Fabriano

Benvenuti a “Casa Janus Fabriano”

Coach Aniello: «Soluzione ottimale». Il tutto grazie all'idea e alla disponibilità dell'appassionato Don Umberto Rotili che ha rimesso in sesto la struttura e suona la carica: «Sosteniamo la squadra». Ecco la photo-gallery

Coach Daniele Aniello ci invita a visitare la nuova residenza della Janus Fabriano

FABRIANO – Una delle novità di questa stagione della Janus Fabriano Basket è, senza dubbio, il “Campus”. Ovvero, la foresteria che ospita i giocatori presso l’ex Seminario in cima a Via Serraloggia. Uno spazio enorme e appena restaurato, una sorta di “Casa Janus”, in cui gli atleti avranno la possibilità di vivere insieme durante la stagione agonistica.

Otto stanze – tra singole e doppie – che per il momento ospiteranno dieci persone (giocatori e il vice allenatore Nuno Tavares), ognuna dotata di bagno privato. Inoltre, una grande cucina comune, sala da pranzo, sala tv e riunioni, wi-fi in tutta la struttura.

«Ci è sembrata una soluzione ottimale per accogliere e far vivere insieme i giocatori, soprattutto i più giovani, alcuni dei quali impegnati per la prima volta lontano da casa in un campionato difficile come la serie B – spiega il coach Daniele Aniello, che ci guida alla visita della struttura insieme all’assistente Fabio Panzini. – E’, questo, un ulteriore segnale di crescita della società e della volontà di migliorarsi, un punto di riferimento importante».

I nuovi atleti biancoblù hanno preso possesso delle loro stanze ieri pomeriggio, giorno del raduno. Oltre ai giocatori della Janus, il “Campus” accoglierà presto anche alcuni giovani cestisti olandesi, portoghesi e inglesi che arriveranno a Fabriano all’interno del progetto IPA, acronimo che sta per “Italian Prep Academy”, portato avanti da alcuni anni dallo stesso coach Daniele Aniello, che prima aveva sede ad Ascoli Piceno, ora a Fabriano grazie anche alla disponibilità di questa ampia struttura.

«Si tratta di un progetto di formazione cestistica rivolto a ragazzi stranieri, della durata di uno o più anni – lo descrive Aniello. – Un periodo durante il quale questi giovani giocatori hanno la possibilità di vivere una esperienza intensa di basket che nel loro paese non avrebbero potuto fare, seguiti dai nostri tecnici e con la possibilità di fare pratica nel settore giovanile Basket School o nella squadra Bas Boys Fabriano che milita in Promozione».

Ma come si è arrivati alla creazione del “Campus”? Anche in questo caso, come in tante altre belle iniziative sorte in città negli ultimi anni, c’è lo zampino di Don Umberto Rotili, giovane (41 anni) e intraprendente parroco della parrocchia della Misericordia di Fabriano. Ebbene, Don Umberto è anche rettore dell’Ente Seminario Diocesano, proprietario – appunto – dell’ex Seminario, della Domus Mariae (dove sorge la Casa del Clero) e di Camporege.

Il vulcanico Don Umberto Rotili

L’ex Seminario della Serraloggia per tanti anni ha ospitato il Liceo Scientifico “Volterra” e l’Istituto d’Arte “Mannucci”, ma dopo il trasferimento delle scuole in altre sedi, è pian piano caduto in disuso. «Così, parlando con alcuni dirigenti della squadra di basket, mi è venuto in mente di rimettere a posto il piano terra, per fornire ospitalità permanente ai giocatori – ci racconta Don Umberto. – Sono stati eseguiti rapidamente degli adattamenti alle camere e alla struttura, rifatti i bagni e altre migliorie. Credo che sia venuto un buon lavoro».

E così la Janus, anziché sparpagliare i giocatori in tanti appartamenti, ha avuto la possibilità di prendere in affitto un solo stabile in cui concentrare i suoi atleti. Una soluzione che i dirigenti e i tecnici hanno considerato ottimale. E non finisce qui, perché il vulcanico sacerdote ha in mente anche altro: «Presto rimetteremo a posto anche l’attigua palestra, che abbiamo ripreso dalla Provincia, mettendola a disposizione delle associazioni sportive cittadine».

Don Umberto, tra l’altro, non nasconde la sua passione per la pallacanestro, del resto come ogni fabrianese che ha vissuto la giovinezza negli anni d’oro del Fabriano Basket in serie A.

«Ho seguito la squadra fin da piccolo e all’inizio degli anni Novanta in A1 ho fatto anche parte del club di tifosi che si chiamava Primo Amore – ricorda il parroco. – Poi per un po’ di tempo non ho più frequentato l’ambiente, anche per la lontananza dalla città nel periodo di formazione sacerdotale, ma quest’anno ho deciso di ritornare al palazzetto e farò l’abbonamento. Anzi, invito gli appassionati di basket ad acquistarlo e a sostenere questa squadra, a crederci per ritornare grandi. Se credi in qualcosa, il modo di realizzare i progetti si trova. Realizzare ciò che sembra irrealizzabile è sempre stata la mia filosofia, anche perché solo così possiamo rilanciare Fabriano».

Gli atleti biancoblù al loro arrivo nella casa:

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