Cultura

Sisma, agli Uffizi i tesori salvati e da salvare

C’è anche il manoscritto dell'Infinito del Leopardi esposto nell’Aula Magliabechiana, a Firenze. Una fra le tante testimonianze dell’arte straziata provenienti dalle cittadine e dai paesi dell’entroterra appenninico, in mostra fino al 30 luglio

Giovanni Angelo d’Antonio, “Annunciazione" (Musei Civici di Camerino)

“Facciamo presto. Marche 2016-2017: tesori salvati, tesori da salvare”, è il titolo della mostra agli Uffizi di Firenze che raccoglie 29 opere provenienti dalle zone devastate dal terremoto. Dipinti, sculture, manufatti d’oreficeria, il manoscritto dell’Infinito del Leopardi e persino campane, sono esposte da ieri fino al 30 luglio, nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi, per rammentare l’estrema urgenza di salvare dalla distruzione e dalla dispersione questo patrimonio.

Una sala della mostra ‘Facciamo presto!’, Marche 2016-2017 tesori salvati, tesori da salvare, Galleria degli Uffizi, Firenze, foto Ansa

La mostra presenta una selezione di capolavori provenienti dalle cittadine e dai paesi dell’entroterra appenninico delle Marche meridionali, colpiti dal sisma che ha quasi distrutto o reso inagibili le chiese, i palazzi e i musei dove questi oggetti d’arte erano custoditi, spesso fin dalla loro origine. Le opere esposte sono tra le gemme più preziose di un territorio che sorprende per la ricchezza straordinaria e inattesa del suo patrimonio d’arte e di storia: una raffinata raccolta di dipinti su tavola e su tela, di sculture lignee, tessuti e oreficerie. Le opere esposte sono state scelte con l’intenzione di mettere in luce alcuni aspetti cruciali della cultura figurativa di questi territori dal Medioevo fino al ‘700. Ad aprire la mostra, un capolavoro della pittura marchigiana del Quattrocento, la pala raffigurante l’Annunciazione e il Cristo in pietà del Museo di Camerino, realizzata da Giovanni Angelo d’Antonio da Bolognola. Di Cola dell’Amatrice, pittore a lungo residente ad Ascoli Piceno c’è la tavola con la Madonna col Bambino e i santi Vittore, Eustachio, Andrea e Cristanziano del 1514, proveniente dalla chiesa di San Vittore di Ascoli Piceno; Simone de Magistris, artista tra i più significativi della seconda metà del Cinquecento marchigiano, compare in mostra con il Transito di san Martino. Presente anche il Tiepolo, con la Visione di San Filippo Neri, dalla chiesa dei Filippini a Camerino. Tra i pezzi di oreficeria spicca il Reliquiario donato nel 1587 a Montalto Marche da papa Sisto V. In esposizione anche tre campane recuperate dai crolli dei rispettivi campanili, quelli della chiesa del castello di Carpignano nelle vicinanze di San Severino, della chiesa di San Francesco ad Arquata del Tronto e della Torre Civica della stessa cittadina quasi distrutta dalla scossa del 24 agosto 2016. Chiude il percorso il manoscritto autografo della poesia più celebre di Giacomo Leopardi, l’Infinito, in arrivo dal Museo di Visso.

Il manoscritto autografo dell’Infinito di Giacomo Leopardi

Di ogni biglietto che verrà acquistato per accedere agli Uffizi nel periodo della mostra verrà destinato € 1,00 (o € 0,50 in caso di biglietto ridotto della metà riservato ai giovani tra i 18 e i 25 anni) al risanamento dei danni inferti dal terremoto al patrimonio marchigiano. L’evento, curato da Gabriele Barucca e Carlo Birrozzi, è promosso dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con il Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo per le Marche, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei.

“Dopo i terribili eventi sismici è nostra volontà e nostro dovere morale aiutare quelle meravigliose terre – ha affermato, in occasione dell’inaugurazione, il direttore della prima galleria fiorentina, Eike Schmidt – Esponendo i supremi capolavori salvati e ancora da salvare ai fiorentini e ai visitatori di tutto il mondo ne presentiamo la bellezza e al tempo stesso il disperato compito di solidarietà che chiama tutti noi. I proventi dei biglietti saranno devoluti alla ricostruzione delle aree colpite”. Per Gabriele Barucca, uno dei curatori, “le opere esposte sono tra le gemme più preziose di un territorio che sorprende per la ricchezza straordinaria e inattesa del suo patrimonio d’arte e di storia: una raffinata raccolta di dipinti su tavola e su tela, di sculture lignee, tessuti e oreficerie”.

Le splendide opere d’arte esposte sono state scelte con il criterio di rappresentare tutto il territorio marchigiano colpito dal sisma, molto vasto e comprendente parte delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, nonché gli enti coinvolti nella tragedia in quanto proprietari di questi stessi beni, vale a dire le Diocesi, i Comuni, gli Ordini religiosi regolari maschili e femminili. Quelle in mostra e le tantissime altre opere rimosse e portate nei vari depositi temporanei allestiti dopo i crolli di agosto e ottobre 2016 erano per lo più custodite sino dalla loro creazione nelle chiese, nei palazzi e in seguito nei musei di una vasta area dell’entroterra appenninico delle Marche meridionali. Questi edifici per lunghi anni saranno una vera giungla di tubi innocenti e di impalcature e occorreranno decenni per far tornare nella loro sede originaria tutte le opere d’arte che sono state portate via in fretta per sottrarle alla distruzione. Un’operazione che stanno ancora compiendo con tanta fatica e coraggio per il pericolo di possibili e ulteriori crolli degli edifici, persone generose e competenti: i vigili del fuoco, i carabinieri, l’esercito, il personale delle soprintendenze – nelle cui fila alcuni architetti e storici dell’arte delle Gallerie degli Uffizi – e i volontari della protezione civile.

Orario della mostra: da martedì a domenica, ore 8:15-18:50, chiuso lunedì.

 

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