Fabriano

Il paziente uno di Sassoferrato è guarito ed è tornato a casa

Roberto Burani, operaio alla Faber, dopo 29 giorni, è riuscito a riabbracciare la moglie e le due bambine

Alessandra e Roberto Burani

SASSOFERRATO – Dal Coronavirus si può guarire, fortunatamente. E, finalmente, c’è notizia del primo contagiato di Sassoferrato che è riuscito a sconfiggere, con la grande bravura dei medici, il Covid-19. Si tratta della prima persona di cui si è avuta notizia del tampone positivo nel fabrianese, il 7 marzo scorso, Roberto Burani, 46enne operaio della Faber di Fabriano, azienda che fa parte del Gruppo Franke. L’operaio era ricoverato a Torrette di Ancona, era soggetto a malattie respiratorie e i medici anconetani hanno preferito, per poterlo curare al meglio, intubarlo per alcuni giorni. Quindi, il trasferimento per la degenza successiva a Civitanova Marche. Finalmente, il 2 aprile, la notizia delle sue dimissioni perché ufficialmente guarito.

Un caso che ha commosso e coinvolto tutta Sassoferrato, non solo perché è stato il primo tampone positivo della zona, ma per gli aggiornamenti forniti dalla moglie, Alessandra, che ha avvisato gli amici più stretti e tutti coloro che erano venuti a contatto con il marito, attraverso un messaggio vocale. Parole ferme, decise, ma dalle quali trasparivano sofferenza e preoccupazione.

Ad annunciare la notizia, ieri 3 aprile, il primo cittadino di Sassoferrato, Maurizio Greci. «Si comunica con grande gioia alla cittadinanza che il nostro concittadino, per primo risultato positivo al Covid-19 nel nostro Comune, è perfettamente guarito ed è stato dimesso, potendo così finalmente tornare a casa, all’affetto dei suoi cari. Il sottoscritto e l’Amministrazione comunale, a nome anche di tutta la comunità, gli danno un caloroso bentornato a casa», le parole del Primo cittadino.

«Il sole, per me è sorto due volte. All’alba, sul filo dell’orizzonte e a fine mattinata quando, davanti a Villa Pini a Civitanova, ho potuto abbracciare di nuovo mia moglie Alessandra», queste le prime parole dell’uomo guarito ufficialmente, dopo 29 giorni, e che ha potuto rivedere le sue due bimbe. Una battaglia lunga, quella che ha affrontato Roberto, iniziata con qualche linea di febbre. Il sospetto Covid è arrivato a inizio marzo, dopo essere entrato in contatto con qualcuno proveniente dalla Lombardia. Il ricovero nel reparto Malattie infettive di Torrette dove è stato anche intubato. «Non riuscivo a ricordarmi il perché ero lì, circondato da malati intubati con medici e infermieri che si muovevano intorno a noi con degli scafandri. Pensavo che avevo avuto un incidente e che avevo perso la mia famiglia finché un infermiere, un angelo, mi ha fatto vedere in video Alessandra e mi sono rasserenato: se vedevo mia moglie e mi sorrideva allora mi potevo fidare», ha raccontato Roberto.

«Quello che ho visto in Terapia intensiva, da lucido, le sofferenze dei malati, l’abnegazione del personale, mi rimarrà impresso a vita nella mente ed è lì che ho capito che dovevo aiutarmi da solo e che potevo aiutare gli altri liberando il mio posto letto», racconta. «Mi dicono che ero sedato, ma so che nella mia testa ho sentito tante volte la voce di Alessandra, anche quelle delle bimbe, ma più di tutto di Alessandra che in un modo distinto mi diceva: Roby tutto va bene». Infine gli ultimi giorni nel reparto no Covid a Civitanova dove ha seguito una terapia a protezione dei polmoni e dello stomaco, fino al doppio tampone negativo e il ritorno a casa.

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