Cultura

Spadò, il “danzatore nudo” in mostra al Fellini Museum di Rimini

Ballerino, attore, regista, pittore e scenografo anconetano, l'incredibile storia di Alberto Spadolini, raccontata dal 24 marzo attraverso 25 opere fotografiche degli anni '30

Alberto Spadolini. Foto di George Hoyningen Huené (1933)

A partire dal 24 marzo, a Rimini al Palazzo del Fulgor, gli ambienti del Fellini Museum ospiteranno la vita di un ballerino anconetano le cui vicende sono emerse tra le pieghe della storia con l’inizio del nuovo secolo.

“Spadò. Arte, amori e spionaggio nella Parigi anni ’30” è la mostra fotografica dedicata ad Alberto Spadolini (Ancona 1907 – Parigi 1972). L’artista fu decoratore del Vittoriale di Gabriele D’Annunzio, danzatore con Josephine Baker, coreografo ammirato da Paul Valéry e Maurice Ravel, attore con Jean Merais e Jean Gabin ed anche cantante e regista di documentari oltre ad essersi espresso nell’arte della pittura trovando l’ammirazione di Jean Cocteau e Max Jacob. Alberto Spadolini fu tutto questo e molto di più con i suoi trascorsi nella scultura e nel giornalismo fino a ritrovarsi agente nella Resistenza antinazista. La mostra rimarrà aperta fino al 16 aprile.

Saranno esposte 25 immagini fotografiche, opera di Dora Maar (Parigi), Maurice Seymour (Chicago), George Hoyningen – Huené (Londra), Joe Pazen (New York), G.R. Aldò (Aldo Rossano Graziati), dedicate all’artista. La riscoperta di Spadò nella città romagnola è legata ad alunni ed insegnanti dell’Istituto Statale d’Arte “Federico Fellini” di Riccione che nel 2005 hanno allestito la mostra “Cinema, danza, musica e pittura nella Parigi anni ’30”.

Sempre a Palazzo del Fulgor (Cinemino), giovedì 30 marzo, giovedì 6 e giovedì 13 aprile, alle 16, verranno proiettati alcuni documentari sull’artista: “Rivage de Paris” (1950, 50′) del regista Spadolini, restaurato dagli Archives Français du Film; “Nous, les gitans” (1951, 25′) del regista Spadolini, restaurato dalla Cinématheque Française e presentato dal regista Martin Scorsese nell’ambito della Rassegna “Toute la mémoire du Monde” (Parigi 2012); “Spadò, il danzatore nudo” (2019, 46′), dei registi Riccardo De Angelis e Romeo Marconi, con interviste allo storico dell’arte Stefano Papetti e al presidente del “Vittoriale” Giordano Bruno Guerri.

L’incredibile storia di Alberto Spadolini, uno degli artisti più eclettici e meno noti del Novecento, è riemersa grazie a Marco Travaglini, nipote di Alberto Spadolini, e al fortuito ritrovamento in una soffitta di Fermo di fotografie, documenti e manifesti provenienti da tutti i continenti. Una vita vissuta come un’opera d’arte, quella dell’artista anconetano che dopo l’amicizia con Gabriele D’Annunzio e l’apprendistato artistico romano al Teatro degli Indipendenti, dove è stato allievo di Giorgio De Chirico, emigrò a Parigi ed in breve tempo divenne danzatore con Serge Lifar, coreografo apprezzato da Maurice Ravel, pittore ammirato da Jean Cocteau, attore con Jean Marais, regista con Django Reinhardt, cantante con Mistinguett e amante di Josephine Baker.

Le sue esibizioni artistiche, all’insegna della modernità e dell’innovazione, gli valsero il soprannome di “Spado’ – il danzatore nudo”, un appellativo che si diffuse rapidamente nei principali palcoscenici d’Europa. Nel corso dei tragici eventi della Seconda guerra mondiale, Spadolini si schierò in difesa della libertà e della democrazia, collaborando attivamente alla resistenza antinazista. Nel dopoguerra l’artista si esibì con le sue danze e le sue mostre di pittura in tutto il mondo.

Poi, negli anni ’60, aprì un Atelier a Riccione, dove dipinge alcuni dei suoi capolavori, dando vita – raccontano le cronache romagnole dell’epoca “alla nuova atmosfera del Night al Grand-Hotel di Rimini, leone di questa riviera“. Nel dicembre 2022, in occasione del Cinquantesimo anniversario della sua scomparsa, sempre a Riccione è stato riaperto al pubblico l’Atelier “Alberto Spadolini”.

Per maggiori informazioni sulla vita di Alberto Spadolini consultare il sito a lui dedicato

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