Fabriano

Sassoferrato: condanna di primo grado per ex impiegata dell’Agenzia delle Entrate

Una storia che è partita nel lontano 2011. Protagonista una donna, oggi 65enne, ritenuta colpevole dai giudici del Tribunale di Ancona e condannata a un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa, non menzione nel casellario giudiziario. Ecco come si è svolta la vicenda

Il Tribunale di Ancona
Il Tribunale di Ancona

SASSOFERRATO – Condanna in primo grado per ex impiegata dell’Agenzia delle Entrate residente a Sassoferrato. Il legale della donna preannuncia ricorso in Appello.

Una storia che è partita nel lontano 2011. Protagonista una donna, oggi 65enne, che lavorava all’Agenzia delle Entrate. La donna, sposata con un ristoratore, è stata giudicata colpevole – in Primo grado dal Tribunale di Ancona – per induzione indebita a dare o promettere utilità. Un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa, e non menzione nel casellario giudiziario. Questa la sentenza avverso la quale, il legale, Ruggero Benvenuto, ha annunciato ricorso in appello.

In pratica, la donna avrebbe minacciato il fornitore di generi alimentari del marito ristoratore, il quale aveva accumulato circa 10 mila euro di fatture non pagate. Il fornitore si è più volte presentato nell’attività dell’uomo per sollecitare il pagamento. Ad un certo punto, però, sarebbe stato minacciato dalla moglie di lui che avrebbe, secondo l’accusa, abusato della sua posizione di pubblico ufficiale, adombrando la possibilità di fare una segnalazione per una verifica fiscale.

Il fornitore non si è perso d’animo e si è recato dai carabinieri della stazione di Sassoferrato e della Compagnia di Fabriano per segnalare l’accaduto e di come la donna gli avrebbe fatto intendere che in caso di ulteriore sollecito di pagamento non sarebbe stata ferma, ma avrebbe inviato una segnalazione al fisco.

L’iter giudiziario, in Primo grado, è arrivato a sentenza nei giorni scorsi. L’ex impiegata è stata condannata a un anno e quattro mesi di reclusione. La pena è stata sospesa. E non è prevista la menzione nel casellario giudiziario. Adesso l’avvocato difensore, Ruggero Benvenuto, una volta lette attentamente le motivazioni della sentenza presenterà ricorso alla Corte di Appello. «Si va in appello. La donna rischiava dai 6 ai 12 anni. Sono state valutate attentamente tutte le nostre istanze esposte nella fase di dibattimento. Siamo fiduciosi nel ricorso perché è stato dimostrato che il reato non è stato consumato, ma solo tentato. Sono state anche riconosciute prevalenti le attenuanti richieste rispetto alle aggravanti contestate».

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