Cultura

Ritorno in Borgogna, la storia famigliare e vinicola di Cédric Klapisch

Trame famigliari si scombinano e ritrovano, tra filari e vendemmie, seguendo le stagioni. Un film bucolico che non regala molto di nuovo

Ritorno in Borgogna
Immagine del film "Ritorno in Borgogna" (Foto: Officine Ubu)

Dopo Rompicapo a New York, film dal contesto urbano girato nella Grande Mela, Cédric Klapisch, il regista francese del fortunato L’appartamento spagnolo, sceglie un’ambientazione rurale per Ritorno in Borgogna, dal 19 ottobre al cinema con Officine Ubu.

Attraverso l’arte del fare il vino, Klapisch racconta un difficile rapporto padre-figlio, il legame indissolubile con la famiglia e la terra d’origine, la natura che segue le sue stagioni, nonostante tutto.

Mentre le trame famigliari si scombinano e ritrovano, la telecamera gira per i filari e i vigneti, segue le vendemmie e le raspature, i livelli di acidità e le degustazioni, mese dopo mese, in mezzo a una campagna generosa. Ma la natura seducente non basta a destare l’interesse dello spettatore. La storia prosegue troppo lungamente, senza problemi ma anche senza niente di sorprendente, mentre una voce fuori schermo sottolinea le sequenze con frasi pompose.

Jean (Pio Marmaï) è il figliol prodigo che, dopo dieci anni di assenza per girare il mondo, torna in Borgogna, laddove ha lasciato senza troppe spiegazioni la famiglia, proprietaria di un grande vigneto a Meursault. A causa della malattia terminale del padre (Eric Caravaca), decide di lasciare temporaneamente l’Australia, dove viveva con la moglie (Maria Valverde) e il figlio, per tornare a casa e riunirsi con la sorella Juliette (Ana Girardot) e il fratello Jérémie (Franҫois Civil). Ma la morte del padre poco prima dell’inizio della vendemmia ricopre i fratelli di nuove responsabilità, tra le quali la ricerca di una grossa somma di denaro con la quale pagare le tasse di successione. Al ritmo del susseguirsi delle stagioni, i tre giovani adulti riscoprono e reinventano i legami familiari, uniti dalla passione per il vino.

Klapisch s’allontana dalle città verso uno scenario bucolico, ma i tentennamenti nostalgici sulle radici e sulla famiglia odorano di già visto e di stallo. Malgrado abbracci la tenerezza, Ritorno in Borgogna dispensa lezioni già note.

Ecco il trailer di Ritorno in Borgogna:

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