Economia

Marche, distretto del cappello: la Federazione Tessili Vari: «Scarseggia la manodopera specializzata»

Una novantina le imprese nel distretto marchigiano del cappello compreso tra il Maceratese e il Fermano

Da Pixabay, Innokurnia

In Italia il comparto del cappello, per il terzo trimestre 2023, presenta, rispetto all’anno precedente, una situazione stabile con un aumento impercettibile per quanto riguarda le esportazioni e molto contenuto per le importazioni. Inoltre il comparto ha registrato l’esaurimento della cosiddetta “onda lunga”, legata al rimbalzo produttivo post pandemico, anche per il Comparto del Lusso: in questi primi nove mesi del 2023, per la prima volta dopo il covid, un rallentamento nel numero dei capi prodotti. A fotografare la situazione la Federazione Italiana Industriali dei Tessilivari e del Cappello.

Focus Marche

Per quanto riguarda le Marche, una novantina le imprese compreso l’indotto con una collocazione geografica compresa tra le province di Macerata e Fermo, l’ente mette in risalto la mancata mancata inclusione nella Zes, Zona Economica Speciale ora divenuta Unica Nazionale. «Tralasciando inspiegabilmente fuori quantomeno tutti quelli ricadenti nel Cratere Sismico, oltre alle imprese che insistono nelle Aree di Crisi Complessa, inclusa quella Fermano-Maceratese, come per tutte quelle presenti nelle regioni cosiddette “in transizione” che dovranno obbligatoriamente ricevere misure “compensative” che prevedano quantomeno l’irrinunciabile decontribuzione del 30%, come già avviene per quelle dei Comuni della Bonifica del Tronto. Tutto ciò al fine di evitare un palese ed evidente svantaggio competitivo a carico di tutte le aziende dei nostri distretti produttivi marchigiani, nei confronti delle imprese dei vicini territori delle regioni del sud, a partire dall’Abruzzo». La Federazione prosegue: «È questa dunque la vera priorità, che renderebbe nuovamente e realmente competitivi i nostri distretti produttivi sia nei confronti delle altre regioni del meridione che altresì rispetto a tutti gli altri paesi produttori a livello Internazionale».

Il nodo infrastrutture

Restano inoltre sempre al palo l’implementazione dei sistemi di trasporto viario, ferroviario ed aeroportuale «che sono ancora carenti sotto tutti i punti di vista nella nostra regione». Tra questi l’aeroporto, il completamento della terza corsia autostradale, l’adeguamento dell’Alta Velocità ferroviaria, «il collegamento del Distretto del Cappello alla Mezzina tramite l’adeguamento dell’esistente strada che costeggia l’Ete Morto, con il recente nuovo interessamento della Regione Marche e delle istituzioni locali ed il relativo completamento della Mezzina in direzione Teramo, oltre all’annosa questione riguardante la realizzazione della Mare-Monti da collegare alla Pedemontana che collegherà Belforte del Chienti (S.S. 77 alla S.S. 4 Salaria) a Roccafluvione, di cui sono state già finanziate la progettazioni. Queste sono le opere che farebbero uscire il nostro Distretto dall’isolamento infrastrutturale in cui si trova», ribadisce l’ente.

Non ultime le problematiche legate alla restituzione dei Crediti d’Imposta, per i quali sembra che si cominci ad intravedere ora una via d’uscita, ottenuti dalle nostre imprese negli anni scorsi, a fronte di attività di ricerca, sviluppo, innovazione e per i nuovi campionari.

La formazione

Ultimo punto da rilevare è il persistente problema della scarsità di manodopera specializzata, «legata al ricambio generazionale ed alla formazione da portare avanti in modalità permanente all’interno delle proprie aziende e dei laboratori, da parte dei titolari e dei collaboratori più anziani e di più lunga esperienza alle spalle, data la forte vocazione manuale ed artigianale delle nostre attività produttive, che vanno in ogni caso ad integrarsi con i nuovi processi di digitalizzazione ed educazione ai temi legati alla sostenibilità all’interno delle aziende». Fondamentale la collaborazione con gli Istituti tecnici e professionali a partire dall’orientamento dei ragazzi anche da parte delle famiglie, oltre alla collaborazione con le Università. «È fondamentale che le risorse del Fondo Sociale Europeo e del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) non vengano disperse o sprecate in mille rivoli, ma che vadano destinate realmente alle aziende, affinché possano arginare e ribaltare questa tendenza che rischierebbe di far scomparire a breve interi comparti e distretti produttivi, incluso quello del Cappello».

© riproduzione riservata

Ti potrebbero interessare