Cultura

Una settimana e un giorno, il lutto può farsi commedia

Un film israeliano che diverte e commuove sul diritto e il dovere di ricominciare a vivere

Una settimana e un giorno
Immagine del film "Una settimana e un giorno" (Foto: Parthénos Distribuzione)

Dopo il successo alla Semaine de la Critique dello scorso Festival di Cannes, arriva nelle sale italiane l’israeliano Una settimana e un giorno di Asaph Polonsky. Dall’11 maggio al cinema, è un film divertente e commovente sul diritto e il dovere di ricominciare. Tratta con toni delicati da commedia un tema doloroso come la perdita, partendo dalla tradizione ebraica della Shiv’ah, la settimana di osservanza del lutto che ha inizio immediatamente dopo il funerale e si svolge nella casa del defunto oppure nella residenza dei suoi famigliari più stretti. I parenti e gli amici si ritrovano per sostenere e assistere la famiglia del defunto nel periodo del lutto stretto. La Shiv’ah si conclude dopo la funzione del mattino del settimo giorno.

Una settimana e un giorno racconta il ritorno alla vita di Eyal (Shai Avivi) e Vicky (Evgenia Dodina), una coppia che dopo la riturale settimana di lutto della tradizione ebraica deve trovare la forza di andare avanti. Vicky cercherà di farlo riprendendo la routine quotidiana. Eyal proverà la strada dello “sballo”, affidandosi allo strampalato figlio (Tomer Kapon) degli odiosi vicini di casa, stringendo con lui un rapporto unico e sorprendente.

La tragedia di un padre e una madre che hanno perso il figlio è vista con un approccio diverso e insolito, che permette all’ironia delle interazioni umane di emergere e di accendere una luce in un racconto cupo.

«Mi piace ridere e piangere, quindi ho cercato di mettere insieme tutte e due le cose», ha detto il regista nato a Washington nel 1983 ma cresciuto in Israele, al suo primo lungometraggio. Il film inizia quando la Shiv’ah finisce, quando la realtà prende il sopravvento. “La tradizione della Shiv’ah è radicata nella comunità ebraica di Israele e consente una nuova prospettiva sul periodo del lutto. Per quanto sia un rituale affascinante, a me interessava soprattutto esplorare quello che accade quando si conclude”.

Polonsky, che ha scritto anche la sceneggiatura, a volte preme un po’ troppo il tasto delle vicende rocambolesche e delle buffe stranezze, tuttavia Una settimana e un giorno riesce a distinguersi per il suo tono profondo e lieve insieme. Per la morte che abbraccia la vita. Per il buio che si stempera facendo filtrare la luce. Un inno soave e rinfrancante alla forza dello spirito umano.

Da YouTube ecco il trailer del film Una settimana e un giorno, da dove si può intuire anche la suggestiva colonna sonora:

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