono stati notevoli.

Il corteo partito da Fossato di Vico

Successivamente, una delegazione di dieci mezzi pesanti è uscita allo svincolo di Fabriano Est per dirigersi nello spazio antistante l’ex sede della Comunità montana per un’assemblea pubblica. Presenti i rappresentanti delle Regioni Marche e Umbria, molti sindaci dei comuni umbri e del fabrianese, i massimi vertici delle associazioni di categoria: Ance, Confartigianato, Confcommercio, Cna, delle due Regioni.

Il consigliere regionale Marche del Pd, Enzo Giancarli e l’assessore regionale umbro Chianella, hanno evidenziato come le due Regioni abbiano una duplice priorità, «completare l’opera e fare in modo che le ditte sub-appaltatrici vengano pagate rispetto ai circa 40milioni di euro che vantano nei confronti di Astaldi. Non ci siamo rassegnati a questo stato di cose. I presidenti Catiuscia Marini e Luca Ceriscioli non sono presenti perché oggi alle 14, a Roma, si svolgerà un incontro fra Regioni, Anas e Quadrilatero. Ma sono al vostro fianco».

I rappresentanti degli organizzatori della protesta

Gli organizzatori della manifestazione di oggi hanno chiesto scusa per i disagi creati. «Ma non avevamo un altro modo per far comprendere ciò che sta accadendo per molte aziende di Marche e Umbria. A marzo i lavori non riprenderanno, basta con gli annunci che si ripetono mese dopo mese. Non è nostro costume creare disagi, ma le imprese sono una parte della risoluzione del problema. Siamo tutti vittime, incolpevoli, di quanto sta accadendo.

Dal 2003, è iniziata una vera e propria odissea. Tre fallimenti dei contraenti generali che stanno determinando una serie di problematiche che sono sotto gli occhi di tutti. Lasciato sul campo disoccupazioni, debiti, minacciando la nostra struttura imprenditoria. È evidente che qualcosa non ha funzionato. Stiamo parlando di circa 40 aziende coinvolte e mille dipendenti. Non tavoli di crisi, ma task-force per trovare le soluzioni. Si può fare presto solo se si rimettono in moto le imprese che fino a oggi hanno lavorato con competenza e rapidità. Noi siamo pronti a fare sforzi e tornare nei cantieri, ma solo se c’è rispetto per le nostre aziende e che, quindi, sopravvivano», hanno spiegato gli organizzatori auspicando un fattivo intervento da parte del Governo.

L’assemblea pubblica

A prendere la parola anche il rappresentante del comitato Indecente 76 di Fabriano, Paolo Paladini. «Invitiamo i nostri rappresentanti politici, Patrizia Terzoni e Sergio Romagnoli, visto anche il fatto che sono parte della maggioranza di Governo e per di più hanno il ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, nelle stesse fila, a muoversi non a parole, ma con i fatti. A essere al nostro fianco per chiedere un Decreto d’urgenza, stile Genova, per completare l’opera e rispettare i diritti delle aziende creditrici».

A concludere, ancora gli organizzatori. «Non possiamo restare a guardare. Lo scenario è drammaticamente complesso ed è giusto che tutte le associazioni di categoria che hanno aderito a questa manifestazione facciano la propria parte. Il piano, lacrime e sangue, presentato da Astaldi forse troverà il proprio compimento entro due anni, se va bene. Se questo è lo scenario, perché ancora si aspetta a proclamarla emergenza nazionale? Il Governo deve dare la stessa dignità concessa per il ponte di Genova. Bisogna farlo oggi, chi lavora deve essere pagato. Finiamola. Altri sono il problema, noi siamo la soluzione. Non abbiamo bisogno di inerzia. Servono i fatti: stato di emergenza di questi territori.

Grazie ai presidenti Ceriscioli e Marini perché sono impegnati in questa direzione, per questo non sono qui presenti. Sollecitiamo il Governo perché dia mandato ad Anas per intervenire con strumenti d’urgenza e ordinari, confrontandosi anche con la procedura concorsuale di Astaldi. Pagare chi ha lavorato, non va contro le norme. Non tavoli di crisi, ma task-force per trovare le soluzioni. Si può fare presto solo se si rimettono in moto le imprese che fino a oggi hanno lavorato con competenza e rapidità. Noi siamo pronti a fare sforzi e tornare nei cantieri, ma solo se c’è rispetto per le nostre aziende e che, quindi, sopravvivano. Impariamo a lavorare insieme per arrivare in fondo, finiremo la strada e non lasceremo indietro nessuno».

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