Economia

Decreto Rilancio, Schiavoni critico: «Con questi provvedimenti non ci sarà un gran rilancio per l’Italia»

Il presidente di Confindustria Marche esprime un giudizio critico sulla manovra varata dal Consiglio dei ministri per sostenere famiglie e imprese. Ecco le sue ragioni

L'intervento di Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche
L'intervento di Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche

ANCONA – «Un Decreto Rilancio che di rilancio mi sembra abbia ben poco». Così Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche all’indomani del varo da parte del Consiglio dei ministri della manovra da 55 miliari per fronteggiare l’impatto dell’emergenza coronavirus su famiglie e imprese.
Un giudizio critico, quello espresso dal deus ex machina di Confindustria, che boccia il pacchetto di misure previsto per le imprese, motivandolo con dei dati concreti: «Nel Decreto ci sono 26 miliardi per il lavoro, 100 milioni per le auto elettriche che in Italia neanche produciamo e una quota irrisoria per il turismo che invece genera il 10% del Pil» puntualizza Schiavoni nel sottolineare le contraddizione delle misure varate.
Inoltre il presidente di Confindustria pone l’accento sul fatto che «non c’è alcuna traccia di investimenti, mentre per quanto riguarda il sisma bonus e l’eco bonus verrà utilizzato da pochi, la mia prima impressione, derivante da un prima lettura che dovrò approfondire, è che con questi provvedimenti non ci sarà un gran rilancio per il Paese».

Insomma, le misure per le imprese non sono giudicate sufficienti. «Gli imprenditori non mollano – spiega – e continuano a lottare, anche con grande senso di responsabilità, perché hanno capito la situazione e sanno che da loro dipende il destino occupazionale di tante persone e il futuro delle loro famiglie». Schiavoni evidenzia che gli imprenditori vengono spesso tacciati di badare al profitto, ma in realtà «si bada anche al profitto perché c’è la consapevolezza che è il profitto a garantire occupazione e benessere per le famiglie e c’è grande preoccupazione per i lavoratori in cassa integrazione, perché tra loro ci sono famiglie con mutui e figli».

Se da un lato «gli imprenditori si stanno rimboccando le maniche, si impegnano per rispettare tutte le norme di sicurezza e sono carichi», dall’altro lato «se guardiamo i proclami del Governo ci sentiamo scoraggiati».

Schiavoni sottolinea che la cassa integrazione per molti lavoratori non è ancora arrivata e anche se gli imprenditori sono intervenuti anticipandola le criticità sono ancora molte anche perché sul fronte bancario gli aiuti stentano ad arrivare.

«Si naviga nella confusione più totale sulle riaperture e sulle misure di sicurezza – osserva – e per le Marche la situazione è ancora più complessa che nella altre regioni dal momento che, ad eccezione di pochi casi, la nostra economia si basa su beni non essenziali e questo ha portato ad un crollo di produttività del 27%».

«Ripartire è difficile, non vedo un quadro roseo, anche perché per tornare ai livelli produttivi che c’erano prima dell’epidemia di Covid-19 non basteranno due anni per il settore manifatturiero». Ancora più critica la situazione per il turismo marchigiano che proprio quest’anno avrebbe potuto approfittare del riconoscimento della Lonely Planet e che invece dovrà perdere questa occasione. «Grande è la preoccupazione per il comparto turismo e viaggi, un settore in estrema difficoltà e per il quale c’è ancora una grande incertezza».

Intanto anche per le imprese che sono rientrate in attività la situazione non è semplice, anche perché le misure restrittive impongono di lavorare in condizioni molto diverse rispetto al passato con forti disagi per i dipendenti, come evidenzia il presidente di Confindustria nel sottolineare che gli operai devono indossare la mascherina e gli altri presidi di sicurezza mentre svolgono la loro attività che non è certo come quella d’ufficio.
A complicare la situazione, dilatando i tempi di lavoro, anche le entrate scaglionate. Un quadro sul quale interviene anche il timore del contagio «che non permette di lavorare sereni nonostante tutte le misure di sicurezza». E proprio sul fronte della sicurezza Schiavoni elogia le industrie che oltre ad adottare i protocolli previsti «hanno assunto misure ulteriori per garantire la massima sicurezza e tranquillità ai lavoratori e alle loro famiglie, come ad esempio i test sierologici e misuratori di temperatura corporea all’ingresso delle imprese». Misure che di fatto, conclude, «rendono l’azienda il posto più sicuro».

Ti potrebbero interessare