Economia

Pesaro, centinaia di richieste di cassa integrazione e lavoratori senza anticipi

Cgil, Cisl e Uil raccontano la situazione esplosa in tutti i settori. Solo il comparto meccanico conta 11 mila lavoratori coinvolti. «Non si arriva a fine mese»

PESARO – Ricorso in massa alla cassa integrazione. Gli effetti devastanti del coronavirus sono in primis per la salute delle persone e il sistema sanitario. Ma l’impatto sull’economia è altrettanto violento, tanto che la richiesta di cassa integrazione sembra non avere fine.

Uno strumento previsto dal decreto ministeriale che ne consente l’apertura per 9 settimane. Il ricorso è massiccio in tutti i comparti, ma soprattutto nella meccanica, legno, nel commercio e turismo. Il tutto aggravato dall’ultimo decreto del Governo con una ulteriore stretta sulle attività considerate non necessarie.

«Solo nella meccanica abbiamo avuto 242 richieste di cassa integrazione per Covid 19 che riguardano in totale 11.406 lavoratori – spiega Fabrizio Bassotti della Fiom Cgil assieme al collega Paolo Rossini della Uil – ma continuano ad arrivare senza sosta. Una situazione molto difficile che riguarda le più importanti aziende del territorio. Però abbiamo il problema delle richieste di deroghe e le aziende lavorano finché non riceve risposta negativa. Invitiamo a vigilare affinché siano attività essenziali e si rispetti il protocollo di sicurezza». C’è un’altra questione. «Le piccole aziende non riescono ad anticipare la cassa integrazione e ci sono lavoratori che rischiano di non vedere soldi per diverso tempo. Speriamo che il Governo possa rendere il decreto operativo e che le banche sospendano i mutui così come detto, altrimenti non si arriva a fine mese».
Anche nel comparto del legno non va meglio. «Ad oggi abbiamo già gestito 30 richieste di accesso alla cig – spiega Paolo Ferri della Filca Cisl – riguardano oltre 400 lavoratori, ma continuiamo a lavorare perché non sono certo finite. Altri 150 sono quelli coinvolti per la cassa edile».

E poi ci sono il commercio e il turismo, altro settore falcidiato dalle chiusure. «Fino a sabato avevamo 54 richieste di cassa, ma poi sono esplose – spiega Domenico Montillo della Cisl – siamo arrivati a oltre 600 comprese quelle in deroga e riguardano centinaia e centinaia di lavoratori. È davvero una crisi senza precedenti».
Senza contare che gruppi nazionali come Mediaworld e Unieuro o altri non passano per gli uffici locali, ma seguono accordi nazionali.

Barbara Lucchi della Filcams Cgil spiega che «la posta non si ferma mai. Ci sono continue richieste di commercialisti. Ne arrivano a decine. Siamo molto preoccupati».

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