Fabriano

Fabriano: il 2020 non sarà allietato da nessun primo nato all’ospedale Profili

E questo non perché non ci siano più figli da far nascere in città, ma semplicemente perché dal febbraio scorso è stato ufficialmente chiuso il Punto nascita

La manifestazione in difesa del Punto nascita di Fabriano
La manifestazione in difesa del Punto nascita di Fabriano

FABRIANO – Nessun primo vagito nel 2020 per Fabriano. È la prima volta, da decenni, che il nuovo anno non è allietato con una nuova nascita. E questo non perché non ci siano più figli da far nascere in città, ma semplicemente perché dal febbraio scorso è stato ufficialmente chiuso il Punto nascita dell’ospedale Engles Profili. Quindi, D451, l’indicatore nel codice fiscale di chi nasce a Fabriano, non esiste più.

Una chiusura che ha agitato fortemente le acque a Fabriano. È stata organizzata una partecipata manifestazione e promosso anche l’iter giudiziario per arrivare alla revoca della delibera della Giunta regionale con la quale si è dato corso alla chiusura del Punto nascita del presidio ospedaliero di Fabriano. Ma tutto si è rivelato inutile. Da mesi, ormai, i genitori fabrianesi sono costretti a far nascere i propri figli all’ospedale di Branca in Umbria, o a Jesi, solo per citare i più vicini.

Polemiche, tante, per le condizioni della strada, la famigerata SS. 76, oggetto di un infinito cantiere legato al progetto Quadrilatero, maxi lotto n. 2, raddoppio della strada da Fabriano a Serra San Quirico. Tredici chilometri circa da percorrere a 40 km/h e, se si ha la sfortuna di incappare in camion o, peggio ancora, anche in un banalissimo incidente, i tempi di percorrenza possono tranquillamente arrivare a 30 minuti e oltre. Si comprende bene, quindi, che una donna in travaglio rischia di dare alla luce il proprio figlio nelle gallerie.

Lo comprende chiunque, ma non la politica a livello regionale. Visto che ha dato corso a quanto prevede l’accordo Stato-Regioni per la soppressione dei Punti nascita che non raggiungono la soglia dei 500 parti l’anno. È il caso di Fabriano che è stato chiuso nonostante la città sia inserita all’interno del cosiddetto “cratere sismico” per il terremoto del Centro Italia del 2016 e che abbia oggettive criticità legate alle infrastrutture viarie. Neppure la politica nazionale ha ascoltato le istanze provenienti da questo territorio, visto che della fantomatica rivisitazione dei criteri di apertura promessa dall’allora ministro Giulia Grillo entro fine anno, non vi è ancora traccia. C’è da dire che nel frattempo il Governo giallo-verde è stato soppiantato da quello giallo-rosso, ma il risultato non sembra cambiare. Non lo hanno compreso neppure i giudici del Tar Marche che non solo non hanno concesso la sospensiva all’ordinanza di chiusura, ma anche nel merito la hanno bocciata. Forse ci si rivolgerà al Consiglio di Stato, ma non sembrano esserci molte speranze. Resta, quindi, da evidenziare che a Fabriano il 2020 non è stato salutato da alcun vagito di neonato all’interno dell’ospedale cittadino. Un brutto segno, l’ennesimo per un territorio martoriato da oltre dieci anni di crisi economica.

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