Economia

Artigiani e piccole imprese: nelle Marche su fatturato e investimenti

Il “Rapporto TrendMarche”, presentato ad Ancona da Cna e Confartigianato, in collaborazione con Intesa SanPaolo e con le università Politecnica delle Marche e Carlo Bo di Urbino

ANCONA – Gli artigiani e le micro e piccole imprese delle Marche non si sono arresi. Di fronte alle difficoltà di un anno difficile, hanno saputo reagire, aumentando fatturato e investimenti. Lo afferma il Rapporto TrendMarche, presentato ad Ancona da Cna e Confartigianato, in collaborazione con Intesa SanPaolo e con le università Politecnica delle Marche e Carlo Bo di Urbino. Importante per il sostegno alle imprese il contributo della Regione Marche con i bandi ed i progetti del Pnrr e dei Fondi Strutturali Europei 2021-2027.

«L’incremento dei costi energetici e delle materie prime, il ritorno dell’inflazione e il conseguente aumento del costo del denaro, la necessità di nuove competenze nei campi della sostenibilità ambientale, della transizione energetica e della digitalizzazione, l’incertezza delle norme. Ostacoli e sfide che – hanno dichiarato i presidenti di Confartigianato Marche Emanuele Pepa e di Cna Marche Paolo Silenzi – hanno messo a dura prova la resistenza e la competitività degli artigiani e delle micro e piccole imprese marchigiane».

TrendMarche, alcuni dati
Il 70,6% del campione di imprese consultato dal focus di Trend, ha affermato che il principale problema affrontato nel 2022 ha riguardato i costi delle materie prime, il 58,8% ha lamentato l’aumento dei costi energetici. Costo del denaro e inflazione hanno frenato il 30% delle imprese mentre il 20,6% ha riscontrato problemi nella disponibilità delle materie prime e il 16,2% nella reperibilità dei lavoratori specializzati. Alla presentazione dello studio è intervenuto anche l’assessore al Bilancio della Regione Goffredo Brandoni.

Come hanno reagito gli imprenditori marchigiani per essere competitivi sui mercati?
«Il 56,9% – secondo quanto dichiarato da Gianluca Gregori, rettore dell’Università Politecnica delle Marche e di Ilario Favaretto prorettore dell’Università di Urbino – ha migliorato i propri prodotti e servizi, il 43,1% ha tagliato i costi aumentando l’efficienza produttiva, il 30,8% ha effettuato investimenti in innovazione e il 20% ha adottato strumenti manageriali di controllo»-
Interventi che hanno portato in un anno, tra marzo 2022 e marzo 2023, i ricavi degli artigiani e delle micro e piccole imprese marchigiane, a salire del 9,4%. «In aumento nell’ultimo anno – hanno ricordato Gregori e Favaretto – anche gli investimenti (+23,4%). Tra i settori, sono in calo i ricavi del sistema moda (-6,8) ma non quelli del calzaturiero (+25,3). Aumentano i ricavi nella meccanica (18,9 per cento), negli alimentari (+8,3), nei servizi alla persona (+21,3), nelle attività immobiliari (+11,2), nei trasporti (+10,7). In controtendenza il legno – mobile con un calo del 9,8%».

TrendMarche, l’andamento di imprese e occupazione

Purtroppo non tutte le imprese hanno saputo affrontare gli ostacoli di un anno difficile. Tra maggio 2022 e maggio 2023, nelle Marche le imprese in attività sono diminuite di 4.681 unità. A pagare la crisi soprattutto il commercio che ha perso 1.894 imprese, l’agricoltura (-1.218), le costruzioni (-685), le manifatture (-677).
La scomparsa di 4.681 imprese ha comportato come conseguenza un calo di 8.405 occupati tra il primo trimestre del 2022 e lo stesso periodo del 2023. In particolare il sistema manifatturiero ha perso 6.619 lavoratori, i servizi 9.990 e l’agricoltura 629. In crescita il commercio, alberghi e ristoranti (+5.680) e le costruzioni (3.154).

«Anche alle prese con complessità derivanti dal quadro macroeconomico, il tessuto economico delle Marche dimostra dinamicità e capacità di reazione. Come prima banca della regione siamo al fianco delle imprese locali cui mettiamo a disposizione strumenti per affrontare le emergenze contingenti e di cui sosteniamo agli investimenti con particolare attenzione a quelli più strategici in sostenibilità, innovazione e indipendenza energetica – ha spiegato Vincenzo De Marino, direttore commerciale Retail Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo -. Ad oggi abbiamo sostenuto con circa 170 milioni di euro gli investimenti delle imprese marchigiane finalizzati a obiettivi di sostenibilità socio-ambientale. Tra i fattori della competitività regionale – ha ricordato De Marino – c’è inoltre la presenza di filiere corte e ramificate che garantiscono continuità e certezza delle forniture: come Intesa Sanpaolo abbiamo siglato 22 programmi di filiera in regione, per facilitare l’accesso al credito delle imprese che ne fanno parte, coinvolgendo circa 350 fornitori per un giro d’affari complessivo di oltre 2 miliardi di euro».

«Il Pil italiano chiuderà il 2023 con un progresso superiore all’1%. Un contributo importante arriverà dai servizi e in particolare dalla filiera del turismo. L’evoluzione della manifattura sarà condizionata dal rallentamento degli scambi mondiali, ma potrà far leva su più fattori di competitività: tra questi l’alta diversificazione produttiva che consente di cogliere più opportunità e la presenza di filiere corte e ramificate a livello locale che garantiscono continuità delle forniture. In questo contesto l’economia marchigiana è attesa crescere e proseguire il suo percorso di riposizionamento competitivo, con più investimenti rivolti ad aumentare l’autoproduzione di energia, a efficientare i processi produttivi e a introdurre tecnologia nei processi produttivi, con ritorni in termini di automazione e monitoraggio dei processi, flessibilità, produttività e riduzione dei costi, sicurezza dei lavoratori, innovazione», ha detto Giovanni Foresti, economista Direzione Studi e Ricerche.

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