Cultura

Selfie da Sanremo

Mattia Toccaceli, a Sanremo come regista e autore con Michele Monina in Monina against the machine, una produzione indipendente che del Festival ha raccontato - senza peli sulla lingua - protagonisti e dietro le quinte

Mattia Toccaceli corre veloce, anzi velocissimo. Fin da piccolo – classe 1988, castelfidardense – è abituato a bruciare le tappe. Oggi è affermato professionista con numerose specializzazioni nel campo della produzione audiovisiva e della comunicazione.

Mattia Toccaceli nello staff di Monina against the Machine

Per una intera settimana, lo abbiamo visto correre a Sanremo, in occasione dell’ultimo Festival, con l’inseparabile videocamera e il sorriso leggero e autentico di chi ha fatto dei propri sogni il proprio mestiere. Sulla sua pagina facebook ha lasciato una scia di selfie sorridenti, al suo fianco tutti i cantanti ed i big che hanno calcato in questi giorni il palcoscenico del Festival della canzone italiana: con il vincitore Francesco Gabbani (ma senza scimmione), con Giorgia, con Alvaro Soler, con LP, con Gigi D’Alessio, con Marco Masini, con Nesli, Ermal Meta, Giusy Ferreri, Zucchero e tanti altri ancora. In alcuni scatti pure sorride, sornione, Michele Monina, anconetano doc, critico musicale e scrittore tra i più stimati in circolazione, che ha voluto Mattia Toccaceli al suo fianco in Monina against the machine, una produzione indipendente che di Sanremo ha raccontato – senza peli sulla lingua – protagonisti e dietro le quinte, in collegamento costante con Radio RTL 102.5, Il Fatto Quotidiano, e canali social.

Mattia, ci racconti la tua esperienza in Monina against the machine?

«…ovvero Monina contro il sistema. Sono orgoglioso di far parte di una squadra fantastica, con Michele Monina, un professionista pazzesco dalla cultura musicale immensa, ed un’altra anconetana, affermata giornalista Annamaria Gabrielli. C’è la soddisfazione, con i nostri video e conduzioni radiofoniche, di aver creato quelli che sono diventati tormentoni su Sanremo, come il “Sapete chi ci è rimasto male? Sto…” nato appunto dalla diretta fatta su RTL 102.5 con Gigi D’alessio, Francesco Baccini e Pio Amedeo!»

Chi tra i cantanti di Sanremo ti è rimasto nel cuore?
«Gigi d’Alessio, una persona fantastica, simpatico, alla mano, ironico. Giorgia è un personaggio enorme, Ermal Meta è un ragazzo di grandissimo cuore, un artista che farà strada. Ron, grande persona e artista straordinario… il suo Sanremo è stato un po’ triste, vedersi superare da Elodie non è stato bello».

E Francesco Gabbani?
«È un po’ come l’amico con il quale andresti a bere una birra la sera, simpatico. Il pezzo con cui ha vinto Sanremo non lo capisco, ma la canzone fa ballare e la ascolteremo questa estate in tutti gli chalet dell’Adriatico».

Nel sito di Monina against the machine leggiamo che sei stato “arruolato” al grido di «tanta roba!» Perché sei musicista, cantante e autore, videomaker, regista, social media manager. Una carriera iniziata a 18 anni e chi ti ha portato a collaborare con Radio Due, Maurizio Costanzo Show,Festival di Sanremo, e persino a realizzare un tuo disco (“Il Funambolo”) prodotto da Cristophe Balabanis e Paolo Baldan Bembo. Hai anche una tua produzione, la EMTI, e sei docente al Marche Music College. Oggi come ti definiresti?
«Direi autore e regista. Tutto il resto sono competenze utili a tradurre un’idea, e a comunicarla agli altri attraverso un’immagine, un video, un suono».

Come hai cominciato?
«Tutto è iniziato dalla musica. Quando ero bambino tutti giocavano a calcio, a me invece piaceva scrivere e suonare, ho studiato pianoforte e chitarra. È l’amore per la musica che mi ha portato ad avvicinarmi al mondo delle radio, dapprima a Castelfidardo nella Radio US come autore di programmi, poi come fonico e dal 2006 con piccole finestre da speaker in Veronica Hit Radio e Arancia Network. A 18 anni a Sirolo venne Radio 2 con il programma Tiffany, condotto da Luca Bianchini e Mavi; davo una mano e mi chiesero di seguirli a Roma, come opinionista musicale ed esponente dell’universo giovanile. Intanto, in via Asiago a Roma, guardavo e seguivo tutto, questo lavoro lo si impara sul campo, e si incontrano grandi maestri».

Grandi maestri come?
«Come Cristophe Balabanis, ad esempio, il fonico storico del Maurizio Costanzo Show, che dopo le mie prime esperienze da passacavi mi ha voluto quale assistente di regia da sala. Ha anche prodotto il mio disco, mentre a Roma per mantenermi, tra le varie cose, facevo il pizzettaro ed il cantautore. Da lì si sono aperte tante porte ed ho fatto varie esperienze, da Roma a Milano, nel campo della scrittura e della produzione di format televisivi».

Ti occupi anche di social network?
«Oggi non puoi fare video se non li divulghi attraverso i social, e non puoi fare musica se non fai video. Tutto è connesso, ma l’input è sempre creativo. Tutto parte dall’idea, il resto sono canali formidabili per parlare direttamente alle persone».

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