Fabriano

Vertenza JP Industries, sindacati e lavoratori: «Il Mise convochi parti sociali e proprietà»

I lavoratori dell'azienda di Fabriano sposano la linea dei rappresentanti di categoria Fiom-Fim-Uilm e rivolgono un forte appello al ministero dello Sviluppo economico affinché convochi il tavolo a Roma nel più breve tempo possibile

FABRIANO – I lavoratori della JP Industries di Fabriano sposano la linea dei sindacati di categoria e rivolgono un forte appello al ministero dello Sviluppo economico affinché convochi il tavolo a Roma nel più breve tempo possibile. «Dal Mise oltre quattro mesi di ritardo per la convocazione», l’appunto che sindacati e lavoratori dell’azienda, che fa capo all’imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli, rivolgono al ministro Luigi Di Maio. La JP Industries ha acquistato il comparto bianco della ex Antonio Merloni, gli stabilimenti di Santa Maria e Maragone a Fabriano, e quello umbro di Gaifana, riassumendo – all’epoca – 700 tute blu, equamente distribuite fra Marche e Umbria. Oggi, il numero dei lavoratori dovrebbe attestarsi attorno alle 650 unità.

A seguito dell’assemblea con i lavoratori, i sindacati di categoria Fiom-Fim-Uilm, in modo unitario, rivolgono un nuovo accorato appello al Mise per ottenere una convocazione. «Le organizzazioni sindacali ritengono inadeguato il comportamento del ministero dello Sviluppo economico sulla vertenza JP Industries di Fabriano. A distanza di mesi, dalla convocazione del tavolo di crisi che doveva arrivare entro poche settimane, ancora non si hanno notizie sulle azioni messe in campo dal Ministero che si deve occupare di crisi industriali. Attualmente non è previsto nessun incontro con le parti sociali».

Eppure, sono già trascorsi quattro mesi degli ulteriori dodici previsti di cassa integrazione, scadenza 31 dicembre 2019. «Un tempo concesso che dovrebbe servire per il rilancio definitivo dell’azienda a cui è legato il futuro di centinaia di famiglie. La ricerca di un eventuale partner, il monitoraggio delle produzioni e delle reali condizioni dell’azienda sono temi affrontati negli incontri precedenti che meritano attenzione e non possono essere sottovalutati, con il rischio che poi il tempo passi inesorabile e ci si ritrovi a dover gestire la situazione in emergenza, come sempre accaduto». Il riferimento al tempo concesso a Invitalia da parte del Mise per la ricerca di un soggetto finanziario e industriale da affiancare a Porcarelli. Dovevano essere poche settimane e, invece, non si sa più nulla.

«Garantire il futuro all’azienda è la priorità per tutte le persone che ci sono legate e per il territorio è indispensabile continuare il percorso intrapreso alla fine dello scorso anno e che ha portato alla sottoscrizione della cassa integrazione per un ulteriore anno. il tutto, però, con assunzione di rispettivi impegni e l’assegnazione di precisi compiti. Il Mise convochi le parti sociali e l’imprenditore e, tutti insieme, si faccia il possibile per una conclusione positiva della vertenza», l’appello finale.

Effettivamente, dal Mise si era chiesto all’imprenditore Porcarelli di investire in liquidità per iniziare a implementare il piano industriale. Nel contempo, Invitalia avrebbe effettuato la ricerca. A oggi, però, anche dal fronte stipendi non si hanno buone notizie. Infatti, i lavoratori hanno incassato il solo mese di dicembre, mentre gennaio, febbraio e marzo, non si sa quando verranno saldati. Anche per quest’ultimo aspetto, i sindacati di categoria sono in stato di allerta ed hanno richiesto un incontro con lo stesso Porcarelli.

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