Economia

Fondi Ue e idee chiare: gli imprenditori delle Marche a confronto sulle “traiettorie di futuro”

Mercati esteri, ambiente e sostenibilità, digitalizzazione e innovazione le priorità da affrontare per il rilancio del territorio, secondo Confindustria Marche e Intesa SanPaolo

L'economia marchigiana al centro del convegno "Traiettorie di futuro"

Un meeting – online, come i tempi impongono – per definire le strategie utili per tracciare una “traiettoria di futuro” per il tessuto produttivo marchigiano logorato da terremoto, crisi della filiera degli elettrodomestici e difficoltà generate dalla pandemia. Lo hanno organizzato Confindustria Marche e Intesa SanPaolo, intorno al tema “Traiettorie di futuro per le Marche.
La grande opportunità dei Fondi strutturali europei”, alla presenza di oltre 200 imprenditori regionali e rappresentanti delle istituzioni. Un incontro per tracciare le opportunità in grado di portare l’economia regionale ad una solida ripresa, alla presenza di importanti interlocutori e osservatori, tra cui il presidente regionale Francesco Acquaroli, l’assessore alle attività produttive delle Marche, Mirco Carloni, il direttore della Banca d’Italia nelle Marche, Gabriele Magrini Alunno, e Vito Grassi presidente del consiglio di rappresentanza regionale di Confindustria.

«Le Marche stanno attraversando un periodo davvero difficile, in un quadro economico già affaticato, la crisi sanitaria e il primo lockdown ha comportato sulle nostre pmi manifatturiere un impatto maggiore rispetto ad altre regioni. In questa situazione riteniamo fondamentali l’arrivo dei fondi strutturali europei, e che arrivino nei posti giusti, in particolare per agevolare la digitalizzazione e l’internazionalizzazione delle nostre imprese», ha detto Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche, aprendo i lavori dei convegno.

Per Gregorio De Felice, tra i principali analisti economici nazionali e Chief Economist di Intesa Sanpaolo, «nel contesto di una economia nazionale fortemente colpita dalla pandemia, per la quale il totale recupero dei livelli di Pil è prevista per il 2025, le Marche sono tra le regioni più in difficoltà sia a causa della specializzazione in alcuni settori fortemente colpiti come Moda e Casa, sia per una situazione già debole del sistema industriale regionale».
Per l’economista, le difficoltà della regione vengono da lontano e interessano i suoi settori di specializzazione: calzature, elettrodomestici, mobili, abbigliamento e pelletteria. In difficoltà anche il turismo, condizionato dal sisma del 2016, seppure il settore è stato meno impattato dalla crisi legata al Covid grazie ad una percentuale molto alta di turismo nazionale ed una stagionalità dei flussi concentrata sui mesi estivi.

Quali dunque le priorità da affrontare per un rilancio del territorio? Secondo De Gregorio, nelle Marche i principali assi su cui concentrare gli investimenti dovrebbero essere «l’internazionalizzazione, la digitalizzazione, la sostenibilità ambientale, ma soprattutto la formazione dei giovani incentivando il più possibile l’aumento di quelle competenze tecniche fondamentali per accrescere il contenuto di innovazione dei prodotti e la competitività sui mercati globali. Obiettivi ambiziosi che possono essere raggiunti solo attraverso la leva degli investimenti, da accompagnare con la valorizzazione del capitale umano. Fondamentale sarà creare un circolo virtuoso tra imprese, scuola (Università e Istituti Tecnici in primis) e istituti di ricerca (tra i quali competence center e innovation hub), per favorire la formazione, lo scambio di competenze e il trasferimento tecnologico».

Cristina Balbo direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo

«La crisi si sta rivelando un acceleratore di trasformazioni che erano già in corso che, se opportunamente colte, possono contribuire al rilancio economico: digitalizzazione, attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale, possibile riorganizzazione delle catene di fornitura, senza dimenticare l’importanza del consolidamento aziendale e dei rapporti di filiera», ha spiegato Cristina Balbo, direttrice regionale di Intesa Sanpaolo. La crisi innescata dalla pandemia – ha spiegato – «ha colpito duramente le Marche, per la forte presenza di alcuni settori fortemente impattati dal calo dei consumi e dell’export ma anche perché si è innestata su un contesto già indebolito. Per uscirne bisogna reagire velocemente, intervenendo sui gap strutturali del tessuto economico imprenditoriale e cogliendo nel contempo le nuove opportunità. In questo contesto è centrale fare squadra, ognuno nel proprio ambito, tra tutti gli attori del territorio . Da parte nostra fin dall’inizio dell’emergenza siamo stati vicini al territorio per dare sostegno alle aziende, per far fronte al bisogno di liquidità e per accompagnare le imprese nei percorsi necessari all’uscita dalla crisi. Nei primi nove mesi dell’anno abbiamo erogato oltre un miliardo di euro di nuovo credito alle imprese marchigiane e concesso 10mila sospensioni di finanziamenti per un controvalore di 1,5 miliardi».

Diego Mingarelli vicepresidente Piccola Industria Confindustria per l’Europa

Secondo Diego Mingarelli, vicepresidente Piccola Industria Confindustria per l’Europa, «il 99% delle imprese europee sono PMI, con i 2/3 degli occupati; le Marche sono la regione più manifatturiera d’Italia in termini di occupazione, e la terza per valore aggiunto, dunque i destini dell’Unione Europea e quelli della nostra regione sono legati. I fondi strutturali, che ammonteranno a circa 1 miliardo di euro, rappresentano le uniche risorse con cui da 10 anni si riesce a fare una politica industriale a livello regionale. In questa fase storica diventano ancora più strategici perché possono contribuire al rilancio degli investimenti delle nostre piccole e medie imprese e alla loro capacità di innovarsi per far fronte alle sfide che dovremo affrontare. Come Piccola Industria Confindustria e Confindustria Marche abbiamo chiesto di semplificare e di prevedere anche dei meccanismi automatici per l’erogazione dei fondi, per poter garantire alle aziende risorse certe e tempestive e di garantire una programmazione strutturata per consentire alle aziende di pianificare le proprie attività».

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