Fabriano

Elica e Premio Ermanno Casoli, presentata l’installazione vincitrice

Nel workshop che si è tenuto lo scorso giugno, i 20 partecipanti, tutti dipendenti di Elica, coadiuvati da Diego Agostini, sono stati invitati dall’artista a lavorare sull’individuazione di parole tratte dal linguaggio manageriale di uso quotidiano

Elena Mazzi insieme a tutti i partecipanti

FABRIANO – Inaugurata questa mattina, 22 novembre, nella sede Elica di Fabriano l’opera Mass age, message, mess age, realizzata dall’artista Elena Mazzi per la XVII edizione del Premio Ermanno Casoli, uno dei più importanti riconoscimenti nel campo dell’arte contemporanea in Italia.

«L’arte intesa come forma di creatività – afferma Francesco Casoli, Presidente Elica – produce innovazione, per questo crediamo fortemente nella contaminazione tra arte ed impresa. Abbiamo potuto toccare con mano i benefici di tale rapporto grazie ai tanti progetti realizzati con i nostri dipendenti fino a diventare un modello di riferimento in questo ambito».

Nel workshop che si è tenuto a Fabriano lo scorso giugno, i 20 partecipanti, tutti dipendenti di Elica, coadiuvati da Diego Agostini (trainer specializzato in formazione manageriale della società Commitment), sono stati invitati dall’artista a lavorare sull’individuazione di parole tratte dal linguaggio manageriale di uso quotidiano. Lo scopo era quello di creare un glossario da utilizzare per una versione appositamente modificata del gioco del telefono senza fili, dando un esempio pratico delle condizioni di interruzione e distrazione in cui un messaggio può incorrere quando deve passare dal mittente al destinatario.

Riguardo al lavoro di Elena Mazzi, Marcello Smarrelli  – direttore artistico FEC e  curatore del Premio –  sottolinea come «l’opera realizzata riaffermi l’attenzione dell’artista verso le pratiche dell’arte partecipativa o context specific, dando ulteriore conferma della sua particolare abilità nell’attivare percorsi virtuosi di collaborazione con gruppi e istituzioni che, a vario titolo, promuovono forme di partecipazione civica, progetti di ricerca collaborativa, esperimenti di educazione alternativa e campagne di sensibilizzazione su questioni socio-politiche, tutti temi molto cari alla nostra Fondazione».

I partecipanti hanno creato dei dispositivi per facilitare o intralciare la comunicazione verbale, utilizzando l’assemblaggio, creativo ma funzionale, di oggetti costruiti con i materiali che caratterizzano la produzione di Elica. Oggetti e parole sono confluiti in un’installazione ambientale dal titolo Mass age, message, mess age: una scultura composta da due elementi fusi in alluminio, sintesi dei dieci dispositivi di comunicazione prodotti durante l’attività di formazione e un murales che riporta le parole selezionate e “giocate” durante la performance del telefono senza fili.

«Nelle aziende è sempre più forte l’esigenza di sviluppare competenze di flessibilità e apertura mentale – conclude Enrica Satta, Vice President Corporate & Strategy di Elica – fondamentali per affrontare la complessità e i continui cambiamenti imposti dai contesti globali e dalla tecnologia digitale. L’arte contemporanea è un formidabile strumento capace di sensibilizzare le persone all’utilizzo di molteplici lenti per leggere la realtà aziendale e un prezioso alleato per ripensare a modelli di lavoro consolidati divenuti obsoleti e poco efficaci per affrontare presente e futuro».

Emozionata, l’artista Elena Mazzi. «Mass age, message, mess age è un progetto che abbraccia tematiche complesse – la comunicazione in tempo di rivoluzione, le sue tecniche e strategie e in particolare la possibilità di errore durante la trasmissione di un messaggio -, ma che rispondono all’esigenza di individuare le dinamiche e, facendo un passo indietro, le linee guida che sottendono al fare rivoluzione (qui inteso nell’accezione più scientifica del termine, ossia di movimento, rotazione, cambiamento) per comprenderne gli elementi fondamentali da applicare a tutti gli ambiti della vita. Ho pensato al lavoro come a un laboratorio aperto, dove insieme al gruppo di lavoro si definisce un ‘vocabolario della rivoluzione’, da utilizzare poi in un secondo momento all’interno di una performance ispirata al gioco del telefono senza fili. Nel caso specifico di Elica, a seguito della parte di dibattito sulle parole da tenere in considerazione, ogni partecipante è stato invitato a costruire uno strumento di comunicazione a partire da scarti dell’azienda. Gli strumenti sono poi stati utilizzati per passarsi le parole durante il gioco del telefono senza fili. Quindi, ho realizzato l’installazione in alluminio che è stata la sintesi di queste auto-costruzioni, mentre le tracce del nuovo vocabolario realizzato insieme rimarranno, impresse con degli stencil colorati, sulla grande parete della Piazzetta interna di Elica, dove il workshop ha avuto luogo».

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