Pesaro

Pesaro, l’attesa è finita: il 13 dicembre riapre il museo Oliveriano. Era chiuso dal 2015

Quattro le sezioni espositive, dalla necropoli di Novilara al Lucus Pisaurensis. Ecco gli orari e l’allestimento

Il museo Oliveriano

PESARO – L’attesa è finita. Martedì 13 dicembre alle 17 il Museo Archeologico Oliveriano apre le sue porte al pubblico nel nuovo allestimento rinnovato: un momento importante che restituisce a Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024 uno dei suoi luoghi della cultura più significativi.

Dopo 10 anni riapre il museo Oiliveriano. Era il 13 novembre 2012 quando fu chiuso per via di un’infiltrazione d’acqua tra via Giordani e via Zacconi. Da quel momento continui passaggi tra Soprintendenza, Comune, Provincia per trovare una soluzione. Il museo era stato riaperto nel maggio 2014 in maniera provvisoria, con le chiazze di umido alle pareti ancora visibili, poi chiuso definitivamente a inizio 2015 per iniziare i lavori di riqualificazione. Di anno in anno la data di riapertura si era spostata.

Per gestire al meglio le presenze, sono previste visite gratuite dalle 17.30 alle 21 da prenotare al telefono (0721 33344) o via mail (info@oliveriana.pu.it). 

Per le feste di Natale, residenti e turisti potranno quindi contare su un museo – uno dei più antichi delle Marche – che grazie al nuovo assetto promette un’esperienza di visita decisamente coinvolgente. Fino al 31 dicembre (unica chiusura il 25 dicembre), l’Oliveriano sarà aperto da giovedì a domenica e festivi dalle 15.30 alle 18.30; ingresso con card Pesaro Cult (costo 3 euro, validità annuale), gratuito fino a 18 anni. In occasione dell’inaugurazione, mercoledì 14 dicembre ci sarà un’apertura straordinaria dalle 15.30 alle 18.30. Dal mese di gennaio, partiranno poi anche le visite per le scuole, il mattino dal lunedì al venerdì. Curiosità: durante l’apertura del 13 dicembre, la corte di Palazzo Almerici verrà intitolata al pesarese Marco Livio Druso Claudiano (93? a.C. – 42 a.C.), padre di Livia, seconda moglie di Ottaviano Augusto di cui il Museo Oliveriano conserva un busto. 

Il museo Oliveriano

Il nuovo percorso documenta mille anni di storia del territorio – dal periodo piceno alla tarda età imperiale – e si articola in quattro sezioni espositive, vere e proprie chiavi di narrazione dell’intero corpus delle collezioni: la necropoli picena di Novilara, il lucus pisaurensis (importante luogo di culto connesso alla romanizzazione del territorio, scoperto dallo stesso Olivieri sulla collina di Santa Veneranda), il municipio di Pisaurume il collezionismo settecentesco. All’interno di queste macro-aree l’esposizione è organizzata in ordine cronologico per singoli argomenti. I quattro temi sono introdotti nella prima sala, in modo che il visitatore possa seguire un filo logico all’interno dei diversi ambienti. Qui è esposta la famosa “stele della battaglia navale”, rinvenuta nel 1866 in circostanze sconosciute sulla collina di San Nicola in Valmanente, tra Pesaro e Novilara. Nella seconda sala si ammirano i reperti provenienti da Novilara, una delle più importanti necropoli dell’Età del Ferro, indagata estensivamente per la prima volta dall’archeologo Edoardo Brizio negli anni 1892-‘93. A questi si sono aggiunti di recente i materiali provenienti dagli scavi condotti nel 2012-‘13 dalla Soprintendenza Archeologia delle Marche in un ampio settore della stessa necropoli: si tratta di alcuni dei corredi funebri provenienti dalle oltre 450 tombe maschili e femminili dei secoli VIII e VII a.C.. L’attenzione è posta sulla narrazione della società del tempo, per quanto ricostruibile tramite la simbologia del rito funebre. Proseguendo in ordine cronologico, l’esposizione dei cippi del Lucus Pisaurensis introduce alla terza sala, interamente dedicata alla Pesaro di età romana. Le più antiche are votive del Lucus testimoniano che già nel III secolo a.C. – prima dunque della fondazione della colonia di Pisaurum (184 a.C.) – persone provenienti dal Lazio si erano insediate sul territorio pesarese. All’interno di una sezione destinata alle divinità viene esposta la celebre epigrafe bilingue (etrusco e latino) di Lucius Cafatius indovino che praticava l’arte degli aruspici. Si prosegue con il racconto degli edifici pubblici della Pisaurum di età imperiale, tramandato dalle testimonianze epigrafiche. Viene poi data voce agli abitanti di Pisaurum, attraverso le epigrafi che ricordano la presenza di sacerdoti e sacerdotesse, maestri, soldati, fabbri, addetti alle lavorazioni navali e molto altro. La sezione si conclude con numerose epigrafi funerarie.  

Negli ultimi due ambienti della terza sala trova spazio, infine, il collezionismo settecentesco diPasseri e Olivieri con un esempio per ogni tipologia delle numerose categorie di oggetti che componevano le due collezioni (bronzetti di divinità, lucerne, vasi dipinti, altro). L’insieme degli altri reperti, posto in secondo piano alle spalle di questi elementi, suggerisce l’idea di una wunderkammer particolarmente suggestiva per il visitatore grazie ad un senso della tridimensionalità molto forte. 

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