Fabriano

Diasen, 20 anni di edilizia ecologica. Boccia (Confindustria): «Simbolo delle Marche»

Innovazione tecnologica e tradizione, crescita costante e sostenibilità: su queste parole si fonda la storia dell'azienda di Sassoferrato, festeggiata al Teatro Gentile di Fabriano

Vincenzo Boccia, Carlo Robiglio, Ermente Realacci, e Diego Mingarelli

FABRIANO – Innovazione tecnologica e tradizione, crescita costante e eco-stenibilità: su queste parole si fonda la storia di 20 anni di attività che Diasen, azienda di Sassoferrato leader nell’edilizia ecologica, ha voluto festeggiare a Fabriano, nell’elegante cornice del Teatro Gentile, alla presenza di illustri ospiti, a partire dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che ha sottolineato «il senso di comunità e di identità di un territorio come le Marche, che l’azienda incarna nei suoi valori più importanti».

Una storia raccontata con grande passione da Diego Mingarelli, presidente di un’azienda che trova le sue radici molto tempo fa, quando il bisnonno fondò un’impresa che faceva sapone.

«Conoscenza, confronto, green sono parole che fanno parte del DNA dell’azienda», ha detto Mingarelli ripercorrendo le tappe che hanno portato alla nascita della Diasen 20 anni fa e che l’hanno portata ad essere quella che è oggi.

«Siamo il risultato e il frutto di una scelta coraggiosa, quella di investire sulla sostenibilità dei nostri prodotti quando quasi nessuno, nel mondo dell’edilizia, lo credeva possibile e pochi erano quelli disposti a essere i pionieri e i precursori della scelta green. E noi abbiamo scelto di investire su una materia prima naturale e meravigliosa come il sughero, recuperando la tradizione antica e arricchendola di tecnologia e modernità, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni di benessere abitativo delle persone».

Il Teatro Gentile pieno per i 20 anni della Diasen

Un messaggio quello partito da Fabriano che parla alla filiera italiana del sughero, che vede nella Gallura in Sardegna il maggior sito di coltivazione italiano e che finora ha trovato il suo massimo utilizzo nella produzione di tappi per bottiglie di vino. Ed è proprio dagli scarti della lavorazione dei tappi di sughero che Diasen realizza i suoi prodotti di rivestimento di pareti interne ed esterne agli edifici.

Una filiera di nicchia dunque che, come ha affermato Carlo Robiglio, Presidente Piccola Industria di Confindustria, a margine del convegno «può diventare importante, come tutto ciò che oggi è sostenibile. E le piccole imprese sono molto più avanti di quanto si pensi sul tema dell’ecosostenibilità e del riciclo perché hanno capito anche prima di altri che fare efficienza è una modalità per essere competitivi sui mercati globali».

Un momento del talk

Alberto Peretti, Fondatore di Genius Faber ha sottolineato l’importanza della narrazione per ridare alle imprese del made in Italy la loro identità. «La storia di Diasen è fatta di lavoro, territorio, sostenibilità e persone».

A concludere, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. «Le Marche sono lo specchio del Paese», ha dichiarato parlando del gap infrastrutturale marchigiano: «Stiamo dicendo che le infrastrutture sono determinanti in tutto il Paese. L’Italia deve uscire da questa dimensione di Sud di qualcosa, ma deve essere centrale fra Europa e Mediterraneo. Le infrastrutture, per noi, sono un’idea di società, collegano territorio e includono persone. E, in particolare, collegano territori un po’ più periferici e marginali. Quindi, abbiano necessità determinante di infrastrutture a partire da Regioni come le Marche, ma occorre un piano organico totale per l’intero Paese». Il presidente Boccia ricorda come ci siano «peraltro risorse stanziate, disponibili. La partita è anche affrontare quella che abbiamo definito la questione temporale: in quanto tempo facciamo le cose che diciamo».

La platea del teatro Gentile

Parlando, infine, di eccellenze marchigiane, come la Diasen, il numero uno degli industriali ha ricordato come in Italia, ci siano «tante di eccellenze ed è il motivo per cui siamo la seconda manifattura d’Europa, abbiamo un’industria molto potente. Il punto è le potenzialità che avremmo come Paese se rimuovessimo parte dei deficit di competitività che abbiamo».

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